Non ha la reputazione di una persona affabile, soprattutto coi giornalisti. E negli anni ha deluso molti di quelli che pensavano di poterlo ascrivere a una qualche categoria. Probabilmente è perché, proprio quando si pensa di aver trovato l’etichetta adatta a lui, Edoardo Bennato se la scrolla di dosso. Il cantautore napoletano oggi compie 74 anni e ancora non ha alcuna intenzione di farsi mettere alle strette.
Gli inizi con il Trio Bennato
A quanto pare la madre di Edoardo, Eugenio e Giorgio Bennato si preoccupava che i bambini non avessero nulla da fare durante l’estate, ritenendo che l’ozio fosse il padre dei vizi, e incaricò della ricerca di un maestro di inglese la signora Cesira, vicina di casa, la quale, però, non riuscì a trovare un insegnante di inglese, ne trovò uno di musica. Non sappiamo come sarebbe andata se la signora Cesira avesse trovato l’insegnante di inglese, quello che sappiamo è che nel ’58, quando Edoardo, il maggiore dei tre, di anni ne aveva 12, nacque il Trio Bennato.
Edoardo cantava e suonava la chitarra, Eugenio suonava la fisarmonica e Giorgio le percussioni. I ragazzi avevano da subito assorbito l’influenza dell’arrivo del Rock ‘n’ Roll in Italia, anche grazie alla presenza dei soldati americani a Napoli, e l’avevano mescolata con il bagaglio indigeno ricco di autori napoletani come Renato Carosone, Aurelio Fierro e Peppino di Capri. La loro esperienza presto si arricchì con un ingaggio per suonare a bordo di una nave da crociera della Grimaldi, che li vide arrivare fino in Sud America.
La provocazione e il successo
Dopo il diploma, Edoardo si trasferì a Milano per studiare architettura ma portò con sé la chitarra e l’armonica (strumento che ne consacrò poi l’immagine di un Dylan italiano) e prese contatti con gli ambienti discografici milanesi. Per i primi anni scrisse testi per molti cantanti dell’epoca, fra i quali Bruno Lauzi, Bobby Solo e i Formula 3. Per un breve periodo fece un’esperienza da busker a Londra e ne assorbì le influenze musicali.
Il suo primo album, Non farti cadere le braccia, un lavoro sperimentale, uscì nel 1973. Non riscosse successo, a differenza di I buoni e i cattivi del’74 che entrò anche nelle classifiche. Il lavoro si distinse per l’approccio diretto e provocatorio di alcuni testi, nei quali Bennato chiedeva direttamente conto dei problemi e delle ingiustizie sociali alle autorità e al potere delle classi dominanti (Bravi ragazzi, Arrivano i buoni, In fila per tre, Ma che bella città). Nel disco trovò posto anche Un giorno credi, presente già nel primo album, ad oggi uno dei classici più amati del cantautore.
I temi e la poetica di Bennato
La messa in discussione e la critica al potere dominante sono sempre stati fra i temi ricorrenti nell’opera di Bennato, figlio di un operaio dell’Italsider di Bagnoli. In Affacciati Affacciati Edoardo se la prese addirittura con il Papa, cosa che gli procurò non pochi problemi (“tanto sono quasi duemila anni che stai a guardare”). Sempre schierato contro la guerra e spesso insofferente ad un certo atteggiamento arrogante e ipocrita di alcuni suoi colleghi.
Non ha mai mancato di dire la sua sulle problematiche sociali che affliggono la sua terra, Napoli e l’area di Bagnoli, prendendosela sia con la malafede e l’incompetenza degli amministratori che con l’indolenza degli amministrati, rifiutando l’immagine stereotipata della cartolina e inchiodando ognuno alle proprie responsabilità (Napule Napule, Vendo Bagnoli, La mia città).
Tutte queste tematiche trovarono l’apice dell’organicità in Burattino senza fili del ’77, in cui Bennato le sviscerò attraverso l’allegoria della favola del Pinocchio di Collodi. Operazione analoga avvenne con Sono solo canzonette del 1980, concept album ispirato stavolta alla favola di Peter Pan, di cui faceva parte uno dei più grandi successi di sempre dell’artista: L’isola che non c’è.
La parte del cantautore
I primi album di Bennato uscirono negli anni ’70, periodo politicamente concitato e ricco di fermento, in cui anche dagli artisti era in qualche modo pretesa una dichiarazione di parte. Basti pensare al “caso Baglioni”, bistrattato soltanto perché autore di testi romantici e avulsi da connotazioni politiche e sociali. E quindi da che parte stava Edoardo Bennato? Inizialmente nessuno ebbe dubbi: un cantautore figlio di un operaio e che attaccava il potere doveva essere di sinistra.
Già il furgone Fiat 238 che gli procurò la casa discografica per spostarsi, però, fece storcere il naso a qualche duro e puro che lo considerò un primo privilegio da borghese. Le contestazioni degli autonomi ai tempi delle autoriduzioni fecero il resto. In più di un concerto la tensione salì, fino ad arrivare allo scontro a mani nude al Palasport di Pesaro. Bennato si smarcò finalmente da qualsiasi costrizione ideologica e tentativo di etichettatura.
In Cantautore del ’76 (dall’album La Torre di Babele) aveva già mostrato la propria insofferenza rispetto all’idea secondo la quale un cantautore, appunto, dovesse erigersi ed essere eretto a monumento di coerenza e incorruttibilità, portatore di assiomi e dogmi da snocciolare al proprio pubblico e da non mettere in discussione.
Tu sei senza macchia
tu sei senza peccato
tu sei intoccabile
tu sei inattaccabile
tu sei un cantautore
E riprese ed affermò definitivamente il concetto in Sono Solo Canzonette: sia chiaro una volta per tutte, non pretendete la verità da me, da un cantautore, non prendetemi troppo sul serio.
Io di risposte non ne ho
io faccio solo Rock ‘n’ Roll
se vi conviene, bene
io più di tanto non posso fare
[] e così è se vi pare
ma lasciatemi sfogare
[] non mettetemi alle strette
sono solo canzonette!
Sempre e comunque controcorrente
Negli anni Bennato ha venduto milioni di dischi. Ha riempito gli stadi divenendo, tra l’altro, il primo cantautore italiano a fare il tutto esaurito a San Siro nell’80. Il suo stile fra rock, blues e ballate e le sue tematiche si ritrovano in ogni suo lavoro.
Nonostante abbia raggiunto l’apice dell’organicità e dell’intensità della sua produzione tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, non sono mancate altre canzoni di gran livello anche nei periodi successivi: pensiamo a Un’Estate Italiana, inno dei Mondiali Italia 90 in coppia con la Nannini o a Viva la Mamma o ancora Le Ragazze Fanno Grandi Sogni, per citarne solo tre. L’ultimo album di inediti è Pronti a Salpare del 2015, dedicato a De Andrè, mentre Burattino Senza Fili 2017 è una riedizione speciale. Ad aprile 2020, in piena pandemia, insieme al fratello Eugenio, ha pubblicato il brano La Realtà Non Può Essere Questa.
In tutti questi anni Edoardo Bennato non ha mai smesso di fare concerti, riempiendo sia palazzetti che teatri. Ma ciò che conta è che non ha mai smesso di dire la sua, a costo di apparire scostante e spigoloso, pagando per il suo carattere probabilmente anche in termini di maggiori riconoscimenti artistici. Lo hanno definito il primo musicista punk italiano, hanno provato a farne un cantautore di sinistra, un rocker, un cantante pop. Bennato è tutto questo e molto altro, ma soprattutto è un artista che è sempre sfuggito a qualsiasi tentativo di categorizzazione definitiva, in nome della propria sacrosanta libertà di scrivere solo canzonette!
Emanuela Cristo
seguici su:
twitter
instagram
facebook
Metropolitan Music