Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nel mondo della letteratura per bambini alla scoperta di una scrittrice eccezionale. Parleremo di bambini, di anticonformismo e di fantasia. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Donatella Ziliotto e alle sue opere.

“Non ho mai avuto memoria così qualsiasi elemento finisce per diventare un racconto fantastico”

Una dichiarazione importante di Donantella Ziliotto su quella che è la sua letteratura fantastica rivolta soprattutto ai bambini. Non manca la fantasia nemmeno nella sua autobiografia intitolata “Un chilo di piume un chilo di piombo” . Si evince già da qui e dal racconto della sua infanzia durante la guerra a Trieste come sia importante il punto di vista dei bambini. Una categoria che fin dai primi libri viene intesa dalla Ziliotto come quella degli emarginati, di coloro su cui non c’è abbastanza attenzione. Piccoli che spesso venivano considerati, come da lei stesso riferito, erroneamente un mondo a parte.

Donatella Ziliotto e le opere sui bambini

Mantenendo sempre il suo tratto ironico e favolistico Donatella Ziliotto inizia a rivolgersi in particolare, come si legge in un racconto contenuto in “Il bambino di plastica”, alle mamme che si immaginano durante la gravidanza un bambino immaginario e poi si trovano a fare i conti un piccolo completamente diverso. Ha poi ampliato i suoi temi parlando di etnia e di diversità. Basti pensare ad esempio a “Trollino e la Perla” dove i protagonisti sono piccoli troll che raccolgono rifiuti in città. Una metafora perfetta del problema degli extracomunitari. In “Io nano” invece il protagonista è un piccolo nano che sceglie di vivere in una città sotterranea con altri nani per non sentirsi un diverso.

Le traduzioni della letteratura nordica

Un altro contributo alla letteratura per bambini e al cambiamento della percezione di essi nella società Donatella Ziliotto lo ha dato introducendo in Italia opere per i più piccoli della letteratura nordica. Così nel 1958 per la casa editrice Vallecchi inaugurò la prima collana di narrativa “Il Martin Pescatore” con la sua traduzione del cult “Pippi Calzelunghe” di Astrid Lindgren, all’epoca un romanzo rivoluzionario. Nel 1987 fece poi conoscer in Italia opere di Roald Dahl come “Le streghe” e “La fabbrica di cioccolato” muovendosi sempre contro la rigidezza delle convezioni sociali.

Stefano Delle Cave

Seguici su metropolitanmagazine.it