Pro-choice, Nonunadimeno e non solo: il femminismo romano s’è riunito davanti al Ministero della Salute nella Capitale. Noi BRAVE GIRLS eravamo lì.
Rabbia sì, ma anche voglia di confronto, proposte, argomentazioni. Il 2 Luglio varie associazioni esponenti del femminismo romani sono scese in piazza per rivendicare il diritto ad un aborto libero e sicuro, per una contraccezione gratuita e un piano di educazione sessuale nelle scuole.
“Fuori gli obiettori e la sanità privata e cattolica dalla sanità pubblica” si sente urlare. Si chiede al Ministero di ascoltarci, di parlare con qualcuna di noi, una qualche esponente di questa rete di associazioni e collettivi che non andrà via finché non sarà ricevuta. Siamo sotto al ministero e 25 tra varie attiviste e militanti vengono finalmente ricevuto. Da dire hanno molto, infatti il dibattito continua in piazza. Osservate (oserei dire “circondate”) dalle forze dell’ordine, a turno, si parla e si discute di come agire in un momento così delicato in campo di politiche pubbliche e pari diritti di genere.
La vicenda nel dettaglio: un momento importante per il femminismo romano
Il 2 Luglio 2020 a Roma si è tenuta una mobilitazione femminista al Ministero della Salute. Trasversale, composta da varie associazioni e attiviste, ci siamo riunite per rivendicare che:
- L’aborto è una scelta e non un’emergenza
- La Ru486 va potuta assumere senza ricovero
- Siano mappate le strutture senza obiettori e che aiutino aborto e contraccezione
- La Ru486 va potuta assumere fino alla nona settimana (come in altre nazioni)
- La Ru486 (assieme ad altri servizi ginecologici basilari) va inserita nei consultori
- Contraccezioni e aborto siano pratiche accessibili, libere e gratuite
- Bisogna istituire l’educazione sessuale a scuola
Questi sono i punti principali della protesta, rumorosa e non-violenta, del 2 Luglio. Mentre le 25 attiviste sono state ricevute al Ministero, noi altre ci siamo confrontate e ognuna ha parlato per sè, la sua associazione o collettivo. Noi BRAVE GIRLS eravamo lì e abbiamo voluto dire la nostra.
Come s’è svolta la protesta e il reciproco confronto:
Io (Maria Paola Pizzonia, co-fondattrice BRAVE) e una mia collega (Gaja Pollastrini, che ha scritto analisi culturali e politiche che potete leggere qui) abbiamo ascoltato molti interventi. La pluralità di un movimento trasversale come il femminismo permette un ventaglio ampio di posizioni politiche possibili. Questo arricchisce il dialogo, ma devia la necessità – impellente ora più che mai – di una strategia politica unica. Infatti la forza di questa giornata è stata proprio l’unione per una causa comune che ha, temporaneamente, coeso un movimento che è ancora troppo frammentario. Il territorio ha bisogno di noi, e bisogna unirsi e agire.
Striscioni glitterati composti da tutti (proprio tutti!) i tipi di contraccezione possibili, mazzetti di prezzemolo a ricordare cos’era un aborto clandestino, adesivi manifesti e cartelloni: non potevamo passare inosservate. In tutto ciò, con due casse un microfono e tanto coraggio, si sono susseguite militanti e attiviste per dire la loro. A gran voce, per farsi ben sentire dal Ministero, è nato uno spazio a cavallo tra protesta e confronto.
Le voci del femminismo romano:
Perché chiedere anche l’educazione sessuale nelle scuole? Come mai chiedere anche la mappatura delle strutture sanitarie senza obiettori? Perché parlare non solo di aborto anche di contraccezione? Risponde #nonunadimeno
“Perché non si arrivi all’IVG. Non perché sia un dramma, ma perché questa era la battaglia femminista che noi vogliamo oggi riportare in campo: una piena consapevolezza del proprio corpo, un sé che curato e va rimesso al centro. Chiediamo libertà e autodeterminazione. Noi chiediamo con forza che finalmente decadano tabù e meccanismi che hanno sabotato dall’interno la legge 194. Chiediamo un tetto, un limite, un vincolo per cui nei consultori e nei pronto soccorsi e nelle strutture sanitarie pubbliche non ci siano solo obiettori ad accogliere donne che vogliono abortire. Vogliamo fare in modo che la RU sia fuori dagli ospedali: senza obbligo di ricovero. Bisogna rimettere in mano alle donne il diritto di scegliere del proprio corpo!”
La liberazione dell’aborto è solo la punta dell’iceberg nella fitta matassa di discriminazioni alle quali si cerca di dare una risposta netta. Vogliamo dire basta politiche pubbliche di stampo sessista, dove l’ideologia familista italiana limita la libertà delle donne. Il 2 Luglio è stata un’occasione per proporre con forza l’educazione sessuale nelle scuola. Ma stavolta davvero, non solo a parole. L’età scolare è talmente sensibile che bisognerebbe gemellare i centri antiviolenza alle scuole, così da individuare subito situazioni di abuso o necessità.
Questo e molto altro è emerso nel confronto e nella protesta. Come BRAVE GIRL voglio condividere i momenti più importanti ed esplicativi delle nostre battaglie come femministe, come militanti, come attiviste.
I consultori e le necessità del territorio:
“I consultori sono stati soggetti a vari accorpamenti e tagli radicali. Questo rende difficile il lavoro per gli operatori e difficile la reperibilità per gli utenti. Ecco, noi dobbiamo riprenderceli. Ce li stiamo riprendendo e stiamo aprendo le assemblee delle donne e delle soggettività LGBTQIA+.”
Il consultorio è ancora purtroppo considerato un luogo esclusivamente femminile. Ma non è così. I consultori sono una conquista delle nostre battaglie perché permettono ai ragazzi di informarsi su ciò che non sanno della sessualità cui si affacciano. Perché hanno aiutato i più giovani e meno abbienti ad accedere a servizi contraccettivi e ginecologici quando lo Stato non c’era. Perché si occupano di ascolto e supporto psicologico, al livello familiare di coppia o personale.
“I consultori non sono semplici strutture sanitarie: sono una nostra conquista per cui non faremo un solo passo indietro. Perché i consultori sono spazi di confronto, solidarietà, di costruzione di alternative, di informazione sulla sessualità, di educazione alla libertà dei nostri corpi.”
Il femminismo non può ignorare le iniquità di classe:
Ci sono ancora molte donne che vivono in condizioni di sfruttamento e di dipendenza economica, che produce violenza. Per cui bisogna rifinanziare il Welfare pubblico e immaginare immediatamente degli strumenti per garantire un reddito basilare generalizzato che permetta l’autodeterminazione.
Necessitiamo di un sistema sociale che garantisca a tutti i cittadini l’accesso ai servizi e alle forme di assistenza fondamentali. L’iniquità tra classi e stili di vita è un fattore determinante nella produzione di violenza e abusi a vari livelli, inclusa la discriminazione di Genere. Non si possono separare. Uno stato sociale che appiani le differenze di reddito spezzerebbe il ricatto economico cui molt* sono sottopost* e affievolirebbe focolari domestici di violenza. Dobbiamo agire alla radice di molestie, abusi.
Questo riguarda contemporaneamente tutt* e le donne specificatamente: per questo pretendiamo che tutte le donne siano messe nelle reali condizioni di scegliere. Scegliere se aver figli, o non averne, nella piena autonomia e indipendenza economica. Perchè nessun* di noi intende fare un solo passo indietro.
A GOOD GIRL IS A BRAVE GIRL!