Essere madri (negli anime): l’esempio di Bulma e Chichi

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Di Redazione Metropolitan

Bulma e Chichi: madri ma non solo. Quello della maternità è un argomento che forse ancora non è largamente presente come tema principale all’interno delle opere di fantasia di stampo “orientale” come anime e manga.

Capiamoci, è pieno di “madri famose” ma poche di loro sono al centro della narrazione delle singole opere, anche perché, quasi sempre le madri dei protagonisti sono quasi sempre o scomparse o peggio, costringendo molte volte i personaggi ad una repentina maturazione o ad affidarsi a figure genitoriali sostitutive, quali maestri o tutori.

Prendiamo come esempio i fratelli Elric (Full Metal Alchimist) “accuditi” dalla loro maestra, che per loro è stata appunto come una madre, o Gon (Hunter x Hunter) cresciuto da sua zia Mito. Tuttavia, nel mondo degli anime e dei manga, esistono due “maestose” figure femminili e materne, che nei decenni hanno mantenuto ben in evidenza il loro status, non solo di donne capaci di prendersi la scena all’interno di un Battle Shonen, ma soprattutto famose proprio per il loro ruolo genitoriale: l’opera è Dragon Ball e le due madri sono Bulma e Chichi. Personaggi magistralmente caratterizzati e molto diversi tra di loro.

Chi sono Bulma e Chichi?

Sarebbe inutile ricostruire la loro storia, essendo le due ormai dei personaggi iconici, presenti sin dagli albori dell’opera, entrambe infatti “compagne” del protagonista: una di viaggio, Bulma, durante la primissima ricerca delle sfere del drago, l’altra, Chichi, in senso romantico, parliamo pertanto di alcune loro caratteristiche principali:

Bulma rappresenta la modernità, non solo tecnologica, ma anche di pensiero. Una donna contemporanea che si proietta continuamente nel futuro (non a caso sarà proprio lei, assieme a suo figlio Trunks, protagonista delle saghe “futuristiche”). Bulma rompe continuamente gli schemi “classici” della femminilità, ossia quegli stereotipi che hanno per molto tempo tormentato il genere femminile, soprattutto in oriente: viaggia da sola, è indipendente, pensa con la sua testa (su questo non ci piove e meno male, vista l’enorme intelligenza della quale è dotata), gestisce un impero economico e cresce un figlio praticamente senza l’aiuto del padre, almeno per i primi tempi (ricordiamo tutti le sue affermazioni su Vegeta durante la saga dei Cyborg, poco dopo aver presentato suo figlio al gruppo dei guerrieri).

Chichi, al contrario, rappresenta un modello più “canonico” (secondo ovviamente determinati standard culturali), ossia quello della casalinga. Non è di certo una donna leggera o frivola, assolutamente, anzi, è una capacissima guerriera con un carattere poco accondiscendente (una Sayan senza la coda), tuttavia al contrario della sua “controparte” della Capsule Corporation decide di dedicarsi soprattutto alla cura della casa e preferisce trascorrere una vita tranquilla lontano dal caos delle grandi città. 

Ma parliamo del loro essere madri

Essendo personaggi diametralmente opposti, ovviamente svolgono il loro “ruolo” materno in maniera differente, tuttavia convergendo su una caratteristica: fondamentalmente sono, per quanto entrambe sposate, paragonabili a madri single. Infatti, almeno per una buona parte dell’opera, i rispettivi compagni non potranno di certo considerarsi genitori presenti e attenti (per quanto Vegeta, soprattutto in Super, dimostrerà di essersi affezionato al suo ruolo genitoriale soprattutto nei confronti della sua secondogenita), ma non solo, entrambe risentono inevitabilmente della propria cultura di provenienza. Se Bulma è una madre permissiva e meno oppressiva, appunto, un genitore “moderno”, non solo da un punto di vista filosofico ma anche sociologico, infatti è una madre lavoratrice che conta moltissimo sull’iuto dei nonni, Chichi, tradizionalista, è estremamente presente ed oppressiva, si prende personalmente cura della sua famiglia ed è desiderosa che suo figlio Gohan riesca ad imporsi nella società, opprimendolo nello studio e pretendendo di decidere per lui in moltissime occasioni. 

Per quanto nessuno in questa sede metta in dubbio i valori genitoriali di entrambe e l’amore per i propri figli, dimostrato più e più volte, risulta lampante che parliamo di due approcci molto diversi, dovuti al fatto che nel caso di Bulma la maternità non sembra aver sconvolto particolarmente la propria vita, non sembra averla influenzata più di tanto, mentre per Chichi è stato evidentemente un evento che l’ha costretta/convinta a cambiare drasticamente la sua vita (ricordiamo che Chichi nasce come guerriera e si ritrova casalinga), tuttavia riuscendo a reinventarsi in maniera funzionale.

Concludendo…

Bulma e Chichi non sono solo personaggi comprimari di un’opera a forte trazione maschile, ma possono essere considerate addirittura modelli di femminilità, a prescindere ovviamente che ci si senta o no rappresentati, anche perché di certo, ciò va detto, non possono pretendere di accollarsi da sole, attraverso il loro dualismo, l’onere di una rappresentazione collettiva totale, soprattutto all’interno del complesso panorama sociale nel quale viviamo, tuttavia, di certo hanno saputo farsi largo tra guerrieri invincibili, situazioni drammatiche e nel compito più difficile che ci sia: essere, tutto sommato, dei buoni genitori.

Dario Bettati

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