È stato arrestato oggi in Argentina, ai fini dell’estradizione, il latitante brigatista Leonardo Bertulazzi, a seguito della revoca, da parte delle competenti autorità argentine, dello status di rifugiato che aveva ottenuto nel 2004 da quello Stato e della reiterazione della richiesta di estradizione.
Bertulazzi, appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse, deve espiare la pena complessiva di 27 anni di reclusione per sequestro di persona, associazione sovversiva, banda armata e altro. Latitante dal 1980, si è reso colpevole, tra gli altri delitti, di partecipazione al sequestro dell’ingegnere navale Piero Costa, avvenuto a Genova nel 1977.
Il sequestro era finalizzato all’acquisizione di mezzi finanziari per sovvenzionare l’attività terroristica: 50 milioni di lire vennero utilizzati per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini 8 a Roma, dove venne tenuto prigioniero Aldo Moro per il periodo del suo sequestro.
Pietro Costa, membro della storica famiglia di armatori liguri proprietaria della Costa Crociere, fu rapito il 12 gennaio 1977 a Genova mentre rientrava a casa a Spianata Castelletto. Sei brigatisti (tra cui Bertolazzi) lo sequestrarono e lo tennero prigioniero per 81 giorni in una casa di Via Pomposa, sotto stretta sorveglianza del brigatista Riccardo Dura.
Durante la prigionia, Costa fu costretto a vivere in condizioni precarie, vestito con una tuta, legato con catene a un giaciglio all’interno di una tenda in una stanza insonorizzata. Le Brigate Rosse chiesero un riscatto per la sua liberazione, e, dopo il pagamento di 1,5 miliardi di lire, Costa venne rilasciato il 3 aprile 1977 nei pressi di Rivarolo, Genova.
Il rapimento di Costa rappresentò la prima azione delle Brigate Rosse tipica della criminalità comune, con finalità economiche piuttosto che politiche. Il denaro ottenuto fu utilizzato per finanziare le attività della formazione terroristica. Durante la sua prigionia, il padre di Costa, Giacomino, morì in ospedale il 13 marzo 1977.