Fedez in un’intervista poco dopo l’uscita del suo album “Disumano” dice: “Alle volte il clamore supera la verità in ordine di importanza e ti porta in prima pagina”. Che è un po’ il riassunto di questo mondo disumano.
“Disumano” è il nuovo album di Fedez, e racconta di un mondo disumano
Parlare di “Disumano” senza tenere conto del “progetto Fedez”, sarebbe il modo migliore per non capire nulla del modo di comunicare e di fare del rapper. Fedez è ormai un personaggio che si muove in più mondi, che non possono essere letti in modo slegato. Fedez va letto su Instagram, su Spotify, tra le sue azioni benefiche, tra le sue ansie, le sue storie da papà a tempo pieno e le dirette su Twitch. Federico, adesso, può dire di avercela fatta: è finalmente libero, e che se ne voglia dire di questo album, con i suoi pregi e con i suoi difetti, racconta di una persona che è arrivata al traguardo più grande: può fondamentalmente fare come caz*o gli pare. Fa la musica che vuole, dice quello che vuole, sale sul palco del Primo Maggio in prima serata in Rai e fa nomi e cognomi, così come fa nel suo “pezzo querela” di Un Giorno in Pretura.
Per leggere “Disumano”, dobbiamo leggere tutta la storia: prendiamo innanzitutto la campagna che c’è dietro la creazione di questo album a favore della fondazione Tog, (l’acronimo sta per Together To Go, un centro di riabilitazione d’eccellenza per bambini che hanno delle patologie neurologiche complesse). Prendiamo che il ricavato proveniente dall’album andrà ad aiutare la costruzione della nuova sede a Milano. Prendiamo anche la cover dell’album, realizzata dall’artista contemporaneo Francesco Vezzoli. Il doppio mezzobusto di Fedez (proprio quella che vedete in copertina, sì), è un opera vera e propria che sarà esposta alla Triennale di Milano e poi battuta all’asta da Sotheby’s. Il ricavato completamente devoluto a Tog, il centro riabilitazione di cui parlavamo prima. Prendiamo che Fedez ha coinvolto più aziende (Versace, Uniqlo, e tante altre) con cui lui stesso collabora per sostenere l’uscita del disco e fondamentalmente per finanziare questa sua iniziativa benefica. Non dimentichiamo che, accanto alla campagna benefica, abbiamo la brillante campagna marketing che ha fatto palpitare i cuori di Tv, giornalisti e politici. La fake discesa in campo nel rapper in politica. La fake news diffusa in rete che ha generato una proliferazione di reazioni, al limite del cringe. Il tutto generato semplicemente dall’acquisto di un dominio in rete dal nome fedezelezioni2023.com
La narrazione dell’album “Disumano”, se letta senza questo fil rouge che fa parte dello stesso personaggio, perde di valore, perde di forza, perde tutto il fascino, verve e colore. Fedez ci ha dimostrato che la musica non deve (e non può) essere slegata dalle altre cose, la contaminazione rende tutto più potente, e Fedez, da maestro comunicatore, ha imparato a farlo. E’ un circolo che finalmente si chiude e prende senso. Federico sapeva benissimo di dover fare tutti gli step che ha fatto, per arrivare ad un traguardo simile. La penna satirica-attiraquerela tipica di Fedez è presente, e la bomba che aveva preannunciato è stata sganciata con Un giorno in pretura in cui Giorgia Meloni, Matteo Renzi, Matteo Salvini, la Chiesa fanno da padroni. Ma non risparmia anche J-Ax, c’è Bocelli, Damiano dei Maneskin.
Ma “Disumano” non è solo critica nei confronti della politica e della società. E’ anche in perenne conflitto con se stesso, come dice in Mi sto sul cazzo: “Un selfie allo specchio e mi sto già sul cazzo però c’ho due figli così non mi ammazzo”.
La chiave di “Disumano” sta proprio lì, nella maturità e nella consapevolezza di Fedez di poter dire in libertà che odia sé stesso, odia la politica, odia il futuro, ma allo stesso tempo ama sua moglie, ama la sua Vittoria, i suoi figli. Fedez ha la maturità adesso, finalmente, ricercata e agognata di essere spudorato. Incoerente. Di starsi sul caz*o ma anche di essere sul tetto del mondo. Nella sua perfetta incoerente contraddizione di chi nasce dal nulla ma che ora vive tra lusso e privilegi, è la voce necessaria nel mondo più disumano che la nostra generazione abbia mai vissuto. Che vi piaccia o no.