Dragon Pilot è un anime in grado di stupire nella sua pazza profondità: una ragazza difficile, un drago e l’imminente fine del Giappone sullo sfondo. Tre tessere di un puzzle che, apparentemente, renderebbero scontata qualsiasi opera. Non questa. Non in Dragon Pilot. InfoNerd, dopo aver visionato tutta la prima stagione su Netflix, è pronta a farvi scoprire questo anime. Allacciate le cinture: stiamo per volare nei cieli nipponici a bordo dei nostri OTF! Obiettivo: la sopravvivenza, da sé stessi.
Dragon Pilot. Pilota di drago. Non cavaliere, bensì pilota. Ripeto: di drago. La prima, sfolgorante, domanda che ci è balenata in testa tra i cunicoli fantastici (senza animali, o quasi) della redazione di InfoNerd è stata la medesima: “Che storia è mai questa? Che si sono inventati ‘sti mattacchioni nipponici?” Il quesito, se ci permettete, è piuttosto calzante: quando avevamo faticosamente accettato l’idea di aver visto draghi in ogni salsa, dimensione, forma e componimento, arriva Dragon Pilot a sconvolgere la nostra esistenza creando un nuovo orizzonte “dragonico“. Ricordate con affetto, stima e terrore lucertoloni sputafuoco del calibro di Smaug, Shenron, Saphira o Castigo oppure il violento drago di Harry Potter?(LEGGI LA RECENSIONE DI “ANIMALI FANTASTICI 2”). Bene. Cancellateli dal vostro immaginario. Questi rettili, alla fine, sono molto più similari al simpaticissimo Sdentato di “Dragon Trainer“. Come la “furia buia” del fortunato film d’animazione targato DreamWorks, i draghi in questione sono chiamati, insieme ai piloti, a salvare l’umanità (il Giappone, ndr) da una minaccia incombente che rischia di cancellare la terra del “Sol Levante” dalle cartine geografiche. Simpatici, sì ma non c’è molto tempo per le coccole: il destino sta per compiersi presentandosi con il suo ghigno peggiore…
LA TRAMA DI DRAGON PILOT:
“Dragon Pilot: Hisone e Masotan“ è il titolo originale della serie anime pubblicata da Netflix Italia. Giunta nel nostro Paese con il titolo “Dragon Pilot”, la produzione è stata affidata ai talentuosi ragazzi dello Studio BONES, gli stessi che hanno realizzato “Fullmetal Alchemist: Brotherood” e “My Hero Academia“, tra le altre cose. La regia dell’anime, invece, è stata diretta da Hiroshi Kobayashi mentre la scrittura della storia originale è di Mari Okada, la stessa di “Vampire Knight” e “Black Butler“. Dopo aver elencato tutti questi nomi snocciolando i dati tecnici dell’opera animata, possiamo passare alla tanto attesa trama. Scusate per il ritardo: Hisone Amakasu, la protagonista della storia, è una ragazza timida ma schietta che fatica a socializzare con le persone per colpa della sua eccessiva sincerità. Terminati da emarginata gli studi liceali, è indecisa sul proprio futuro. Cosa fare con tutto questo tempo a disposizione? La risposta le arriva guardando il cielo azzurro del Giappone: la donna, per fuggire il più possibile dalle relazione sociali, decide di arruolarsi nella rigida Japan Air Selfe-Defence Force, una cellula militare dell’aeronautica. Il suo sogno? Diventare una pilota di caccia e solcare i cieli a bordo delle immense creature meccaniche alate.
Un giorno, la ragazza viene mandata dai suoi superiori a controllare l’Hangar numero otto che, stranamente, non compare nella mappa del complesso militare. Il girovagare senza meta di Amakasu viene spezzato dalle direttive di una strana vecchietta che, dopo averle offerto uno yogurt liquido alla fragola, le indica con assoluta precisione il luogo in cui sorge lo sfuggente capannone. Chi è quella signora attempata? Perché conosce l’esatta ubicazione dell’hangar? Come mai vende yogurt? Soprattutto: perché mi sto facendo queste domande che troveranno risposta solo alla fine? Andiamo avanti. Il tendone militare, buio e poco accogliente, appare spoglio ed abbandonato. Non è così: da una vasca piena d’acqua posizionata in fondo al magazzino, infatti, fuoriesce un lucertolone alato dai grandi occhi bianchi. Un drago, esatto. E chi sennò?! Lo stupore della protagonista è lo stesso che, gelidamente, ha preso possesso della nostra redazione: cosa diavolo ci fa un drago in una vasca da bagno? Le assurdità, credeteci, non terminano di certo qui: il rettile, trovatosi a tu per tu con la giovane, decide d’inghiottire in un sol boccone l’intruso che, incautamente, si era recato nella sua magione.
Una voce fuori campo darà, poco dopo, tutte le risposte del caso: il governo nipponico, sin dai tempi dello shogunato nel Giappone feudale, ha utilizzato queste creature ancestrali per scopi di autodifesa militare. Soprannominati Organic Transformed Flyers (ovvero OTF), lo Stato ha sfruttato i draghi facendoli mimetizzare nei cieli al fianco delle rispettive forze aeree. La tendenza è andata evolvendosi negli anni fino alla modernità: i lucertoloni, nel periodo nel quale viene narrata la storia di Amakasu, vengono rivestiti di placche metalliche e, tramite un sistema di modellamento del proprio corpo, assumono le sembianze di un vero e proprio caccia militare. Draghi che diventano aerei. Transformers, toglietevi proprio! Il futuro è degli OTF! Dopo esser stata letteralmente rigurgitata dal drago (ammazza che schifo), la ragazza prende coscienza di una verità tanto elettrizzante quanto difficile da digerire (lasciateci la vena sarcastica): il rettile alato ha scelto il proprio pilota. Lei. Ingoiandola. Fortunatamente per l’aviere scelto, il corpo entrerà ed uscirà dallo stesso orifizio. Peccato, però: un po’ di sano trash non ci sarebbe dispiaciuto, alla fine. Soprattutto al Capo.
Senza infliggervi l’offesa massima dello spoiler (InfoNerd si erge contro gli spoileratori come Batman si contrappone a Joker), Amakasu, timida ed impacciata, scoprirà il vero obiettivo della divisione dei “Piloti OTF”: insieme al suo Masotan, il nome scelto dalla protagonista per il suo drago, dovrà scongiurare la minaccia portata dal sommo…pesce gigante. Sì, davvero: un maestoso pesce divino rischia di cancellare il Giappone dalla faccia della Terra. Un pesce. Dico, io: per poco non inserite Godzilla anche sui monti di Heidi facendolo combattere col nonno burbero e non riuscite a trovare un essere più accattivante di un pesce gigante? Utilizzate il lucertolone, dai! No, un pesce. Dopo lo shock ittico (un nostro redattore ha dichiarato ufficialmente guerra alla pasta con le sarde), cerchiamo di (ri)tornare all’incipit di questa recensione: perché, nonostante la pazzia di fondo, questo anime ci ha colpiti positivamente? Ecco la spiegazione…
AMICIZIA E PSICOLOGIA: UNA RAGAZZA ED IL SUO DRAGO!
La trama, parliamoci chiaro, è leggermente assurda ma gli spunti ed il sottobosco di emozioni funzionano a meraviglia! Appare chiaro fin dall’inizio, infatti, che l’anime voglia incentrare il fulcro della narrazione sulle difficili esistenze del drago Masotan e del pilota Akamasu: il rettile, captando le difficoltà dell’umana, si sente talmente vicino alla protagonista da sceglierla come conducente affidando, praticamente, la sua vita alla giovane donna. Le turbe che non allontano ma uniscono: l’OTF, ingoiando il soldato, diverrà un tutt’uno con la ragazza librandosi in cielo dopo anni d’immobilità forzata. Dragon Pilot vuole essere una produzione dalle atmosfere sospese e spensierate, dall’estetica delicata: colpisce innanzitutto lo stile, apparentemente ruvido, nell’utilizzo delle linee ma che va addolcendosi nel definire le fattezze dei protagonisti e del drago. Il tutto si traduce in un effetto che ricorda vagamente un aspetto “chibi” e che rende la serie, di fatto, un esempio piuttosto unico nei suoi stilemi grafici.
Il rapporto di amicizia, la fiducia strenua dopo una conoscenza turbolenta fatta di voli spericolati e rigurgiti poco edificanti riesce a forgiare un legame indissolubile tra due esseri tanto speciali quanto timorosi. Esseri, a loro modo, legati prepotentemente sulla terra ferma dai loro demoni interiori. La minaccia del pesce divino sullo sfondo riesce, incredibilmente, a rafforzare il carattere della ragazza e le convinzione del drago: nei momenti duri della vita, ne siamo certi, ogni essere vivente riesce a tirar fuori il meglio di sé affrontando con forze mai sperimentate il destino beffardo. Amakasu troverà la sua dimensione mettendosi, finalmente, in gioco: amicizie, risolutezza e…l’amore. Sarà proprio il sentimento principe a porla davanti un bivio terribile: assolvere il suo compito di pilota restando fedele al proprio drago oppure lasciare tutto per il primo, vero, amore della sua vita?
Siamo onesti, come sempre: eravamo davvero tentati, dopo le primissime puntate, di abbandonare la visione di Dragon Pilot. Per fortuna, noi unicorni abbiamo ereditato l’estetica dei cavalli e di Pegaso lasciando inalterato il carattere dell’asino o del mulo: la nostra testardaggine, infatti, ci ha permesso di proseguire l’anime e, onestamente, siamo davvero felici! Dragon Pilot è un lavoro diverso, fresco. A tratti timido ed introverso come la protagonista. Il potenziale emozionale, però, è tangibile e riesce a calamitare l’attenzione dello spettatore. Dodici puntante, una fine e pochi, ma significativi, colpi di scena: vi consigliamo caldamente la visione di questo anime. APPROVATO DA INFONERD: FIDATEVI DEGLI UNICORNI DI MMI…
ANDREA MARI
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InfoNerd – gli unicorni di MMI
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