Emilio Salgari è stato uno dei più grandi scrittori vissuti a cavallo tra due secoli. Attraverso racconti avventurosi parla di terre lontane, personaggi curiosi ed esotici, viaggiando nel mondo intero senza mai uscire dalla stanza. Nato a Verona nel 1862, esordisce come scrittore nelle appendici di un giornale, ma ben presto viene conosciuto per i suoi romanzi d’avventura. Particolarmente famoso è lo spartito di racconti del ciclo indo-malese, con il celeberrimo protagonista Sandokan, la tigre della Malesia.
Emilio Salgari, amato dai lettori e sfruttato dagli editori
Emilio Salgari cominicia a Verona la sua carriera giornalistica e di scrittore. Più precisamente, la sua prima opera pubblicata è un racconto diviso in puntate su La Valigia, settimanale milanese. Si tratta de “I selvaggi della Papuasia”, scritto all’età di vent’anni. Nel 1883 esce sul giornale veronese La Nuova Arena– di cui Salgari diventerà redattore- “La tigre della Malesia“, riedito come “Le tigri di Monpracem”, che gli valse un grande successo.
Nel 1892 sposa Ida Peruzzi, attrice di teatro torinese, insieme alla quale trascorre un breve periodo nella città di Genova. Qui, ispirato dalla brezza marina, scrive e conclude “Il Corsaro Nero”, e conosce Giuseppe Garuti, in arte “Pipein Gamba“, che sarebbe poi diventato il primo illustratore dei suoi racconti. Nel 1900 si trasferisce a Torino, in Corso Casale, dove oggi si può vedere l’epigrafe a lui dedicata, al civico 205:
“Fra queste mura Emilio Salgari visse in onorata povertà popolando il mondo di personaggi nati dalla sua inesauribile fanstasia, fedeli ad un cavalleresco ideale di lealtà e di coraggio. Perchè gli italiani non dimentichino la sua genialità avventurosa, il suo doloroso calvario, la rivista “Italia sul mare” questo ricordo pose“.
Il crepuscolo a Torino
Il 3 aprile 1897, Margherita di Savoia, regina d’Italia, nomina Emilio Salgari col titolo di “Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia”. Quello è stato probabilmente l’unico riconoscimento autentico che lo scrittore ha avuto in vita. Nonostante questo, la sua situazione economica non ha avuto una ripresa. Alle complicazioni dovute alla mancanza di denaro si aggiunge la malattia della moglie, sempre più ingestibile, che costringe Salgari a rinchiudere Ida in un manicomio.
È ormai l’ultimo periodo dell’autore che, tra ristrettezze economiche, la mancanza e la malattia di Ida, ritmi forsennati imposti dai contratti con gli editori senza scrupoli, non riesce più a vedere un’uscita. I contratti firmati costringono Salgari a produrre tre libri all’anno, e l’esaurimento nervoso, la fatica e la stanchezza sono dietro l’angolo. Di seguito un frammento contenuto in una lettera indirizzata all’amico e illustratore Gamba:
“La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno e alcune della notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza avere avuto il tempo di rileggere e correggere“.
La penna spezzata
E così Emilio ha perso il piacere di scrivere, il piacere di “viaggiare senza la seccatura dei bagagli“, portando con sè un macigno molto più pesante di una valigia. Il 25 aprile 1911 raggiunge le colline oltre la chiesa Madonna del Pilone di Torino, sopra Corso Casale, con in tasca un rasoio che gli avrebbe reciso la gola e le viscere. In casa vengono ritrovate diverse lettere- si dice che in origine ne fossero state trovate tredici, ognuna indirizzata a una persona diversa- e ai suoi editori, avvoltoi senza remore, scrive:
“A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna“.
Nelle lettere dedicate ai figli Emilio si definisce un vinto, ma per quel che vale, ne siamo testimoni tutti oggi, la sua penna e la sua vita- come il suo corpo- si sono spezzati, ma la sua fantasia continua a inondarci senza sosta. Questo flusso creativo e geniale non potrà mai essere spezzato.
Joelle Cotza
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