Edoardo Agnelli, il rampollo incompreso colpito da “Damnatio memoriae”

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Di Redazione Metropolitan

La vita di Edoardo Agnelli è stata un mistero, così come la sua morte, un altro mistero che si è insinuato nelle pieghe della storia della famiglia più potente d’Italia. Individuato dal padre come l’erede alla guida dell’azienda di famiglia, la Fiat, crescendo sembrò proprio non avere lo stampo dell’uomo d’affari, bensì del filosofo. Edoardo figlio di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo nacque a New York il 9 giugno 1954.

Frequentò il Liceo classico “Massimo d’Azeglio” di Torino, poi l’Atlantic College nel Regno Unito e l’Università di Princeton negli Usa. Qui conseguì una laurea in lettere moderne. Più che di tecnicalità aziendali, col tempo si appassionò alla filosofia e a varie culture religiose. Compì molti viaggi in India, dove incontrò il Maestro Sathya Sai Baba, e successivamente si recò a Teheran. Affascinato dalla figura mistica dell’ayatollah Khomeini si avvicinò all’Islam sciita. Varie furono le foto di Edoardo che lo ritraevano accovacciato senza scarpe durante alcuni venerdì di preghiera fra seguaci della guida suprema islamica. 

Edoardo Agnelli, lontano dal capitalismo

Nella foto Edoardo Agnelli  photo credit: veja.it
Nella foto Edoardo Agnelli photo credit: veja.it

In seguito tornò molte volte in Iran, così come in Kenya e in particolare a Malindi. Qui il 20 agosto 1990 venne arretato, perché trovato in possesso di eroina. Un uomo schivo e solitario, sempre più lontano dal quel mondo “dorato” che ripudiava e sembrava “ripudiarlo”. Nello stesso anno quell’accusa decadde, ma la brutta esperienza poco valse a calmare il suo animo ribelle. Così alzò la voce, e varie furono le sue accese ed animate contestazioni verso il mondo capitalista e verso alcuni grandi del tempo , come Margherita Hack.

La storia dell’atipico, incompreso e ribelle rampollo di casa Agnelli terminò tragicamente la mattina del 15 novembre del 2000. Presso la base del trentacinquesimo pilone del viadotto autostradale “Generale Franco Romano” della Torino-Savona infatti giaceva il suo corpo senza vita. La magistratura diede subito il via alle indagini. Ben presto gli inquirenti stabilirono che la morte di Edoardo Agnelli fosse riconducibile ad un suicidio. Eppure parecchie furono le ombre sull’accaduto.

La morte, le ipotesi

Nella foto il luogo del ritrovamento del corpo di Edoardo Agnelli  photo credit: lospiffero.com
Nella foto il luogo del ritrovamento del corpo di Edoardo Agnelli photo credit: lospiffero.com

Emersero col tempo alcuni particolari inquietanti che forse col suicidio poco combaciavano. Come ad esempio il fatto che Edoardo al momento del ritrovamento indossasse la giacca del pigiama, e che dopo un volo di 8 metri i mocassini fossero ancora ai suoi piedi. Un altro aspetto inquietante fu senza dubbio il fatto che Edoardo aveva una scorta personale che lo seguiva 365 giorni l’anno, 7 giorni su 7, eppure quella mattina nessun componente della sua scorta lo aveva seguito.

Col tempo la magistratura seguì varie ipotesi alla ricerca di indizi che potessero far luce su quel tragico evento. Seguirono anche la pista del malore a seguito del quale Edoardo Agnelli poteva aver abbandonò la sua Fiat “Croma” trovata con il motore ancora acceso e il bagagliaio socchiuso, parcheggiata a lato della carreggiata del viadotto che sovrasta il fiume Stura di Demonte. In seguito venne disposta l’autopsia anche se dopo anni fu dichiarato non essere mai stata eseguita. Così terminò a 46 anni la vita di Edoardo Agnelli del quale dopo la sua morte poco fu detto dalla famiglia e quasi mai ricordato come se fosse stato colpito da “Damnatio memoriae“.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Edoardo e Gianni Agnelli) photo credit: youmovies.it

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