Se esiste un Anime il cui finale ha fatto riflettere, nel bene e nel male, il proprio pubblico, quello è sicuramente Neon Genesis Evangelion. Gli ultimi due episodi della serie animata, realizzati in poco tempo e con un budget ridotto, hanno fatto storcere il naso a molti, portando l’autore Hideaki Anno a “correggerli” proponendo un finale alternativo con la pellicola The End of Evangelion e con la nuova tetralogia in corso.
Noi di Infonerd, quindi, abbiamo ritenuto che il finale di Evangelion ben si prestasse alla rubrica What If. Eppure, non è servito sforzarsi troppo per immaginare un finale alternativo. La stessa complessa e stratificata struttura di Evangelion ci mette sul piatto diverse possibilità. O forse, in realtà, solamente una. Scopriamolo assieme.
Evangelion – dalla sofferenza nasce il riscatto
Se c’è un elemento che unisce i Children, questo è sicuramente quello della sofferenza. Per motivi diversi, ognuno dei protagonisti di Evangelion è “nato” e cresciuto con un diverso motivo per odiare la vita e il mondo. Ed è proprio questa sofferenza che ha permesso loro di concludere la storia che Hideaki Anno ci ha portato ad amare ormai nel lontano 1995.
Se i children sono riusciti a fermare gli Angeli e ad impedire il progetto di perfezionamento dell’uomo, ciò è dovuto proprio alla sofferenza che hanno patito. Se non avessero subito dei traumi, non avrebbero mai avuto nessun muro da abbattere e superare per diventare più forti e vincere.
Asuka ha visto in tenera età la madre impiccarsi, Shinji ha un padre che lo ignora e lo considera un mero strumento, rivolgendo le sue attenzioni a Rei che si rivela non essere nemmeno umana. Misato stessa ha subito un trauma infantile, perdendo i genitori durante la prima spedizione di ricerca. Si innamorerà di Kaji perché vede in lui suo padre, e da lui, allo stesso tempo, continua a fuggire perché un padre non lo ha più.
La solitudine di chi non serve a nulla
Al centro di questa sofferenza comune c’è la solitudine. Shinji è asociale, introverso, chiuso, indifferente al prossimo. Solo pian piano riesce ad accettare il suo compito di pilota di EVA, compito per il quale il padre preferirebbe qualcun altro al proprio figlio. Tenta addirittura la fuga, abbandonando la Nerv, decidendo solo alla fine di restare, sentendosi a casa.
Rei, creata in laboratorio, vive grazie all’anima di Lilith, il secondo Angelo, che viene impiantata nei suoi cloni dal prof. Ikari ogni volta che viene distrutta. Segue solamente gli ordini, venera il padre di Shinji fino a spingersi a morire per lui, perché quest’ultimo l’ha salvata. Questo legame renderà Shinji ancora più chiuso e invidioso del loro rapporto. Ma quando sarà anche lo stesso Shinji a salvarla, allora si aprirà anche a lui. Entrambi gli Ikari, padre e figlio, hanno mantenuto in vita il suo legame, con l’anima dell’Eva, e con la vita in generale. Non dovrà così pronunciare mai più la parola addio.
Sono i legami a creare quello che oggi chiamiamo Rei.
La solitudine, dicevamo. Shinji si sente solo, abbandonato da un padre che sembra non averlo mai voluto. Rei si sente sola, non appartenente agli esseri umani e col dubbio di essere nient’altro che un oggetto. Asuka si sente sola, con la madre suicida e tutto da dimostrare al mondo. Misato è cresciuta orfana, e sceglie una vita il cui unico momento in cui abbandona la solitudine è quando si trova in un letto di un uomo. Lo stesso professor Ikari si sente solo, arrivando a replicare la moglie defunta costruendo Rei e cercando di riunirsi ad essa attraverso il progetto di perfezionamento.
Non solo i protagonisti. Gli stessi Angeli, nemici sconosciuti che sembrano arrivati da un diverso tempo e un diverso spazio, cercano in tutti i modi di riunirsi ad Adam, il primo angelo. Questi, come gli Eva, condividono con l’uomo genetica e anima. La solitudine e la sofferenza colpisce anche loro.
“Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l’un l’altro. Però non è neanche possibile dimenticare la solitudine. Gli esseri umani non potranno mai affrancarsi dalla solitudine. Del resto ogni uomo è comunque solo. Ed è soltanto poiché è possibile dimenticarlo che gli uomini riescono a vivere”.
La prova del destino
E quindi, il perfezionamento dell’uomo. Che vuole riportare tutto al nulla, allo zero assoluto. C’è futuro in questo? Il What If è servito proprio dall’Anime. Bisognerebbe davvero riunirsi assieme, vivere attraverso gli altri? Un mondo in cui tutto è già deciso, un mondo chiuso, buio, a nostra misura, in cui siamo protetti. Ma in un mondo solo nostro non possono vivere altre persone, non possiamo rispecchiarci e capirci negli altri. La fine scelta in questo mondo è una delle possibili conclusioni, e siamo proprio noi i possibili artefici.
Tutti i protagonisti hanno smarrito pezzi dell’anima, sono uguali, sono soli, hanno paura. Allora perché sarebbe sbagliato riunirsi, confortarsi, abbandonarsi alla stessa paura che unisce tutti noi? L’uomo è fragile e debole, nel corpo e nello spirito. Per questo bisogna compensarsi a vicenda. Ma è il “come” ad essere sbagliato. Bisogna unirsi mantenendo la propria individualità, prendere dagli altri l’aiuto che serve a migliorarsi.
Solo riunendo i legami i Children cambiano e superano la prova del destino. Asuka all’inizio si sente superiore a tutti, uno scudo per la propria debolezza e solitudine. In realtà si sente continuamente seconda a Shinji. Questi si comporta all’opposto, è servile e remissivo, insensibile al prossimo. Misato è allegra ed espansiva, così da nascondere le proprie insicurezze. È cambiando e avvicinandosi, è collaborando che ce la faranno. Non è il dolore che hanno combattuto, ma la loro solitudine.
Perché si vive? Perché si fugge da ciò che ci fa soffrire? È il nostro animo che ci fa percepire la vera realtà delle cose. La nostra verità è soltanto una delle innumerevoli. Si è felici col sole, si è tristi con la pioggia. Noi ne siamo convinti. Ma si può essere anche felici con la pioggia.
Unirsi, come vorrebbe il progetto di perfezionamento, sarebbe ciò di più sbagliato. Si avrebbe una sola verità, un solo modo di vedere il mondo. Allora non sarò io a raccontarvi come stanno le cose, dove sta la verità. Non ho scelto di scrivere un What If in cui il professor. Ikari è un uomo buono, amorevole e attento al figlio. In cui Shinji è sicuro di se, un eroe classico da Shonen. Uno dove gli Angeli alla fine ce la fanno, distruggono Neo Tokyo- 3 e si riunisco ad Adam. In cui Rei è una ragazza normale. in cui nessuno muore.
No. Lascerò a voi la scelta di quale sia la giusta realtà, la giusta visione del mondo. Si può essere tristi anche in un giorno di sole.