Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nell’Italia del 700′ alla scoperta di una delle poetesse dell’Arcadia. Parleremo di poesia antibarocca, di natura e autobiografia. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Faustina Maratti

“Bacio l’arco e lo strale, e bacio il nodo,
in cui sì dolcemente Amor mi strinse
e bacio le catene in cui mi avvinse,
auree catene onde vie più mi annodo”

Questo è l’incipit di uno dei sonetti di Faustina Maratti. Nota anche con lo pseudonimo arcade di Aglauro Cidonia, era una donna affascinante e di temperamento molto forte. Riuscì infatti a sottrarsi al tentativo di rapimento di un duca da lei rifiutato e vincere una causa contro un uomo che si definiva figlio illegittimo di lei e del duca. Ebbe un solo un grande amore che fu l’avvocato Giambattista Felice Zappi con il quale condivise anche la passione per rime e poesie. I due si conobbero all’accademia dell’Arcadia dove la Maratti fu accolta nel 1704.

La poesia di Faustina Maratti

Gli appartenenti all’Arcadia si proponevano una poesia semplice e chiara con un maggior rapporto tra ideale e reale che ponesse fine a quello che era considerato il cattivo gusto del barocco. La poesia barocca era infatti basata su magniloquenza e irrazionalità. Faustina Maratti è una delle autrici che si opposero al barocco con la sua poesia petrarcheggiante e i suoi sonetti definiti virili in opposizione ai più femminili componimenti del marito.

Le sua quaranta rime furono pubblicate in “Rime di Giovanni Battista Felice Zappi e di Faustina Maratti, sua consorte, aggiuntevi altre poesie de’ più celebri dell’Arcadia di Roma” nel 1723. In esse si parla non solo di natura, di eroine dell’antica Roma come Lucrezia e Porzia ma anche di elementi più autobiografici e introspettivi. Non mancano infatti riferimenti all’amore coniugale, agli affetti familiari e al primogenito Rinaldo morto in tenera età.

Stefano Delle Cave

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