Che la voce di Antonio Diodato fosse magica lo avevamo capito tre anni fa, quando con la sua “Fai Rumore” aveva stravolto dolcemente il Festival di Sanremo vincendolo, eppure, l’altra sera, 27 luglio, con il suo ritorno all’Auditorium Parco della Musica, ci siamo resi conto della vera potenza di quel suo “rumore così speciale“.

Diodato live alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, delicato ma potente

Diodato live Cavea Auditorium PdM. - Ph © Andrea Melaranci
Diodato live Cavea Auditorium PdM. - Ph © Andrea Melaranci
Diodato live Cavea Auditorium PdM. - Ph © Andrea Melaranci

A febbraio, il cantautore tarantino, ma romano d’adozione, ha pubblicato il suo quinto album “Così speciale” ed è proprio con i brani di questa produzione post Covid che ci ha deliziati due sere fa, durante la sua data capitolina prevista per questo suo omonimo tour, ma non solo. Infatti, nella scaletta sono state presenti, ovviamente, anche canzoni tratte dal disco precedente “Che vita meravigliosa“, tra cui la già citata “Fai Rumore“, “Un’altra estate” e “Fino a farci scomparire“, oltre a quei singoli che Diodato aveva messo al mondo quando era seguito ancora da un pubblico ristretto, quali “Babilonia” e “Ubriaco“. Accompagnato dai suoi musicisti, tra cui il violinista Rodrigo D’Erasmo, il concerto è iniziato sulle note di “Ci vorrebbe un miracolo“, anche se, in realtà, non ce n’è stato il benché minimo bisogno. Lo spettacolo, infatti, è durato all’incirca un’ora e mezza abbondante, coinvolgendo equilibratamente il pubblico.

Quando Diodato sale sul palco, indossando un outfit total black che fa molto Swinging London, si percepisce immediatamente l’aura che lo circonda: qualcosa di calmo e di quasi mistico, qualcosa di fuori dal tempo, qualcosa di elegante e delicato, lo caratterizza. Questa descrizione rispecchia a pieno anche il suo timbro vocale, sempre estremamente dolce, a tratti timido, ma che in maniera inaspettata esplode, diventando potentissimo.

Diodato, voce versatile e anima pura per raccontare tutte le sfumature dell’amore

Dunque, la voce del cantante risulta essere un dono raro e versatile. Perché versatile? Perché, Diodato presenta una natura vocale e artistica piuttosto camaleontica, con cui riesce a interpretare più atmosfere e più ruoli: non c’è da meravigliarsi se, in una manciata di minuti, si passa dal vivere un’atmosfera calda e sensuale come quella di “Che casino” a un clima molto più giocoso e danzereccio, tipico del brano “Non ti amo più“. Così come i ritmi musicali cambiano drasticamente mantenendo, però, una linearità, avviene lo stesso con i contenuti tematici delle sue canzoni: si canta l’amore. L’amore fatto di infinite sfumature. E infatti, l’artista racconta tutti i colori disposti sulla tavolozza: il sentimento è narrato come se fosse un prisma, caratterizzato da tratti malinconici, a volte sofferti, un po’ tormentati ma anche da una devozione che celebra l’unicità e la sacralità di quanto si prova.

Non è semplice cantare d’amore poiché, troppo spesso, si rischia di precipitare tra cliché e stereotipi, ma Diodato riesce a parlarne nella maniera più semplice e delicata possibile, in un modo del tutto spontaneo. Anche quando i toni assumono vibrazioni più arrabbiate, non si avverte rancore ma solo emozione. Con le sue canzoni, il cantante insegna, senza volerlo, il vero significato del verbo amare, ne trova la bellezza consapevole del dolore che può provocare, spiegando come e quanto si possa essere coraggiosi nel ricominciare a farlo nonostante un cuore spezzato. Messa così, sembrerebbe un concerto atto a divulgare la drammaticità del sentimento, e invece no, perché come accennato poco fa, l’amore è un prisma: se una delle facce corrisponde a ciò che di più tagliente possa esistere, capace di ferire mortalmente, un’altra corrisponderà alla medicina più dolce, in grado di riportare in vita anche l’anima più spenta.

A unire queste contraddizioni, l’unica certezza che viene trasmessa dalla voce del cantautore: l’amore “fa rumore”, ma non uno qualunque, uno “così speciale” che rende “la vita meravigliosa”. Ed è proprio questo il brano con cui si è conclusa la data romana: “Che vita meravigliosa” ha visto scatenarsi sotto al palco il pubblico del parterre. Dunque, state tranquilli: durante un concerto di Diodato, è normale che vi scivoli via qualche lacrimuccia (sarebbe strano se non accadesse), ma vi riprenderete in fretta ballando! Perché, “che vita meravigliosa, questa vita dolorosa, seducente, miracolosa, vita che mi spingi in mezzo al mezzo al mare, mi fai piangere e ballare come un pazzo, insieme a te.”

Articolo di Valentina Galante

Le immagini sono a cura di © Andrea Melaranci

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