Novak Djokovic è risultato positivo (insieme alla moglie Jelena) al test effettuato ieri, il cui esito era, appunto, atteso quest’oggi. Il nome serbo si accoda a quello degli altri partecipanti all’Adria Tour che nei giorni scorsi sono risultati positivi al Coronavirus. Dimitrov, Coric, Troicki e adesso anche Djokovic. Ora la paura che il tennis possa fermarsi nuovamente è una realtà che potrebbe realizzarsi. Basti pensare a Thiem, che da Belgrado è approdato in Costa Azzurra per disputare l’Utlimate Tennis Showdown; ovviamente non sappiamo con chi l’austriaco è entrato in contatto, considerando i più cauti regimi sanitari vigenti in Francia, e finora è risultato negativo per tre volte al test.
In ogni caso il focolaio formatosi nella capitale serba (e forse creatosi anche in Croazia) potrebbe avere una serie di conseguenze a catena che rischia di far dichiarare un altro stop. E questo potrebbe anche essere definitivo. Fortunatamente i giocatori coinvolti nel torneo adriatico non erano tantissimi e alcuni di loro, come Cilic, Rublev e Zverev, anche se risultati (per ora) negativi, hanno deciso di mettersi in isolamento. I prossimi giorni saranno decisivi per capire in che modo il virus si è mosso insieme ai giocatori e a coloro con cui sono venuti in contatto. Una cosa resta: definire irresponsabile il comportamento di Djokovic e di tutti coloro che hanno organizzato l’Adria Tour è un eufemismo.
Una bufera pronta ad abbattersi su Djokovic
Non che la bufera contro il serbo non sia partita già da un po’, ma adesso la credibilità del n.1 del mondo è messa seriamente a rischio. Già le uscite sui vaccini e sull’impatto che le emozioni umane possono avere sulla composizione e struttura dell’acqua avevano fatto discutere, ma dopo quello che è successo dentro e fuori i campi dell’Adria Tour, un’onda anomala ha travolto la figura di Djokovic. Da Kyrgios (polemico sin dall’inizio sulle condizioni in cui si era svolto l’Adria Tour), a Murray, passando per Roddick, Evans e Sandgren, molti colleghi si sono scagliati contro il serbo, colpevole di essere stato incauto e aver messo in pericolo la salute non solo dei tennisti, ma anche del pubblico, allenatori e addetti ai lavori vari.
Nole aveva provato a discolparsi dicendo di aver agito nel rispetto delle indicazioni del governo serbo e croato, ma questo non basta. Perché non attuare comunque dei protocolli più sicuri, ad esempio? Sicuramente come ha detto Gasquet non è stato certo lui in prima persona a riempire gli spalti di Belgrado e non può essere considerato il solo responsabile di ciò che è accaduto. In qualità di alto promotore della manifestazione, però, le sue (grosse) responsabilità ce le ha. Di certo i balli sfrenati in discoteca non sono andati a favore di Djokovic, che adesso potrebbe rischiare la sua posizione di portavoce dei giocatori all’interno del circuito ATP.