Emozionarsi d’arte, incontriamo la felicità

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Che cos’é la felicità? E’ uno stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. L’esperienza di gioia, contentezza, o benessere, unito alla sensazione che la propria vita sia buona, significativa e utile. Le sue caratteristiche sono variabili secondo l’entità che la prova. Ad esempio: serenità, appagamento, ottimismo, ecc.

La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare queste emozioni producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro personale, felice e positiva visione della vita. Ecco come la felicità viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencate alcune delle opere più gioiose realizzate fino ad oggi.

Andrea Mantegna, La camera degli sposi, 1465-1474 - Photo Credits: Wikipedia
Emozionarsi d'arte - Felicità
Andrea Mantegna, La camera degli sposi, 1465-1474 – Photo Credits: Wikipedia

Mantegna, La camera degli sposi, 1465-1474

Mantegna studiò una decorazione ad affresco che investisse tutte le pareti e le volte del soffitto, sfondando illusionisticamente le pareti con la pittura, come se lo spazio fosse dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza. Il tema generale è la celebrazione del matrimonio di Ludovico Gonzaga, tema di felicità, gioia e serenità.

Si tratta di un tondo aperto verso il cielo, che doveva ricordare il celebre oculo del Pantheon. Scorciati secondo prospettiva, si vede una balaustra dalla quale si sporgono i due sposi, un gruppo di domestiche, una dozzina di putti allegri, un pavone e un vaso. La varietà delle pose è estremamente ricca, improntata sulla tematica della felicità ed emozione per il lieto evento. Il tutto racchiuso da una ghirlanda di fiori e frutta circolare, segno dei festeggiamenti gioiosi per le nozze.

Bronzino, Allegoria della Felicità, 1567

Artista manierista ed esponente di spicco della pittura fiorentina del Cinquecento. I suoi committenti furono per lo più personaggi nobili e di corte, come in questo caso Francesco I de’ Medici. In quest’opera l’artista descrive come secondo lui, dovrebbe essere il governo di un principe. Deve, innanzitutto, tendere alla felicità sua e dei sudditi, affinché la sua fama trionfi, il suo governo duri nel tempo e i nemici della pace sconfitti.

Questa allegoria raffifura la Felicità, con nelle mani il simbolo della Medicina e la cornucopia dell’Abbondanza carica di frutti maturi. Accanto a lei c’è Cupido, simbolo di amore, la Giustizia con la bilancia e la Prudenza che abbraccia amorevolmente tutto il mondo. Ai piedi della Felicità sono inginocchiati il Tempo e la Fortuna che tiene ferma la sua ruota. I nemici della Pace giacciono a terra, rovesciati e sconfitti, mentre in alto, volano la Fama con la sua tromba e la Gloria con una corona di alloro.

Auguste Renoir, Bal au moulin de la Gallette, 1876 - Photo Credits: Culturaitalia.it
Emozionarsi d'arte - Felicità
Pierre-Auguste Renoir, Bal au moulin de la Gallette, 1876 – Photo Credits: Culturaitalia.it

Renoir, Bal au moulin de la Gallette, 1876

Il Moulin de la Galette era un locale molto amato dalla gioventù parigina, ottenuto dalla ristrutturazione di due mulini a vento abbandonati, sulla sommità della collina di Montmartre. Renoir, pensò di dipingere uno spaccato di vita mondana parigina della Belle Époque, infatti il luogo brulica di gente. Erano moltissimi i giovani e artisti che decidevano di trascorrere le loro domeniche pomeriggio al Moulin, per ballare, bere e trascorrere del tempo in compagnia e divertirsi.

Infatti quest’opera raffigura un ballo domenicale sulla terrazza alberata di questo locale. Le varie figure che popolano la scena sono gaie, spensierate, e si lasciano travolgere pienamente dalle emozioni e dalla joie de vivre. In primo piano vi è una tavolata di persone radiose che amorevolmente conversano, concedendosi un momento di svago. Sullo sfondo, invece, nella piazzetta del locale, ha luogo un vorticoso e gioioso ballo. Renoir coglie con grande sensibilità l’umanità festaiola e danzante, e sembra quasi che si possano udire il ritmo popolare e divertito suonato dalle fisarmoniche e dai clarinetti.

Henri Matisse, Gioia di vivere, 1906 - Photo Credits: artesplorando.it
Emozionarsi d'arte - Felicità
Henri Matisse, Gioia di vivere, 1906 – Photo Credits: artesplorando.it

Matisse, Gioia di vivere, 1906

Così come suggerisce il nome del dipinto, La gioia di vivere, è un nuovo modo, non più negativo, di guardare ed osservare l’esistenza. Lo stesso Matisse, cercò di raggiungere una condizione di piena felicità e gioia, fondamentali a qualsiasi essere umano, per vivere bene la propria vita. Dunque, proprio quest’ottimismo, questa voglia di positività, si legge nell’opera, attraverso colori allegri e strutture semplici, che contribuiscono a creare un dinamismo che va oltre il semplice sguardo complessivo.

Ritrae un’immagine mitica del mondo come vorremmo che fosse, dove non esistono differenze tra mondo naturale e umano. Tutto è armonico, grazie alla fusione tra uomo e natura, sottolineata dall’utilizzo di colori innaturali per entrambi. Matisse ritrae dei nudi femminili gioiosi e spensierati in diverse posizioni. Troviamo svariate citazioni nell’opera: l’uomo e la donna abbracciati a destra alludono a Tiziano, le bagnanti sulla sinistra richiamano Cézanne e la posa delle due donne distese al centro della composizione è ripresa da Manet.

Umberto Boccioni, La risata, 1911 - Photo Credits: arteinweb.it
Emozionarsi d'arte - Felicità
Umberto Boccioni, La risata, 1911 – Photo Credits: arteinweb.it

Boccioni, La risata, 1911

Questo quadro fu dipinto subito dopo il viaggio a Parigi nel 1911, caratterizzato dalla suggestione delle opere dei cubisti di grammatica divisionista. Boccioni ritrae una donna divertita e felice in primo piano. Intorno a lei vi sono riferimenti alla vita notturna delle grandi metropoli, in questo caso Milano. La tela è una celebrazione di questa città e della Città futurista per eccellenza, caratterizzata dalla sfrenata vitalità.

Secondo la matrice cubista, l’ambientazione appare coloratissima e scomposta in segmenti. I colori rosso, giallo, blu e verde, accentuano ancor di più i “tagli” scompositivi, dando origine a volumi e punti di vista differenti all’interno della scena. Se il corpo della donna e l’intera ambientazione sono tagliati da piani e linee, il volto invece è realistico, perfettamente riconoscibile. Era interessato, infatti, ad una trascrizione emozionale del sentimento umano, sottolineando lo stato d’animo gioioso e divertito della donna circondata da tavoli gremiti, bicchieri e bottiglie di vino, illuminati dalle luci dei bar milanesi.

Federica Minicozzi