Svoltasi a Berlino la cerimonia degli European Film Awards, EFA, 2019. “La favorita” in testa.
In un Europa allo sbando, economicamente e ideologicamente fratturata da differenze folkloristiche inevitabili all’interno di una comunità variegata e variopinta quale è l’UE che da anni professa un’unione insperata e perennemente utopica tra membri apparentemente inconciliabili, solo una serata sancisce l’esistenza di una compagine coesa, gli European Film Awards, EFA, gli oscar a dodici stelle.
Il recentissimo sette dicembre a Berlino si è svolta l’attesa cerimonia per sancire il signore d’Europa, cinematograficamente parlando. In gara anche Marco Bellocchio con “Il traditore” che continua la sua corsa al successo ma che agli EFA deve accontentarsi delle candidature perché Yorgos Lanthimos con la sua “La Favorita” coproduzione di Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti sbaraglia la concorrenza aggiudicandosi i quattro grandi miglior film, miglior commedia, miglior regista, miglior attrice a Olivia Colman. Ad Antonio Banderas dopo il grand prix a Cannes spetta il miglior attore, sconfitto ancora Favino che soccombe di fronte all’introspettiva interpretazione dello spagnolo. La miglior sceneggiatura alla francese Celina Sciamma per “Ritratto della giovane in fiamme” con la nostra stupenda Valeria Golino.
L’Italia che concorreva anche al miglior documentario col “Selfie” di Agostino Ferrente coprodotto con la Francia, all’European University Film Award con “La paranza dei bambini” di Claudio Giovannesi e al premio del pubblico con “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher e “Dogman” di Garrone spettato al “Cold War” di Pawel Pawlikowski, va via dalla capitale tedesca a mani vuote ma con una degnissima rappresentanza agli EFA che continua ad ammantare lustro ad un cinema finalmente ritrovato.