Emozionarsi d’arte, incontriamo la scienza

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Di Redazione Metropolitan

Che cos’e’ la Scienza? E’ un sistema di conoscenze ottenute attraverso un’attività di ricerca, prevalentemente organizzata con procedimenti metodici e rigorosi, coniugando la sperimentazione con ragionamenti logici. Si intende quindi il risultato delle operazioni del pensiero, in quanto oggetto di codificazione sul piano teorico e di applicazione sul piano pratico. E’ quindi una designazione convenzionale di una o più discipline affini nell’ambito di programmi o piani di studio o di ricerca.

La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare queste emozioni producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro personale e scientifica visione della vita. Ecco come la scienza viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencati alcuni degli artisti più lscientifici della storia dell’arte.

Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo, 1450

Colui che si avvicinò artisticamente all’applicazione delle regole della prospettiva, fu Piero della Francesca. Nell’opera Flagellazione di Cristo, infatti, realizzò una composizione che divise il dipinto in due parti attraverso una colonna corinzia. A sinistra, in una loggia classica vi è Cristo incatenato, circondato da aguzzini che lo flagellano al cospetto di Pilato seduto. A destra invece si svolge una conversazione fra tre uomini, estranei alla drammaticità e alla violenza della scena a fianco.

La matematica e la prospettiva rivestono un ruolo fondamentale nell’opera. Tutti i dettagli furono studiati con grande attenzione, servendosi della legge della sezione aurea. Le linee di fuga convergono verso un punto del pavimento e la sensazione è quella di osservare la scena dal basso. La prospettiva di grandezza, rende chiara la distanza dal primo piano allo sfondo. Il pavimento inoltre è decorato con grandi rettangoli geometrici che funzionano da griglia prospettica aiutando a percepire la profondità dello spazio.

Leonardo da Vinci, L’uomo vitruviano, 1490

Leonardo, ebbe da sempre la convinzione che tutti i fenomeni naturali potessero essere spiegati per mezzo delle leggi della geometria e della scienza. Nell’Uomo vitruviano, riuscì a raffigurare un corpo naturale sotto forma geometrica attraverso l’armonia, l’ordine e la proporzione. Infatti nel disegnare una figura umana consigliò di misurare attentamente i rapporti fra gli arti ricorrendo alla matematica e alla Divina Proporzione. Tanto da rendere l’opera un’icona contemporanea, simbolo della centralità dell’uomo come misura di tutte le cose.

Basandosi sul trattato De Architettura di Vitruvio, Leonardo disegna sul foglio un corpo umano inscritto geometricamente in un cerchio e in un quadrato. Le braccia sono riprodotte in due posizioni differenti: nella prima le dita toccano il cerchio, mentre nella seconda toccano i lati del quadrato. Idem per le due posizioni delle gambe. Alcune linee rette orizzontali separano il collo dal torace, passano sui capezzoli, sopra il pube e sotto le ginocchia. La figura umana viene quindi analizzata e misurata con strumenti della scienza, matematici e geometrici.

Georges Seurat, Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte, 1884

Seurat è stato un pittore francese precursore del puntinismo. Appassionato alla teoria del colore, sperimentò a lungo una sua pittura basandosi su leggi ottiche, percezione visiva e colori complementari. Studiò a lungo il modo scientifico per cui i nostri occhi percepiscono mediante l’utilizzo di dischi cromatici riportati sulla corona esterna. La tecnica pittorica che ne scaturisce si basa sulla mescolanza ottica, fondata su una rigorosa giustificazione della scienza.

Nell’opera Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte, l’artista inserisce questo studio sui colori, componendo il dipinto di innumerevoli puntini monocromatici. La tecnica del puntinismo, consiste in un illusione ottica che rende visibili questi puntini solo avvicinandosi. Mentre ad una distanza maggiore la nostra percezione fa sì che punti vicini interagiscano e si fondano. Anche la scelta dei colori segue regole ben precise, legate al comportamento e alla variazione della luce. Le forme vengono messe in evidenza da contrasti di chiarezza e di complementari. Ad esempio, si notano le differenze di totalità nel prato, un verde chiaro e brillante nella parte illuminata dal sole, mentre un verde scuro delle zone d’ombra. 

Canaletto, Piazza S. Marco, 1744 - Photo Credits: skuola.net
Canaletto, Piazza S. Marco, 1744 – Photo Credits: skuola.net

Canaletto, Piazza S. Marco, 1744

Canaletto, artista proveniente da una famiglia di scenografi teatrali, è noto soprattutto come vedutista. Non aveva la macchina fotografica ma utilizzava soltanto la camera ottica, con la quale riuscì ad inventare alcune delle tecniche fotografiche attuali, come il fisheye. L’artista si avvalse di valori matematici e della prospettiva. Grazie ad essi allargava la scena con viste grandangolari, conferendo così un’ampiezza particolare, diversa dal naturale. Con una tale tecnica, l’osservatore del dipinto non riesce a percepire il corretto punto di vista, venendo così ingannato dalla rappresentazione prospettica della veduta.

Ecco un esempio: Piazza San Marco del 1744 e la sua versione “incorniciata” del 1756. Nel primo caso Canaletto si affida al punto di vista rialzato. Mostra una maggiore porzione di pavimento, che consente di cogliere la lunghezza della piazza. Nel secondo caso, invece, il punto di vista è ad altezza d’uomo. Inoltre la profondità è data dalla presenza dell’arco che determina il primo piano e incornicia la rappresentazione. Entrambe le versioni hanno piccole figure che animano lo spazio della piazza, smorzando la rigidità della prospettiva.

Bill Viola, Emergence, 2002 - Photo Credits: artribune.it
Bill Viola, Emergence, 2002 – Photo Credits: artribune.it

Bill Viola, Emergence, 2002

Viola è uno dei massimi esponenti della videoarte, un linguaggio artistico basato sulla creazione e riproduzione di immagini in movimento mediante strumentazioni video. In questo caso l’arte si fonde alla scienza attuale dei videomaker. Nelle sue opere, utilizza filmati video o videoinstallazioni multimediali incentrate nella rappresentazione allegorica di opere classiche, in cui convergono influenze diverse, dalla musica alla filosofia, fino ai mass media. Ad esempio, famoso è il suo ciclo di video che riproduce sotto forma di piccoli cortometraggi le opere classiche dei grandi artisti del passato.

Un esempio è l’opera Emergence, che si ispira all’affresco del “Cristo in pietà” di Masolino da Panicale. Essendo un video, i tre protagonisti si muovono mettendo in scena la Pietà. Non essendo un immagine ferma e unica, Bill Viola riuscì a contaminare il dipinto classico con altre suggestioni del passato, come il legame con i sarcofagi romani, con la Pala Baglioni di Raffaello, con la Pietà Rondanini di Michelangelo, e con la Morte di Marat di David. Inoltre, introduce nell’opera l’elemento dell’acqua che sgorga dal sepolcro, simbolo di morte ma anche di rinascita in riferimento alla fuoriuscita dei liquidi amniotici durante il parto. Attraverso questa simbologia riesce a creare così una narrazione circolare tra l’inizio e la fine della vita.

Federica Minicozzi