Federico Bertolucci su Brindille, Love e la sua arte | Intervista al Romics XXVI

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Di Redazione Metropolitan

Federico Bertolucci, autore di Brindille, personaggio che appare sulla locandina del Romics XXVI di ottobre 2019, è stato uno dei protagonisti del Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cinema e Games di Roma. Durante la manifestazione abbiamo potuto parlare della sua arte, di Brindille come simbolo ecologista, e di come anche un fumetto possa avere una profondità di contenuti non indifferente.

Durante il Romics di ottobre 2019 Federico Bertolucci è stato uno dei protagonisti indiscussi. A lui è stata dedicata anche una mostra al festival in cui è stato possibile ammirare il dietro le quinte di Brindille, opera che veniva presentata al Romics da saldaPress nella sua ultima versione editoriale a cofanetto. Brindille poi è il personaggio protagonista della locandina di Romics XXVI.

Brindille di Federico Bertolucci in una immagine promozionale per il Romics XXVI di ottobre 2019
Brindille di Federico Bertolucci in un’immagine promozionale per il Romics XXVI di ottobre 2019

Ho avuto modo di fare quattro chiacchiere con Federico Bertolucci e, partendo dalla scelta di Brindille per la locandina del Romics, abbiamo parlato del lavoro di disegnatore, del significato dell’opera di cui è padre insieme a Frédéric Brrémaud, e di un potenziale prequel per quest’ultima su cui stanno riflettendo.

Sabrina Perucca, Direttore Artistico del Romics, ha detto che avete dialogato circa la locandina del Romics di ottobre 2019 e avete pensato a Brindille perché si tratta di un’opera vicina anche alle tematiche ambientaliste dei giovani ora. Ho letto Brindille ed è vero che c’è questa tematica, anche se semmai si parla di più di natura collegata a una componente spirituale. Io stessa poi da antropologa mi occupo di tutto il filone delle ecospiritualità, quindi questo dettaglio mi ha colpita. Tu cosa pensi di tutto questo? È stata una scelta ragionata? È stata una scelta dell’ultimo momento mossa dal fenomeno Greta Thunberg?

Federico Bertolucci: Per la locandina sicuramente quando mi è stato chiesto se potessero utilizzare il personaggio di Brindille sono stato bene contento. Prima di tutto perché è un’esposizione dell’immagine e del prodotto enorme, e mi ha fatto piacere se non altro per la promozione e per la soddisfazione personale. Se l’intento è stato quello di trovare qualcosa di verde, di ecologico, che giustamente va tanto di moda e viene portato all’attenzione dai giovani negli ultimi mesi e negli ultimi anni – e penso che lo sarà sempre di più in futuro – mi fa ben piacere. Anche se può essere un piccolo contributo da parte mia mostrare un’eroina che si veste di foglie e che è immersa in una natura vitale e magica.

Brindille di Federico Bertolucci come immagine promozionale del Romics di ottobre 2019
Brindille di Federico Bertolucci come immagine promozionale del Romics di ottobre 2019

Ho apprezzato la presenza degli animali antropomorfi e del tema del doppio in Brindille. Temi che poi ritornano anche in Love. Levy-Strauss diceva che il mito di Edipo in Freud altro non era se non un’ultima versione di quel mito, si può parlare nello stesso modo anche di questi temi in Brindille? Il tema degli animali antropomorfi e degli animali che sono in qualche modo l’altra faccia dell’essere umano è un’interpretazione di vecchi miti fatta da te e Frédéric Brrémaud? E in effetti si può fare un ragionamento simili anche con il personaggio di Brindille stessa che è un personaggio femminile che si scopre avere un legame con un personaggio maschile. In effetti mi torna in mente la figura dello skinshifter e dello shapeshifter, coloro che cambiano la propria pelle. Questo è un qualcosa che hai studiato e approfondito, o è un tema che ti piaceva e hai messo all’interno delle tue opere?

Federico Bertolucci: Ci sono stati quattro numeri di Love, quindi c’è stato un occhio speciale agli animali. In generale poi mi piacciono gli animali e sono vissuto in campagna tra cani e gatti, ecc. Fin da piccolo poi ho sempre visto tanti documentari. E sono arrivato alla conclusione semplice che non ci sia questa differenza che noi vogliamo tracciare tra uomini e animali. Le emozioni che proviamo, le emozioni umane, sono emozioni animali.

Per esempio mio padre che era un appassionato di ornitologia e aveva tanti uccellini in gabbia (a me non piace molto il fatto della gabbia, ma era per descrivere la cosa). Tra le tante gabbie aveva una gabbietta con due cinciallegre e una di queste perse le zampine quando la gabbia cadde. Senza zampine questa cinciallegra non poteva più stare sul trespolo e per tutta la loro vita l’altra cinciallegra, quando mio padre gli dava da mangiare, prima portava da mangiare a quella che era sul fondo della gabbietta e poi mangiava. Io credo che questa sia una dimostrazione di umanità. Quella che noi chiamiamo umanità non è umanità, sono emozioni tipiche, penso, soprattutto dei mammiferi, ma forse anche dei pesci, chi lo sa? Non li conosco, non lo posso sapere.

I due volumi che compongono la miniserie Brindille, I cacciatori di ombre e Verso la luce
I due volumi che compongono la miniserie Brindille, I cacciatori di ombre e Verso la luce

Però ci sono molti video che dimostrano questo senso di pietà, questo istinto di protezione e questa compassione. Un altro esempio personale è quello di due cagnoline innamorate di un cane molto muscoloso, un cane molto bello. Quindi anche il senso della bellezza è un qualcosa che appartiene anche agli altri animali, non solo all’uomo. Quando si dice che umanizziamo i personaggi, l’antropomorfizzazione, si tratta di qualcosa che viene spontanea. È un meccanismo che viene in mente a chiunque, come nelle favole in cui ci sono lupi che parlano.

Fin dall’antichità abbiamo rappresentato sempre ciò che ci circonda, la natura e gli altri animali che come noi vivono su questo pianeta. Ci riconosciamo non diversi se non per una più profonda consapevolezza di noi come umani, che deriva anche da una maggior memoria. Una capacità di memoria che ci permette anche di pensare o prevedere il futuro. Un animale non credo che pensi a quando morirà. Non credo che un animale pensi “un giorno morirò”, noi uomini lo facciamo perché abbiamo una memoria che ci consente di pensare anche a cose lontane nel tempo.

Dettaglio di una tavola di Brindille di Federico Bertolucci in cui la protagonista si confronta con un cervo selvaggio
Dettaglio di una tavola di Brindille di Federico Bertolucci in cui la protagonista si confronta con un cervo selvaggio

Per quel che riguarda il tema del doppio che tu dicevi, una cosa che è in un modo e poi si dimostra un’altra, indubbiamente tutto l’albo è improntato su quel tema. Le intenzioni sia mie che di Frederick girano intorno principalmente a due temi in questo fumetto.

  • Il primo è il tema della memoria in Brindille, senza la quale non ha senso la vita. Se una persona non ricorda niente di sé deve ricercarlo per ritrovarsi e per capire.
  • Il secondo tema in Brindille invece è la genericità del genere umano.

Io non amo molto quando si stabiliscono delle differenze tra maschi e femmine. Ci sono delle differenze, ma per certe cose no. Per esempio non capisco perché si debba fare una differenza tra maschi e femmine sul coraggio. Perché un guerriero deve essere per forza maschio? Perché per qualsiasi cosa ci deve essere un sessismo? Poi io ho due figlie femmine, e anche Frederick ha una figlia.

Brindille di Federico Bertolucci ha un po' il retrogusto del fumetto di formazione (in foto: incipit del primo fumetto della serie)
Brindille di Federico Bertolucci ha un po’ il retrogusto del fumetto di formazione (in foto: incipit del primo fumetto della serie)

L’adolescenza è questo periodo della vita pieno di cambiamenti che tutti attraversiamo e si presta bene per mettere l’attenzione sul tono di grigio che c’è nelle cose. Non tutto è netto da una parte o dall’altra. Da questo punto di vista il discorso del guerriero la cui anima ha una forma femminile secondo me può significare due cose:

  • da una parte in Brindille abbiamo la sensibilità che noi reputiamo debole e appartenente al “sesso debole”, che può essere presente in un maschio;
  • dall’altra parte invece abbiamo il coraggio, qualità che noi definiamo maschile, e in Brindille lo troviamo nel corpo di una ragazzina mingherlina.

Questo doppio che si va a scoprire solo alla fine dà al lettore, dal punto di vista narrativo, un colpo di scena. Nell’opera c’è questo messaggio, che spero arrivi alle lettrici soprattutto. È un fumetto che avendo una ragazzina per protagonista si rivolge con facilità al pubblico femminile che comprensibilmente ci si identifica.

Tavola di Federico Bertolucci per Brindille
Tavola di Federico Bertolucci per Brindille

Brindille è nato con questo scopo educativo o lo avete capito dopo che poteva avere anche questa veste?

Federico Bertolucci: Secondo me certe cose vengono fuori piano piano durante la fase creativa. Prima di tutto noi siamo persone che dobbiamo vivere con il nostro mestiere e dobbiamo proporre all’editore qualcosa che possa piacere a un pubblico ed essere venduto. Avevamo voglia di cambiare genere dopo aver creato tanti Love con protagonisti gli animali, e volevamo lavorare su qualcosa di nuovo. Negli anni avevamo parlato di vari progetti, più o meno commerciali, basati sul mondo naturale, sulle fate, sul mondo degli elfi, il fantasy, ecc. Questo lo pensavamo anche perché vedevamo un interesse da parte del pubblico, infatti il fantasy è tornato alla ribalta prepotentemente da quando hanno fatto la trasposizione cinematografica de Il Signore degli Anelli.

Dettaglio del primo numero di Brindille di Federico Bertolucci
Dettaglio del primo numero di Brindille di Federico Bertolucci

Ci sono tanti prodotti fantasy, forse anche troppi. Quindi avevamo già pensato a delle idee che poi avevamo scartato, e poi alla fine abbiamo messo insieme questa storia con protagonista una ragazzina dopo molte chiacchierate tra me e Frédéric Brrémaud, lo sceneggiatore. Sui volumi c’è scritto che la sceneggiatura è sua e i disegni miei, ma in realtà, se ci fosse scritto anche il soggetto accanto ci sarebbero i nomi di entrambi. Le idee non so neanche a volte se sono venute prima a me o prima a lui. Collaboriamo attivamente, anche se lui abita a Como e io a Viareggio, e ci sentiamo tutti i giorni tramite i social. Lavoriamo in modo pratico: lui scrive un soggetto, me lo manda, io lo disegno, glielo rimando, e così via. Ci scambiamo delle impressioni che stimolino anche delle nuove idee.

Dettaglio di una tavola del primo numero di Brindille in cui si vede l'uso del rosso e del nero per descrivere visivamente i cacciatori di ombre. Federico Bertolucci
Dettaglio di una tavola del primo numero di Brindille in cui si vede l’uso del rosso e del nero per descrivere visivamente i cacciatori di ombre.

In Tolkien e nella trasposizione cinematografica de Il Signore degli Anelli spesso sono coloro che appartengono alla fazione del male a usufruire di strumenti in metallo e meccanici. E quindi c’è questa idea che l’industria e il metallo siano in qualche modo associati al male, mentre poi in contrapposizione a questo c’è il mondo del bene che anche iconograficamente è luminoso, bianco, ecc. Mentre leggevo Brindille ho notato che ci fosse una differenziazione paragonabile a questo, accentuata dall’uso cromatico del rosso e del nero nel primo caso, e dal verde e dal blu nel secondo caso. Però, mentre Tolkien rimane ostile nei confronti di certe realtà legate all’industria e alla guerra, in Brindille la scena finale mi ha fatto pensare a una rappacificazione tra i due mondi.

Federico Bertolucci: La scelta dei colori che ho fatto è legata a questa dinamica. All’inizio ho usato colori e tonalità più calde e più gioiose, e anche i personaggi presenti sono appartenenti al piccolo popolo e sono più buffi. Mentre si va avanti di più nella storia invece i toni si fanno più drammatici, fino al finale dove si raggiunge l’apice della drammaticità. Io ho accompagnato questo percorso utilizzando colori meno brillanti, più grigi, più rossi, più neri. Questa è una scelta di drammatizzazione soprattutto, non è tanto una scelta di suddividere la realtà in male e bene. Chiaramente però la suddivisione diventa anche uno stereotipo e non nego di averlo usato perché funziona.

Dettaglio del secondo volume di Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud
Dettaglio del secondo volume di Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud

Il discorso che fai tu invece sulla riappacificazione finale c’è, ma nel senso che anche il male ha una sua funzione e serve. Il male serve ad arrivare alla consapevolezza. Anche questi sono tutti ragionamenti che derivano dalla vita vera. Esperienze drammatiche che tutti noi viviamo, anche io ho purtroppo vissuto diversi lutti nella mia famiglia, che appunto mi facevano pensare a questo messaggio di speranza e affermare che non tutto il male vien per nuocere. Il male è orribile, però ti dà la forza per andare avanti. Brindille quando smette di aver paura comincia a capire. O meglio, non ha più paura quando comincia a capire.

Io in Brindille ho sentito un forte riferimento al selvatico e al ritorno al selvatico. Lo stesso cane molosso che apparirà nel corso del fumetto ha come controparte un lupo.

Federico Bertolucci: Questa è una tua interpretazione, non è detto che sia stata pensata così. Però è interessante la tua riflessione perché potrebbe essere anche questo. Il discorso del cane che noi proponiamo è un discorso che inizialmente doveva giungere fino alla fine di Brindille, ma poi è stato stravolto. Inizialmente infatti doveva essere la storia di questo rapporto fra un uomo e un cane che per l’appunto si rispecchiava nel rapporto tra la bimba e il lupo. Quest’ultime due figure che, come dici te, sembrano più ancestrali.

Dettaglio del secondo volume di Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud
Dettaglio del secondo volume di Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud

E infatti nel finale doveva esserci una spada con intorno il collare, poi però ci siamo detti che non aveva senso proprio perché da un punto di vista di bellezza dell’immagine era gradevole, però dal punto di vista della logica non aveva senso a meno che il cane non fosse morto trafitto. Nel nostro pensiero c’è l’idea quindi che il cane continui a proteggere il padrone.

Alla fine abbiamo puntato alla semplicità e la figura del cane non è più così centrale come poteva essere nella nostra prima idea, però resta con la sua importanza. E come dici te leggendo ti può venire in mente che ci sia un parallelismo tra le due coppie che compaiono in Brindille. È interessante il discorso che fai tu del doppio anche nel caso del cane e del lupo, del ritorno al selvatico anche del cane. Quello è un passaggio successivo, però c’era questo riferimento che però non era necessario per la storia e non è stato approfondito ed è rimasto un po’ in sospeso.

Il tema del selvatico in Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud
Il tema del selvatico in Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud

Il bello delle storie che facciamo io e Fred è che non sono didascaliche, quindi ognuno vede e giudica e si crea una propria idea, e quindi non tutto è spiegato. C’è chi trova interessante una cosa e chi ne trova interessante un’altra. Fa anche piacere parlare con una persona che ha letto e analizzato e pensato. Fa veramente piacere perché nel mondo del fumetto di solito il fumetto è una cosa che si legge e va via velocemente, e invece ci sono dietro effettivamente dei ragionamenti. Per carità, non sono profondissimi, non siamo dei filosofi e non siamo certamente letterati, ma siamo comunque persone che hanno delle esperienze e degli autori che cercano di tirare fuori qualcosa con un mezzo che non è letteratura, ma che cerca di veicolare dei contenuti. Contenuti che sono fruibili da un pubblico vasto.

Io trovo molto interessante come certi miti e certi temi ritornino spesso nelle opere fumettistiche, come la stessa mitologia della sirena che compare per l’appunto in Brindille. E poi questo fumetto, come dicevamo prima, si ricollega in qualche modo a questo ritorno alla natura che attualmente ha avuto una certa eco mediatica.

Federico Bertolucci: Infatti questa cosa della locandina del Romics mi ha fatto tanto piacere e spero che abbia un rientro da un punto di vista visivo. Sicuramente il verde aiuta a rilassarsi e dà un senso di naturale. Infatti quando mi sono arrivate le copie a casa, le prime copie francesi, per fare un po’ di pubblicità le ho messe nell’edera e le ho fotografate abbinandole a un ambiente naturale. Il fumetto è pieno di riferimento alla natura. E lo stesso termine francese che dà il nome al fumetto, brindille, significa ramoscello, un ramoscello che poi nel finale diventa albero.

Anche là tutto il senso della storia è nel mostrare come una cosa fragile possa crescere e fortificarsi, con la vita e con l’esperienza. Noi speravamo di dare a Brindille più livelli di lettura, che piacesse a chi vuole divertirsi con un fantasy, a chi vuole vederci soltanto una favola, o anche a chi vuole vederci dentro qualcosa di più come vedo che hai fatto te per fortuna e mi fa piacere (ride).

Dettaglio di una tavola del secondo volume di Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud  in cui compare una sirena
Dettaglio di una tavola del secondo volume di Brindille di Federico Bertolucci e Frédéric Brrémaud in cui compare una sirena

Anche il discorso della sirena è un discorso a parte, perché anche questi elementi che appaiono nel fumetto sono degli archetipi. Cadere nelle profondità per poi risorgere e trovare una soluzione quando tutto sembra star andando sempre peggio. Poi c’è il discorso dell’acqua e dell’affogare. Elementi che hanno molto a che fare con il mondo onirico anche. Sono cose che sono insite nel nostro subconscio e facciamo tutti parte dello stesso mondo. La nostra esistenza è fatta di vita e di morte, e anche di sofferenza soprattutto. E coloro che hanno elaborato i miti sono stati ispirati da intuizioni umane.

Mi è rimasta impressa un’intervista che hai rilasciato in cui l’intervistatore aveva fatto un parallelo tra te e Frédéric Brrémaud ed Esopo. Come se in qualche modo sia tu, Federico Bertolucci, che lui rappresentiate dei nuovi narratori e creatori di fiabe tramite il fumetto. In effetti sembra entrambi puntiate moltissimo sulla creazione di vari livelli di lettura che rendano comprensibili le vostre opere a tutte le età. Leggendo Brindille però io penso che un bambino possa percepire qualcosa prettamente da un punto di vista visivo, mentre ci sono molte parti che gli rimarrebbero escluse. Brindille è un’opera più ragionata a cui solo un adulto può arrivare fino in fondo, mentre per esempio Love è più accessibile davvero a tutti.

Federico Bertolucci: Love, non essendoci poi i testi, è in effetti più generico come pubblico. Ognuno può leggere quello che vuole. Anche come temi Love spesso ha come trama una semplice osservazione di fatto, non c’è nessun giudizio. In Brindille c’è più partecipazione da parte del pubblico e da parte nostra. Non tanto però tramite testi che vogliano essere poetici ed elevati, ma tramite le immagini. Con le immagini vogliamo suggerire delle emozioni e dei concetti. Anche il popolo che se ne va e abbandona la protagonista all’inizio è suggerito più tramite le immagini che tramite i testi.

Ed è anche comprensibile che esso se ne vada, perché chi rischierebbe la propria famiglia e i propri amici per una sconosciuta? E poi serve anche a far capire che il pericolo in arrivo è reale e davvero pericoloso. C’è comunque sempre una volontà nostra di essere chiari a tutti, piacere a tutti, ma con più livelli di lettura. A me quello che ha sempre colpito dei film belli e dei libri belli e dei fumetti belli è questa cosa, che mi piacevano da bambino e poi leggendoli a un’altra età trovavo altre cose. Perché si possono leggere a seconda delle esperienze che si fanno.

Federico Bertolucci - Tigre (Love) (credits: Comicon)
Federico Bertolucci – Tigre (Love) (credits: Comicon)

Faccio un esempio. Io ho letto Tre ombre di Cyril Pedrosa dopo essere diventato genitore, e quindi ho pianto come un vitello. Ho pianto perché ero stanco e avevo ben presente l’amore del genitore verso il figlio. Tre ombre parla di un’avventura, e forse anche questo mi ha ispirato per Brindille, di un padre che cerca di proteggere il figlio. A me, che ero diventato da poco genitore e che ero stanco a causa delle nottate insonni, quel fumetto ha fatto effetto. Probabilmente se lo avessi letto in un periodo diverso della mia vita, quando avevo venti anni magari, non sarei stato colpito da una storia che parla della genitorialità. E la stessa cosa per esempio si può dire di Interstellar.

Copertina di Tre Ombre di Cyril Pedrosa
Copertina di Tre Ombre di Cyril Pedrosa

Volevamo fare un fumetto che piacesse a tutti, che facesse pensare alla rinascita dopo la morte a chi ha avuto un lutto, che facesse pensare al superare la sofferenza, che facesse pensare al superare la paura. La vita ci si ripresenta davanti ogni volta che affrontiamo un evento radicale, non è solo la morte, ma anche la nascita di un figlio, un cambiamento profondo, ecc. Potrei parlare all’infinito di questo fumetto perché i temi sono tanti e sono ancestrali. E soprattutto sono temi a cui tengo, sono temi a cui sia io che Frederick teniamo. Sono quel tipo di temi che escono fuori prepotenti.

C’è qualche opera futura che state progettando dopo Love e Brindille? Un sequel o un prequel?

Io penso che Brindille rimanga un’opera a sé stante che inizia e finisce, e spero che in futuro i lettori possano ricordarmi per questa. Quello che faremo poi spero che abbia lo stesso successo, anzi che abbia più successo dal punto di vista commerciale che chiaramente non fa male. Però io credo che, come tutti gli autori che hanno una tematica che sviscerano, tutto il lavoro continuerà a essere su questi ragionamenti che abbiamo fatto con Brindille. Stiamo facendo per esempio un altro numero di Love, ma semplicemente perché commercialmente la serie funziona, deve continuare e sta per essere ripubblicata.

Schizzi e prove di Federico Bertolucci per Brindille
Schizzi e prove di Federico Bertolucci per Brindille

Se proprio volessimo trovare qualcosa da proporre si potrebbe pensare a un prequel di Brindille, qualcosa che riguardi il guerriero visto che molti sono curiosi di sapere il retroscena di questa figura. Abbiamo quindi pensato a una storia che possa essere apprezzata dai lettori di Brindille, ma che sia fruibile tranquillamente anche per coloro che non hanno letto Brindille. Non abbiamo la pretesa di voler fare una cosa troppo elevata, però se viene fuori qualcosa di particolare ben venga. Questi ragionamenti che abbiamo fatto oggi mi fanno pensare di aver fatto un capolavoro (ride), poi però è comunque solo un fumetto.

Ma io in realtà credo che si sottovaluti troppo la cultura di massa. In realtà forse fa di più un fumetto da un punto di vista educativo rispetto a un saggio storico da 1000 pagine che quasi nessuno leggerà.

Vero. I prodotti popolari arrivano alle persone. Io penso al cinema di Chaplin per esempio. Era partito facendo film comici, ma quando ha avuto la possibilità di fare lungometraggi ha raccontato di più. Ha raccontato la povertà, ha raccontato il dolore, però con un mezzo che è popolare per eccellenza. C’è un film bellissimo poi, si chiama I Dimenticati di Preston Sturges, che parla di un giornalista che vuole fare un’inchiesta sui clochard e finisce in galera con “i dimenticati” che osserva dopo essere rimasto senza soldi e senza documenti.

È un film bellissimo di denuncia sociale enorme, dove il protagonista decide di narrare anche i momenti di gioia di queste persone quando gli era concesso di vedere Topolino nella prigione dove era finito insieme a loro. Abbiamo questo mezzo qui noi, il fumetto, che è un mezzo diffusissimo, e se possiamo dare un sorriso e regalare un po’ di gioia è tanto. Non è poco, è tanto.

di Eleonora D’Agostino

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