
Nato il 26 aprile 1798 a Charenton, Eugène Delacroix è considerato il principale rappresentante della corrente romantica francese, tanto da essersi guadagnato l’appellativo di Principe dei Romantici.
Delacroix e l’influenza dei grandi pittori
Nonostante gli studi umanistici affrontati al liceo avessero temprato la mente del giovane artista, dopo aver affrontato il suo apprendistato artistico presso il pittore accademico Pierre-Narcisse Guérin, Eugène Delacroix abbandona prestissimo la formazione accademica, troppo insofferente a qualsiasi schema prestabilito ed amante della cultura esotica.

In fondo, ogni mente geniale si alimenta proprio della necessità di evadere le “tendenze” comuni dell’epoca in cui vive. Così, lo stesso artista francese decide di coltivare i propri studi da autodidatta, analizzando le ricche collezioni del Louvre. In particolare è attratto dal disegno e dai colori, accesi e corposi, dei dipinti di alcuni pittori italiani del passato. Sono al centro dei suoi studi Michelangelo, Tiziano, Raffaello, Giorgione. Lo stile drammatico e movimentato delle opere di Delacroix ricorda, inoltre, l’influenza di Caravaggio.
L’amicizia con Géricault: un incontro che gli cambia la vita
Rivoluzionario per Delacroix è stato indubbiamente l’incontro con Géricault, artista contemporaneo che gli trasmette l’importanza di affrontare temi impegnati e di dipingerli con trasporto emotivo, tanto da riuscire ad evocare immagini forti, di una drammaticità concreta e viva. Lo stesso Géricault lo sceglie come uno dei modelli per il quadro La zattera della Medusa.
Géricault mi permise di vedere La zattera della Medusa quando ancora ci stava lavorando. Fece una tremenda impressione su di me tanto che quando uscii dal suo studio cominciai a correre come un pazzo e non mi fermai finché non raggiunsi la mia stanza.
L’attività giovanile di Delacroix: tra influenze classiche e contemporanee
Le opere con cui l’artista si afferma nel panorama artistico dell’epoca sono ancora fortemente condizionate da queste correnti classiciste. Tuttavia, già da queste inizia a delinearsi lo stile peculiare del pittore. Particolare attenzione è riservata soprattutto al dipinto La barca di Dante (1822) che ha diviso la critica contemporanea, tra ammirazione e perplessità.

L’opera, che presenta la scena descritta nell’Inferno dantesco, in cui Dante e Virgilio sono guidati da Flegias verso la città di Dite, risulta tradizionalista ma anche rivoluzionaria. Se da un lato, infatti, i corpi possenti e scultorei richiamano Michelangelo, l’uso dei colori puri trasmette il realismo del dipinto. Inoltre, la struttura del quadro e la drammaticità dell’evento sembrano quasi alludere al grave fatto di cronaca descritto dal suo amico Géricault. Per queste ragioni, l’opera suscita subito scalpore e divide la critica: adorato da molti ma considerato “una vera e propria imbrattatura” da altri, è stato presto acquistato dallo Stato Francese.
L’assoluto capolavoro di Eugène Delacroix: La libertà che guida il popolo
In seguito agli anni di sperimentazione in cui il grande artista studia le correnti del passato in rapporto al proprio modo di concepire la realtà, giunge finalmente al punto più alto della sua carriera artistica nel 1830. Quell’anno Delacroix realizza, infatti, La libertà che guida il popolo, considerato da Argan “il primo quadro politico nella storia della pittura moderna“. L’opera è ispirata alle Tre gloriose giornate: dal 27 al 29 luglio 1830 i parigini si ribellarono all’opprimente politica di Carlo X di Borbone e, dopo aver alzato le barricate nelle strade, riuscirono a trionfare.

L’insurrezione rappresentata da Eugène Delacroix è guidata dalla Libertà che con cappello frigio, seno scoperto e piedi nudi, guida il popolo e le genti di tutte le estrazioni sociali, sventolando il tricolore francese. L’opera non celebra la rivoluzione ma quell’ideale di libertà dell’animo romantico dell’artista. Più avanti, infatti, egli stesso scriverà:
Se non ho combattuto per la patria, almeno dipingerò per essa.
Questi sono soltanto pochissimi esempi del geniale Delacroix, attraverso i quali la redazione di Metropolitan Magazine intende ricordarlo il giorno dell’anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 13 agosto 1863.
Martina Pipitone