
Il cortometraggio Lo squalo di Eugenio Sideri dedicato ai 13 operai morti il 13 marzo 1987 in una motonave cisterna al porto di Ravenna
Una tragedia realmente avvenuta, quella di 13 operai, nella stiva di una nave, impegnati in operazione di manutenzione per conto della società Mecnavi. Colpa di un corto circuito che in pochi secondi fa scoppiare un incendio, facendoli morire intossicati dalle esalazioni. Non c’erano estintori.
Ma soprattutto, come dichiarato dall’allora vescovo Monsignor Ersilio Tonini ai funerali, non c’era nessuna dignità in quel lavoro. “Dove gli operai – disse nell’omelia – sono costretti a lavorare per 10 ore in cunicoli dove, posso dirlo? possono camminare uomini e topi”.

Sideri: “Il cortometraggio anticipa lo spettacolo teatrale della prossima stagione”
Nell’anniversario, il regista ravennate Eugenio Sideri ha realizzato questo cortometraggio, una sorta di anteprima allo spettacolo teatrale che andrà in scena nella prossima stagione, che fa rivivere l’ombra scura che si abbatte sulla città quel giorno. Attraverso le parole di Arturo Benelli, interpretato da Enrico Caravita, un immaginario amico e collega di una delle vittime, anche questa di fantasia, Gismondi.
Non che la vita con lui sia stata più generosa. Dal porto se n’è andato poco dopo l’incidente per fare il muratore, poi è rimasto disoccupato a 52 anni. Il ricordo dell’amico morto continua a perseguitarlo, soffocante.
“Come nel film Lo squalo…”
La scena si apre su una campagna desolata, lui siede su una panchina e inizia a raccontare. Descrive quel senso di paura che non lo abbandona mai. “E’ da 26 o 27 anni che vivo con questa sensazione che stia per capitarmi qualcosa… come nel film Lo squalo… quando la musica sale… sale… lui è là, ma non succede niente, però tu sai che c’è, è lì”.
Partono le musiche cupe di Andrea Fioravanti e il racconto di Benelli continua in un interno domestico. Ricorda che lui e Gismondi si erano visti quel giorno, la mattina, al bar. Che aspettava di sapere se l’avessero chiamato a lavorare.
Poi ripensa alla dinamica dell’incidente, la banale scintilla di una saldatura capace di scatenare un incendio che in pochi secondi divampa nella copertura delle cisterne e travolge gli uomini che non hanno un estintore per spegnerlo. Che senza vie di fuga nell’abitacolo in cui sono intrappolati muoiono dopo una lunga agonia, asfissiati dalle esalazioni di acido cianidrico.

La toccante omelia del Vescovo Ersilio Tonini ai funerali
Poi la scena si apre sul Duomo di Ravenna, vuoto. Che all’epoca, il giorno dei funerali, invece, era traboccante di persone. Per condividere un lutto cittadino e una sconfitta sociale. Ma anche per lo scandalo che suscitava la morte di 13 uomini, alcuni giovanissimi, mandati a lavorare in condizioni disumane. Senza il rispetto degli standard di sicurezza e pagati poco.
Carlo Garavini, nei panni del vescovo, pronuncia le indimenticabili parole su uomini e topi. Dice anche che se fossero andati i genitori dei ragazzi a vedere quei cunicoli, avrebbero detto di no, di non andarci, “avrebbero avvertito l’umiliazione spaventosa” e conclude che “niente legittima. Niente serve da scusa. Niente diminuisce le responsabilità”.
Le stesse parole, ripetute alla fine del cortometraggio, ingrandite. Un monito per i tempi incerti che stiamo vivendo e in cui la tematica è purtroppo, ancora attuale, perché le morti sul lavoro non accadano più.
In cantiere, ha anticipato il regista, anche un progetto editoriale che vedrà insieme il copione de Lo squalo con Tantum ergo, il testo che la compagnia Lady Godiva Teatro ha messo in scena nell’estate 2020, dedicato alla Strage della stazione di Bologna.
Lo squalo è visibile su Youtube all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=TnOUYCUm2Lo
Anna Cavallo