“Evidentemente abbiamo fatto male qualcosa”, è stato il commento del presidente, Alberto Fernández, quando ormai i risultati andavano verso la certezza. La maggioranza di governo ha perso le elezioni primarie, obbligatorie in Argentina per definire i candidati di ciascuna lista. È, a ogni modo, un test elettorale a tutti gli effetti perché potrebbe anticipare quello che sarà l’orientamento degli argentini il 14 novembre. Gli argentini voteranno oggi per 127 dei 257 seggi alla Camera dei deputati, mentre in otto province saranno aperti al voto 24 dei 45 seggi dei senatori. Per essere ammesso alle legislative di novembre, ogni potenziale candidato dovrà ottenere oggi almeno l’1,5 per cento dei voti. Si tratta delle prime elezioni che affronterà il presidente Fernandez dall’inizio del mandato a dicembre del 2019, quando sconfisse Mauricio Macri al primo turno delle elezioni generali di quell’anno con il 48,2 per cento delle preferenze. Nonostante l’alto indice di popolarità iniziale, la crisi economica aggravata dal contesto della pandemia che ha causato quasi 113.000 morti e 5,2 milioni di contagi, ha logorato progressivamente l’immagine positiva di Fernandez che ad agosto secondo diversi sondaggi era scesa al di sotto del 40 per cento. L’ultimo colpo inferto alla popolarità del presidente è derivato dallo scandalo delle foto della festa di compleanno della sua compagna, Fabiola Yanez, a luglio del 2020, in pieno lockdown decretato dallo stesso Fernandez.

Il governo, in sostanza, incassa il colpo della gestione della pandemia e della conseguente crisi economica principali fattori che hanno visto calare notevolmente la popolarità di Fernández, dimezzata in questi due primi anni di governo. Ad aggravare il quadro, infine, una polemica sulla festa di compleanno della compagna, Fabiola Yáñez, le cui foto, risalenti al luglio del 2020, cioè durante il lungo lockdown, sono state diffuse poche settimane prima del voto.

La sconfitta del Frente de Todos, la coalizione peronista, dà nuove speranze alla opposizione di Juntos por el Cambio, guidata (parzialmente) da Mauricio Macri e alla ricerca di equilibri interni tra le varie anime. In questo scenario, dal voto risulta affermarsi la corrente del governatore della città di Buenos Aires, Horacio Rodríguez Larreta, che potrebbe tentare la leadership e la candidatura alla presidenza argentina nel 2023.