Secondo i numeri forniti da Hamas, almeno 10.022 palestinesi uccisi, tra i quali 4.104 bambini. Gaza continua a essere sotto assedio: nelle ultime ore è stata colpita da un bombardamento “senza precedenti” da parte di aerei e navi da guerra israeliani. Le esplosioni hanno ucciso e ferito decine di cittadini mentre le comunicazioni e i servizi Internet sono tagliati fuori dalla Striscia. I numeri uno delle 18 principali agenzie delle Nazioni Unite, comprese Unicef, PAM e OMS hanno fatto un appello congiunto per un “immediato cessate il fuoco umanitario” a Gaza.

Si tratta di una dichiarazione congiunta insolita, in cui si esprime indignazione per il drammatico bilancio delle vittime civili nella guerra fra Hamas e Israele. “Da quasi un mese, il mondo osserva come evolve la situazione in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati con sgomento e orrore per il numero crescente di vite perse e straziate”, hanno dichiarato i capi delle Nazioni Unite, descrivendo il tragico bilancio di entrambe le parti dopo l’attacco transfrontaliero di Hamas del 7 ottobre da Gaza verso Israele, che ha causato circa 1.400 morti, soprattutto civili, secondo le autorità israeliane.

Uccisi oltre 10mila palestinesi e 4mila bambini

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ammette su X di non essere «in grado di raggiungere la stragrande maggioranza dello staff» né di fornire servizi a Gaza City e nel governatorato di Gaza nord. Degli 1,5 milioni di sfollati interni (il 65% della popolazione), circa 717mila si trovano nei rifugi dell’Unrwa, 122mila in ospedali, chiese o edifici pubblici, 110mila in 89 scuole non Unrwa e il resto ospitato in abitazioni. Si diffondono malattie, anche per la carenza di acqua potabile: infezioni respiratorie acute, diarrea, varicella.

«Un’intera popolazione è assediata e sotto attacco, privata dell’accesso ai beni essenziali, bombardata in casa, nei rifugi, negli ospedali e nei luoghi di culto» denunciano 18 agenzie delle Nazioni Unite. «Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario immediato. Sono 30 giorni. Ora basta». Le firme sono quelle dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, del capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, del capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite Martin Grittiths e di altri 15 responsabili. Un appello che stasera Griffiths ripete davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, tornato a riunirsi sul dossier Israele-Hamas per iniziativa della presidenza cinese e degli Emirati Arabi Uniti.

«La via da seguire è chiara: un cessate il fuoco umanitario. Ora» invoca il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. «L’incubo a Gaza è più di una crisi umanitaria. È una crisi dell’umanità». E avverte: Gaza sta diventando «un cimitero di bambini».

L’Unrwa calcola che ogni dieci minuti un minore venga ucciso e due feriti. Per il ministero di Hamas le vittime sono più di 10mila: dal 7 ottobre sarebbero stati uccisi «10.022 persone, tra cui 4.104 minori e 2.641 donne». I feriti sarebbero 25.408. Numeri non verificabili, anche se nei giorni scorsi il segretario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, li aveva ritenuti plausibili alla luce del dato delle vittime (salite a 88) tra gli operatori dell’Onu. Il Pentagono si limita a parlare di «migliaia di vittime civili».

Sul terreno militare, le forze israeliane hanno completato l’accerchiamento di Gaza City, separando così le postazioni di Hamas nel nord della Striscia da quelle nel sud. Dall’inizio delle operazioni di terra, il 27 ottobre, sono rimasti uccisi 31 soldati. Oggi l’esercito ha annunciato di aver preso il controllo di un avamposto a Gaza, colpito oltre 450 obiettivi in 24 ore ed eliminato comandanti di Hamas nascosti nei tunnel. Ucciso anche un altro sospettato di essere coinvolto nell’attacco del 7 ottobre: il comandante del battaglione Deir al-Balah, Wail Asfa, imprigionato in Israele dal 1992 al 1998.

L’esercito si sta preparando a combattere per mesi: sarebbero state distribuite alle truppe 129mila giacche invernali e 369mila borse termiche usa e getta.