Al via la 59° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia; il tema del Padiglione Grenada. Posticipata di un anno per la pandemia Covid-19 la manifestazione diviene simbolo di una rinascita artistica e culturale del Paese.

Biennale di Venezia, al via la 59° edizione

”Il latte dei sogni”, questo il titolo della Biennale di Venezia, a cura di Cecilia Alemani, in programma dal 23 Aprile sino al 27 Novembre. Si darà modo ad ogni artista partecipante di descrivere, utilizzando le parole della curatrice;

“Un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé”.

Tra le partecipazioni ufficiali anche in questa edizione è presente il Padiglione Nazionale Grenada, diretto dal Commissario Susan Mains; che indaga il tema generale indirizzando la creatività su tematiche universali quali multietnicità, plurilinguismo e integrazione. Partendo dallo Shakespeare Mas – rappresentazione performativa eseguita nell’isola di Carriacou; e dalle sue contaminazioni di elementi africani, francesi, inglesi, scozzesi, italiani la riflessione artistica giungerà all’affermazione del diritto alla diversità umana e culturale.

Il tutto espresso nel titolo della mostra “An Unknown that Does Not Terrify”. In armonia con lo spirito della rassegna artisti autoctoni o originari del posto; Cypher Art Collective of Grenada: Oliver Benoit, Billy Gerard Frank, Ian Friday, Asher Mains; e, ancora, Susan Mains, Angus Martin, Samuel Ogilvie).

Ma anche artisti internazionali come Giancarlo Flati, Anna Maria Li Gotti;,Nino Perrone; e, ancora, Rossella Pezzino de Geronimo; Marialuisa Tadei; Identity Collective: Ezio Balliano, Cristina Corvino, Franca D’Alfonso, Elia Inderle. E, infine, Fernando Mangone, Peter Nussbaum, Fedora Spinelli, Armando Velardo. Tutti si confronteranno sul tema con un linguaggio cosmopolita che vedrà video art, realtà aumentata, pittura, scultura e performance.

Il tema del Padiglione Nazionale Grenada

La mostra partirà dall’analisi dello Shakespeare Mas per ragionare sul “diritto all’opacità”; teorizzato dal filosofo e scrittore della Martinica Edouard Glissant. inteso, secondo l’intellettuale, come diritto a “non essere compresi totalmente e non comprendere totalmente l’altro; perché ogni esistenza ha un fondo complesso ed oscuro che non può e non deve essere attraversato dai raggi X di una pretesa conoscenza totale.”

A tal proposito appare significativa l’installazione Empathy of Place di Asher Mains del collettivo Cypher Art Collective of Grenada che seppur analizzi l’esperienza materiale ed estetica generata dallo Shakespeare Mas, con oggetti che richiamano il rituale (reti da pesca, remi, spugne…), in realtà rappresenterà un’esplorazione sulla propria identità e sulla percezione della realtà attraverso l’interazione tra ambiente e oggetti di un luogo, nonostante la consapevolezza di comprendere pienamente se stessi e gli altri. A tal proposito scrive Glissant:

“Ogni realtà è un arcipelago; vivere significa errare da un’isola all’altra, ognuna delle quali diventa un po’ la nostra patria.”

Da una prospettiva volta all’integrazione, senza trascurare la propria singolarità, nasce la metafora del viaggio. A tal proposito la mostra esorta a tagliare gli ormeggi lasciando il porto sicuro di una tradizione e di un’appartenenza culturale, per navigare in mare aperto, con animo accogliente verso il “diverso”, dando voce a tutte le culture che costituiscono insieme la Totalità. 

Biennale di Venezia, una sala dedicata alle opere fotografiche

Un’intera sala espositiva sarà destinata a ospitare opere fotografiche di realtà aumentata della fotoreporter e visual artist Rossella Pezzino de Geronimo, sempre vicina alla salvaguardia della biodiversità e alla tutela delle minoranze. Gli scatti, della serie Liquid Chaos, indagheranno l’elemento acqua concepita sia come entità pura e primigenia, da cui tutto origina, sia come elemento instabile nel suo eterno fluire. Da qui una riflessione universale sulla profonda necessità di come l’essere umano debba destrutturarsi per potersi superare e rinascere diverso e aperto all’alterità. Messaggio quest’ultimo ribadito da Anna Maria Li Gotti, Peter Nussbaum, Nino Perrone, Fedora Spinelli, Marialuisa Tadei che muovono da una ricerca contemplativa, mediante il linguaggio del colore, per consegnare al fruitore una dimensione spirituale e altamente simbolica.

Paradigmatico è poi il film di Billy Gerard Frank che rifletterà, con uno sguardo storico, sulla vita dell’abolizionista Cugoano, John Stuart. Ridotto in schiavitù in Africa, portato a Grenada e poi in Inghilterra, tutta la produzione letteraria di cui fu autore, rappresenta oggi una delle critiche più dirette alla schiavitù mossa da uno scrittore di origini africane.

Due filoni narrativi

L’esposizione seguirà quindi due filoni narrativi, il primo verterà sulla metamorfosi e sul travestimento. A tal proposito è necessario citare le composizioni pittoriche di Susan Mains ispirate al rituale dello Shakespeare Mas dove i soggetti sono le maschere del Carnevale a Carriacou. Tale produzione è testimonianza di un’espressione culturale unica derivata dalla colonizzazione dell’isola da parte dei francesi e dall’imposizione del cattolicesimo su gran parte della popolazione ridotta in schiavitù in base al Codice Nero del 1685. E ancora tralasciando citazioni storiche, emblematiche saranno le narrazioni estetiche di Cristina Corvino, Alfonso Mangone, Armando Velardo, Giancarlo Flati che, seppur con materiali e stili eterogenei, indagheranno sul concetto di trasformazione e nuovi linguaggi al fine di comprendere l’umano nella sua interezza.

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Secondo aspetto della mostra sarà la riflessione sull’identità culturale; nello specifico patrimonio mnemonico di ogni Stato, popolo o tribù. A tal proposito Oliver Benoit decostruirà il rituale dello Shakespeare Mas per svelarne i significati nascosti sfuggiti nel corso degli anni, che verranno da lui proposti in composizioni acriliche; Ian Friday e Samuel Ogilvie attraverso una video performance coniugheranno l’energia ritualistica dello Shakespeare Mas, dando origine a un linguaggio comune che nasce dal cambiamento dei tempi.

John Angus Martin invece porterà avanti il suo studio basato sugli impatti dell’invasione europea delle Americhe dopo il 1492; in particolare verso le popolazioni indigene e le terre caraibiche. Infine Ezio Balliano, Franca D’Alfonso, Elia Inderle con un medium pittorico soffice e poetico guarderanno a un mondo passato di reminiscenze con uno spirito desideroso di riscrivere la storia, attraverso un pensiero che travalichi ogni limite o contingenza per farsi universale.