Chi è abituato a pensare che le donne musulmane restino sempre mute e sottomesse dovrà ricredersi nei prossimi giorni. Dal 18 al 28 giugno, infatti, la città scozzese di Glasgow sarà lo scenario del “Dardishi festival”. Un evento ricco di dibattiti sui diritti dell’universo femminile islamico.

Anche in Italia il tema del femminismo islamico è tornato ad accendere gli animi, soprattutto dopo la tragica vicenda di Saman Abbas, la diciottenne italo – pachistana di Novellara uccisa per non accettare un matrimonio combinato.  L’idea di molti è che il femminismo islamico non esista, anzi che i due termini siano incompatibili. Tuttavia, se da un lato è innegabile che l’emancipazione femminile fatichi nei Paesi islamici è altrettanto vero che la cultura araba è piena di donne forti: attiviste, avvocati, medici e scrittrici.

Il femminismo islamico

Per capire l’entità del fenomeno basterebbe sfogliare il libro “Femminismo interrotto” dell’afrodiscendente inglese Lola Olufemi (Giulio Perrone Editore). Il saggio vuole fare il punto sulle lotte delle donne per i propri diritti. Le due maggiori difficoltà che le femministe arabe incontrano sono il patriarcato islamico e l’ “insospettabile” paternalismo bianco, che le immagina sempre bisognose di un salvatore europeo. Arriva quindi dalla Gran Bretagna un’altra occasione per rendersi conto di quanto sia vitale il femminismo islamico che in troppi considerano abortito.

L’evento di Glasgow

Inizia dunque oggi, venerdì 18 giugno, e andrà avanti per dieci giorni, la nuova edizione del Dardishi Festival. L’evento annuale è dedicato alla promozione di tutta la cultura femminile araba e nord africana. Il festival, che quest’anno sarà sulla piattaforma Zoom, è opera di una no-profit di Glasgow. Una platea potenzialmente senza confini, quindi, quella a cui puntano queste donne forti. In programma ci sono incontri e conferenze sui diritti delle donne e delle minoranze di genere. Molti degli eventi riguardano la letteratura. Ad esempio “Nawal El Saadawi: Fierce, Fearless, Feminist!” è un omaggio all’omonima scrittrice, psichiatra e attivista egiziana scomparsa nel marzo scorso. Protagonista Ebtihal Mahadeen , che cura anche un focus su “Leggere voci femministe dal Medio Oriente e dal Nordafrica”, dedicato ad autrici e testi impegnati su temi di sessualità, identità di genere e vita quotidiana nei Paesi della zona. Politica, guerra e vita quotidiana si mescolano anche in “Palestine is a Feminist Issue” con Jennifer Mogannam e Nesreen Hassan, mentre “Mainstream Subaltern Writing” incrocia le esperienze di quattro scrittrici provenienti da Gran Beratgna, Canada, Egitto e Sudan. In programma, anche appuntamenti più leggeri come lezioni di yoga e di “terapia somatica”.

di Serena Reda