Nasce nel Marzo 1979 la legge che in Iran impose a tutte le donne di indossare il velo sempre, anche fuori casa, una legge che fu simbolo della repressione femminile in Medio Oriente.
Siamo abituati ad immaginare l’Iran in modo molto diverso da com’è realmente. Molti non sanno infatti che in Iran prima degli anni 80′ le donne non dovevano necessariamente coprirsi il volto, come accade oggi.
Prima del 1979 e della rivoluzione khomeinista le donne non erano obbligate a coprirsi il capo e (da alcune foto dell’epoca) potevano indossare gonne corte e capi più “moderni”. Ci vollero anni, appunto, perché il velo diventasse il giogo che conosciamo adesso.
Oggi vogliamo parlarvi, come BRAVE GIRLS, delll’8 Marzo 1979, una data simbolo per l’Iran, la visione del Medio Oriente nel mondo e (soprattutto) i diritti delle donne.
L’ultimo giorno senza velo in Iran
Vogliamo raccontare questa storia con gli occhi di Hengameh Golestan che (come già spiegato da VanillaMagaize) è una pioniera della fotografia in Iran, in senso artistico e politico.
Sappiamo poco di lei, ma ci siamo interessate ai suoi reportage fotografici di protesta: ve ne mostriamo uno in particolare Stiamo parlando di quello contro la legge del 7 Marzo del 1979 – che fu casualmente promulgata il giorno precedente alla festa della donna – la quale imponeva alle donne il velo fuori di casa.
Siamo quindi, nel 7 Marzo 1979, in una data spartiacque nella storia dell’Iran: prima di quel giorno le donne avevano sul loro corpo una libertà che hanno perso, la cui perdita s’è talmente tanto inserita nella memoria collettiva che abbiamo smarrito anche la capacità di ricordare una donna iraniana libera, che poteva col suo corpo esprimersi. Ma era così, prima di quel 7 Marzo.
Il reportage fotografico:
Andiamo a narrare questa storia di lotta, repressione, corporeità e dramma con una lente fotografica speciale: quella di una donna che, nata nel 1952, lavora con la sua macchinetta fotografica dal 1972 e documenta la storia del suo paese, controversa e affascinante.
Con gli occhi di Hengameh Golestan vediamo l’ultimo giorno senza Hijab (che viene chiamato comunemente velo) in Iran, ed ecco che sotto i nostri occhi si allarga a macchia d’olio una massa di donne che protestano per mantenere quella libertà che gli stava per essere negata.
Le immagini ci mostrano un’enorme massa umana, più eterogenea di quanto il nostro pregiudizio occidentale possa farci credere, scese in piazza. Donne di ogni professione e ceto sociale che decisero di prendere parte a una manifestazione pacifica, occupando le strade di Teheran.
Una rivolta soffocata nella violenza
Le foto documentano quindi una manifestazione gloriosamente popolata. L’affluenza ci mostra una viva moltitudine, e le donne che vi parteciparono (figlie del loro tempo, a cavallo tra gli anni ’60 e ’80 – con la loro musica e aria di rivoluzione che s’era sparsa in tutto il mondo) erano decise a mantenere il loro diritto ad esprimersi tramite il corpo.
Ancora libere di vestirsi quando desideravano, non limitate dal velo, queste donne tentarono di lottare contro la neonata imposizione. Purtroppo noi sappiamo che non riuscirono a cambiare il corso della storia.
Dalle documentazioni vediamo che ci furono 100.000 donne che attraversarono le vie della capitale, ma la loro protesta venne soffocata con la violenza.
Da allora, le leggi contro la libertà di vestiario delle donne iraniane si sono fatte sempre più repressive, condannando a punizioni atroci qualsiasi mancanza di rispetto delle norme da quel momento stabilite. Quell’8 Marzo le donne iraniane persero una libertà fondamentale, quella sul proprio corpo.
Le donne in Iran, ieri e oggi
Quello che questo articolo vorrebbe far vedere è come non ci siamo mai resi conto che prima della rivoluzione l’Iran era un paese libero di costumi. Ci sembra assurdo adesso, ma è stato documentato in servizi fotografici degli anni ’60 e ’70 che la politica Iraniana era molto meno repressiva e violenta (la moda femminile in Iran era improntata in un’ottica deliziosamente cosmopolita e perfettamente integrata nelle velleità mondane dell’epoca).
Purtroppo la sconfitta di quel 8 Marzo portò il nuovo regime ad imporre alla donna un severissimo dress-code, limitando la libertà personale.
Inoltre le fotografie di donne precedenti all’imposizione del velo vennero tutte bruciate, con pochi rari esemplari scampati al rogo. Ad oggi alle donne è vietato anche postare sui social foto della propria immagine senza velo.
Io LOTTO!
Noi BRAVE GIRLS vogliamo riprendere questo avvenimento storico per ricordare che questa è una data di lotta, di rivendicazione e di rivolta. Per ricordare che c’è molto da festeggiare ma molto più da rivendicare, c’è molto da celebrare ma c’è molto di più per cui lottare. Per questa data, in cui molte altre donne hanno lottato e per la quale ora tocca a noi.
A tal proposito val la pena citare una frase di Kimberlé Williams Crenshaw, giurista statunitense, attivista e autrice di Il libro del femminismo:
Se non adottiamo l’intersezionalità, alcune di noi… Sono destinate a cadere nelle crepe.
K. W. Crenshaw
Articolo di: Rae Mary
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