Nell’ultima puntata del podcast: “Muschio Selvaggio” i tre conduttori hanno ospitato l’intramontabile Gerry Scotti. Durante l’intervista il rapper Fedez, però è caduto in una gaffe clamorosa: “Raga, ma chi ca**o è Strehler”. Un’espressione poco elegante, che dovrebbe però essere presa come segnale per iniziare a far apprendere la cultura teatrale nelle scuole.
Fedez, cosa simboleggia la gaffe su Strehler
Purtroppo ieri il rapper milanese Federico Lucia aka Fedez (ed i suoi amici) sono incappati in una gaffe non da poco, durante l’ultima l’intervista a Muschio Selvaggio con ospite Gerry Scotti. I tre si sono interessati subito alla breve esperienza politica del presentatore, quando ad un certo punto esce dalla bocca del conduttore il nome del regista teatrale Giorgio Strehler.
In quel momento cala il gelo. Nessuno riesce a capire il riferimento fatto dall’intervistato. Per sdrammatizzare allora il cantante rincara la dose con un’espressione inelegante: “Raga, ma chi ca**o è Strehler”. Una delle figure più importanti della storia del teatro italiano (e non solo), fondatore con Paolo Grassi del Piccolo di Milano, trattata dall’influencer come una celebrità semi-sconosciuta di qualche talent.
Una caduta di stile su cui bisognerebbe concentrarsi, interrogandosi sul perché nessuno dei tre ragazzi (alcuni anche di Milano) abbia idea di chi sia, proprio colui, che portò il primo teatro concepito come “servizio pubblico” ai cittadini.
Un servizio, che a giudicare dalle battute, certe anche di cattivo gusto: “L’irreprensibile Strehler”, denota il fallimento di diffusione della cultura teatrale.
Se infatti uno dei personaggi più seguiti nel nostro paese non ha la minima idea di chi sia il regista, è segno che (probabilmente) molto del suo target di pubblico (a meno che non faccia studi universitari specifici) si accodi all’ignoranza del cantante.
Per questo più che andare ancora a sottolineare la brutta figura. Magari, prima che si vada alla deriva, scordandosi anche artisti di palcoscenico come Carmelo Bene o critici del calibro di Ennio Flaiano e Ferdinando Taviani. Forse è il caso d’iniziare a far comprendere questo mondo (troppo bistrattato) anche alle nuove generazioni.
Edoardo Baldoni