“Dragonheart”, quando il mostro non è chi ti aspetti, stasera in tv

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Di Redazione Metropolitan

In una Camelot senza più onore viene ambientata quest’avventura fantasy popolata da cavalieri, re e draghi. O meglio, un solo drago, l’ultimo drago rimasto. In “Dragonheart” (1996) questa creatura che la tradizione vorrebbe dalla parte sbagliata della storia è “come le cipolle” (per citare Shrek), è fatta a strati ed ha dentro più di quanto ci si voglia aspettare.

“Dragonheart”, stasera in tv su Italia2 alle 21.15, è un film che, complice la celebre colonna sonora di Randy Edelman, terrà incollati allo schermo bambini e ragazzi.

Draco (con la voce di Sean Connery) e Bowen (Dennis Quaid) in una scena di "Dragonheart", Credits: CBR
Draco (con la voce di Sean Connery) e Bowen (Dennis Quaid) in una scena di “Dragonheart”, Credits: CBR

Trama: un “Draco” dal cuore d’oro

In questo mondo pseudomedievale, Bowen (Dennis Quaid) è il mentore del principe Einon (David Thewlis, che gli amanti del genere ricorderanno anche nei panni del Professor Lupin in “Harry Potter“) e cerca di trasmettergli i valori dell’Antico Codice. A noi spettatori è subito chiaro che lo spirito di Einon è però corrotto, al punto che quando muore il padre, che stava reprimendo nel sangue una rivolta, l’unico suo pensiero è prendergli la corona, gesto accompagnato da un cinico “è mia!”. Subito dopo rimane casualmente ferito e sembra non ci sia niente da fare finchè un drago non gli cede metà del suo cuore in cambio della promessa di diventare un uomo giusto.

12 anni dopo, Einon è un tiranno, Bowen, ormai disilluso, è diventato un ammazzadraghi e per un caso fortuito s’imbatte proprio in quel drago che anni prima aveva salvato la vita del suo re. I due stringono un patto paradossale da cui riescono entrambi a trarre vantaggio, finchè non irrompe nelle loro vite la figura di Kara (Dina Meyer), che li spinge ad uscire dalla mera logica del tornaconto personale per mettersi a servizio di una causa onorevole.

Una scena dal film "Dragonheart", Credits: The Movie Database
Una scena dal film “Dragonheart”, Credits: The Movie Database

Un ribaltamento degli schemi della narrazione

Anticipando di qualche anno il cartone “Shrek” (2001), che ha completamente stravolto ogni stereotipo legato al mondo favolistico, “Dragonheart” comincia a far saltare i tipici schemi narrativi: niente principessa da salvare, bensì una donna, Kara, in grado di cambiare le sorti di un villaggio e di un intero reame; un’amicizia tra le più improbabili di un drago e il suo cacciatore e un principe privo di virtù che diventa il mostro più temibile.

Con un lieto fine che ha una goccia di malinconia, questo film è consigliato a ragazzi, bambini, amanti del fantasy e a chi ha voglia di riascoltare, in quella di Draco, la voce del Maestro Gigi Proietti.

Debora Troiani

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