Dalle campagne inglesi ad un Campionato del Mondo: questa la strada dell’Enduro, dal dopoguerra ai giorni nostri. Evoluzione di una disciplina unica dalla quale sono nati altri sport, come costole provenienti da uno stesso essere. E che l’affetto del pubblico ha fatto diventare una istituzione mondiale.

La nostra breve panoramica sulle origini dell’Enduro si era fermata al dopoguerra, quando, al terminare delle ostilità belliche, le due ruote ricominciarono a sfrecciare. Lungo percorsi diversi, tra mulattiere di ogni genere (Enduro), in circuiti aperti e, quindi, da percorrere con l’ausilio di un navigatore (Motorally) o, negli ultimi tempi, in tracciati indoor disseminati di ostacoli artificiali (SuperEnduro). E come si è evoluta la disciplina, seguendo linee differenti, si è modificato anche il nome.

Quello che un tempo si chiamava ‘Country-Cross’ (con evidente allusione al primitivo sfondo della disciplina, ossia la campagna), intorno agli anni ’70 venne chiamato ‘Regolarità’; assume la denominazione odierna solamente sul finire degli anni ’80. Escluso il nome che aveva agli albori, gli altri due appellativi racchiudono molto bene la natura delle gare di Enduro: dal termine inglese ‘endurance’, che significa ‘resistenza’, si comprende bene quanto queste competizioni non premino la velocità, ma la continuità.

Tim Gibbs, in una delle prime manifestazioni europee PHOTO CREDITS: Speed Track Tales

Infatti, mentre in tutte le altre manifestazioni sportive vince il pilota più veloce, ossia quello che porta a termine un percorso prestabilito nel più breve tempo possibile, in tornei del genere (e per avere un esempio più chiaro basta pensare al più famoso WEC) ha la meglio chi è più costante in condizioni di sforzo prolungato. Il tratto distintivo che differenzia l’Enduro dalla competizione che accoglie anche la celeberrima prova al Circuit de La Sarthe è che lo sforzo non provocato dalla lunghezza di gara, bensì dal Codice della strada e dalla qualità dei tracciati.  

Il rispetto delle norme del Codice sta alla base delle differenziazioni che questo sport ha col Motocross: in quella disciplina, infatti, non valgono le stesse norme che vigono nella ‘guida’ di tutti i giorni. Invece nell’Enduro la moto deve essere conforme ai regolamenti vigenti, come se dovesse essere destinata alla circolazione libera, e il rider che la guida è tenuto ad attenersi scrupolosamente a quanto riportato nel Codice della strada. Unito al fatto che i tracciati sono ‘aperti’ al traffico e che la partenza non è ‘in massa’ ma singola, questa è la peculiarità dell’Enduro.

Gritti su Gilera nel 1975 PHOTO CREDITS: Motociclismo

Il successo di questa disciplina si rivelò crescente, anno dopo anno. Per questo, dopo una prima fase di competizioni limitate ai soli paesi produttori di motocicli (Regno Unito e Francia, in primis), la manifestazione si allargò sempre più, coinvolgendo paesi e nazioni prima non considerati. Risale al 1964 il primo tentativo di campionato del vecchio continente, chiamato ‘Trofeo europeo di Regolarità’, e che, in quello e nei successivi 4 anni, consta delle prove nelle Valli Bergamasche, a Strakonice (Cecoslovacchia) e a Zakopane (Polonia).

Il 1968 è l’anno della consacrazione: per oltre 20 anni, fino al 1989, questa è la manifestazione più importante del mondo. Con gli anni ’90, la competizione si allarga ancora di più, venendo rimpiazzata dal Campionato Mondiale (anche se vedrà nuovamente la luce per un altro ventennio, a partire dal 1992) e mantenendo la conformazione che ha tuttora. Che ha visto un trofeo nato nelle campagne inglesi e riservato a poche nazioni diventare un appuntamento che ospita piloti da ogni parte del mondo.

La 25° edizione della prova nelle Valli Bergamasche PHOTO CREDITS: Pinterest