Eduardo De Filippo: la muta palingenesi

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Di Redazione Metropolitan

Fra le ultime commedie di Eduardo De Filippo, Gli Esami non finiscono mai occupa un posto di rilievo nella sua produzione mostrandosi come sintesi esemplificativa delle sue tematiche ed affermandosi come metafora rilucente della condizione umana.

Accumulo di voci, coagulo di suoni.

La parola si arrende, costretta a truce metamorfosi, smarrisce i suoi timbri, soccombe.

Una commedia in tre atti, esalazione ultima d’un teatro che si afferma, che strappa l’insulsa laringe del perbenismo.

http://napolidieduardo.blogspot.com/2012/12/gli-esami-non-finiscono-mai-di-eduardo_28.html (PHOTO CREDITS: ANSA.IT)

Costretto ad annaspare fra cori melmosi e trilli assordanti, un uomo qualunque prende atto della realtà; infarcita di lusinghe, preludio di sgretolamento.

Guglielmo Speranza non è tipo ma prototipo, simbolo.

Il berretto di carta, la barba posticcia, l’abito immutabile attaccato al suo corpo come proseguimento d’essenza.

Lo osserviamo incedere, rompere la coltre di velluto e con essa la quarta parete, l’estraneità, l’ignoto dei nostri volti.

L’eroe si fa personaggio, ci invita ad afferrare i fili invisibili che guideranno, noi pubblico rispettabile, nel groviglio, nella storia, nel tempo.

L’approccio è ancora farsesco, richiama nostalgico il chiasso variopinto della Commedia dell’arte, eppure qualcosa muta.

https://pistolato.wordpress.com/2016/05/12/gli-esami-non-finiscono-mai-eduardo-de-filippo/ (PHOTO CREDITS: ANSA.IT)

Muore il canovaccio, la parola irruenta, dinanzi al solenne consenso.

Avverbi, corali farfugliamenti, meriti e demeriti.

Invano l’umano s’appiglia alla vita, invano comunica, esprime, esplode.

S’annichilisce allora, elegge il mutismo ad unico mezzo, atto ultimo, scelta gloriosa di palingenesi.

In scena per la prima volta nel Dicembre 1973, “Gli esami non finiscono mai” si imprime come lavoro finale di Eduardo di Filippo.

http://napolidieduardo.blogspot.com/2012/12/gli-esami-non-finiscono-mai-di-eduardo_28.html(PHOTO CREDITS:ANSA.T)

Districandosi sapientemente tra gli accenni, le allusioni, i ghigni gretti e beffardi del mondo borghese, l’autore prende parte alla danza dei ruoli.

Ruoli presunti, assunti.

Annaspando, cerchiamo di farci largo tra i giudici, i criticatori seriali ma sempre catapultati sul banco degli imputati.

La sua storia è la nostra storia, quando al finire del terzo atto sentiamo la testa ciondolare, le membra affievolirsi di pari passo con la speranza; dunque come lui scegliamo il silenzio, constatiamo l’ineluttabile.

Ossequi a lor signori.

La gente si intromette nella vita dell’individuo, ne condiziona insistente l’esistenza.

 Il buio è desiderio, il testamento non scritto.

http://napolidieduardo.blogspot.com/2012/12/gli-esami-non-finiscono-mai-di-eduardo_30.html (PHOTO CREDITS: ANSA.IT)

Occupando un posto peculiare nell’ultima produzione dell’autore napoletano, gli Esami si presentano come singolarità universale, in grado di riprodurre l’infrangersi del sogno umano, dell’illusione ferita.

La lingua si congela; rimane lo sforzo disperato che compie l’uomo, il tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato.

Rimane il teatro.

Giorgia Leuratti