Il 23 luglio 1908 nasceva Elio Vittorini, uno dei massimi scrittori del panorama italiano. La sua, una scrittura a cavallo tra realismo e simbolismo; tra crudo realismo e memoria proustiana. Tra i romanzi: “Uomini e no (1945)”; “Le donne di Messina (1949); “Le città del mondo (1969)”.
Spirito inquieto e ribelle, Elio Vittorini – figlio di un ferroviere – diverse volte da adolescente scapperà di casa alla scoperta del mondo. Nel 1924 conosciuto un gruppo di anarchici siracusani interromperà gli studi tecnici e lascerà di lì a poco la Sicilia per trasferirsi poi a Gorizia. Spiccate fin da giovane le sue doti letterarie, nonché un maturo pensiero politico: risale infatti al 1926 il suo primo articolo politico sulla rivista “La conquista dello Stato” in cui dichiara posizioni fasciste antiborghesi. Da lì a poco la collaborazione con “La Stampa” e la pubblicazione su “La fiera letteraria” il racconto intitolato “Il ritratto di re Giampiero“. Questo, solo l’inizio di una ricca carriera letteraria.
Elio Vittorini, una penna sopraffina tra letteratura ed impegno politico
Giovane dal piglio sopraffino, Elio Vittorini si rivelerà al mondo letterario nel 1927 collaborando inizialmente con “La Stampa” ed estendendo poco dopo la sua collaborazione a “Il Mattino“; “Il Lavoro fascista” e altri periodici. Evidenziando sempre più un pensiero antifascista, i periodici paganti inizieranno a recedere le loro collaborazioni e così Vittorini sarà costretto a ripiegare su una piccola rivista fiorentina, “Solaria“, dove pubblicherà una serie di racconti raccolti successivamente nel volume “Piccola borghesia (1931)”. Questi gli anni, inoltre, in cui maturerà anche un particolare interesse per la letteratura anglosassone e come Cesare Pavese, con il suo lavoro di traduzione simultanea, contribuirà alla diffusione della letteratura anglosassone e del mito americano in Italia.
Insieme a “Piccola borghesia“, “Garofano rosso (1933-35)”; “Nei Morlacchi – Viaggio in Sardegna (1936)”, la sua scrittura si rivelerà ancora un intersecarsi di memoria proustiana e crudo realismo al confine con un vero e proprio documentarismo. Ma, con “Conversazioni in Sicilia (1941)” maturerà una penna tra realismo e simbolismo dove i ricordi si trasformano in mitiche figurazioni. Così tra realismo e simbolismo, Elio Vittorini risente dell’influsso di quei scrittori americani di cui è stato a lungo traduttore e di cui ne darà massima espressione in “Sempione strizza l’occhio al Fréjus (1947)”;  “Le donne di Messina” e ” La Garibaldina” nella raccolta “Erica e i suoi fratelli (1956)”.
La politica
Dall’indole libera e pungente, la personalità di Elio Vittorini si distinguerà sempre per una concreta apertura e libertà di pensiero; spesso però al limite dell’anarchia. Fin da giovane antifascista, passerà infatti tardivamente tra le fronde del partito liberal socialista. Uno spirito, il suo che influenzerà notevolmente anche la produzione letteraria soggetta alle diverse correnti di pensiero, sia intellettuale che artistico. Ormai all’apice della carriera, alla direzione della collana di Mondadori “La Medusa“, si affaccia altresì al mondo cinematografico dedicandosi alla sceneggiatura di una pellicola mai realizzata, “Le città del mondo“, il cui romanzo sarà pubblicato postumo nel 1969. Negli ultimi anni di vita, segnati da una grave malattia, fervido il suo impegno editoriale: prima alla direzione della collana Mondadori, “Nuovi scrittori stranieri“; poi in quella dell’ Einaudi Nuovo Politecnico. La morte, il 12 febbraio 1966.
Annagrazia Marchionni
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