Femminismo e mitologia greca: la dea Artemide simbolo di emancipazione

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Di Stella Grillo

Femminismo: questo nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, si addentra nei meandri della mitologia scandagliando gli archetipi femministi dell’Olimpo. Analizzando Artemide, la prima dea femminista che si slegò dai tradizionali ruoli di moglie e madre, esaltando l’autorealizzazione.

Femminismo sull’Olimpo: la dea Artemide, colei che insegna a perseguire i propri ideali

Artemide è l’archetipo femminile per eccellenza: insegna a perseguire i propri ideali con tenacia, coltivando l’indipendenza. Un forza, la sua, imbevuta di energia positiva ma che, all’occorrenza, può anche rivelarsi distruttiva. Ma chi è la dea Artemide? In mitologia greca, è la dea della caccia e della luna – chiamata anche, per questo motivo, Selene (luna piena) ed Ecate (luna calante) – figlia di Zeus e di Latona: una delle innumerevoli amanti con cui il dio dell’Olimpo tradiva la moglie Era. La narrazione del mito racconta della vendetta di quest’ultima: infatti, Latona, dopo aver partorito la dea Artemide, ebbe nove giorni di travaglio per mettere al mondo il suo gemello, il dio Apollo, divinità del sole e della musica.

Artemide, dea della caccia - Photo Credits: web
Artemide, dea della caccia – Photo Credits: web

Fu proprio Artemide ad aiutare la madre durante il parto. A questo proposito, è anche nota come protettrice delle partorienti. Artemide – così come Atena – non contrasse mai matrimonio: fu una dea vergine. Prediligeva la piena autonomia, vagando per i boschi con la schiera delle sue ninfe. Non era interessata alle regole tradizionali che, spesso, erano imposte alle donne; una personalità idealista e determinata che poteva ribaltarsi in impulsività distruttiva e furente se, qualsiasi sopruso, avesse danneggiato sé stessa o altre donne.

Artemide: femminilità come valore di sé a prescindere dalla relazione con un uomo

Nell’archetipo della dea Artemide confluiscono aspetti profetici della società attuale: Artemide è l’esempio di tutte quelle sfumature che rimandano all’autosufficienza. Una donna può e deve coltivare la propria femminilità come valore in sé e per sé. La società patriarcale che, tutt’ora vige in alcune zone del mondo, insegna alle donne fin da piccole che la femminilità debba essere adoperata in virtù di un eventuale legame. Artemide insegna per prima che la femminilità è slegata dalla relazione con il sesso maschile, e vige nella donna a prescindere da un’unione che comporti sposalizio; non come Era ed Afrodite quindi, che utilizzano la loro indole all’interno del rapporto con l’altro sesso; né tanto meno come Demetra, dea della fertilità la cui femminilità combacia con il generare discendenza.

Femminismo: la femminilità autentica che mira alla scelta senza dipendere da altri

Ne consegue un’energia scalpitante che reca ad una natura della donna quasi anarchica e selvaggia. Artemide è l’esempio di come il femminile possa essere autentico senza dipendere da qualcuno, impegnandosi nella propria realizzazione personale ma, soprattutto, nell’ambito della scelta. Bisogna star bene da soli con sé stessi nutrendo interessi per aree non imposte da qualcuno ma che si scelgono per proprio volere. Una vita, quindi, a sostegno delle donne che esplorano, cercano e trovano infine, la propria dimensione senza l’aiuto di nessuno.

Femminismo, la dea Artemide simbolo di emancipazione - Photo Credits: web
Femminismo, la dea Artemide simbolo di emancipazione – Photo Credits: web

La caratteristiche dominante dell’archetipo Artemide, è un femminismo improntato nella lotta continua verso gli ideali in cui crede, l’onestà intellettuale e le scelte autonome le quali non devono essere contaminate da secondi soggetti, né tanto meno, da compromessi. La lealtà verso le altre donne e la difesa verso i diritti che esaltano forme di convivenza assolutamente paritarie, la portano ad essere una delle dee moderne che, al giorno d’oggi, potrebbe influenzare molto ed essere seguitissima: Artemide, infatti, rifiuta di adeguarsi e repelle ogni forma di discriminazione di genere.

Miti che riflettono la personalità della dea

Una personalità determinata e razionale che professò distacco da qualsiasi rapporto amoroso esaltando un primordiale concetto di femminsimo. Non solo: pretese che anche la schiera delle sue ninfe facesse lo stesso. Famoso il mito della ninfa Callisto di cui Zeus si innamorò. Quest’ultima rimase incinta partorendo un figlio, Arcas. La dea Artemide punì la ninfa trasformandola in orso ed, in seguito, Zeus in costellazione. Da lì nacquero l’Orsa Minore e Maggiore, rispettivamente il figlio Arcas e la madre, Callisto. Parecchi miti, oltre quello sopracitato, riflettono il suo temperamento collerico, capace di difendere fino alla fine i suoi ideali:

  • Niobe: madre di 7 figli maschi e 7 figlie femmine derise la madre della dea, dicendo che la sua discendenza era di gran lunga più numerosa di quella di Latona, oltre che esteticamente più bella. Apollo uccise i figli maschi, Artemide le figlie femmine risparmiandone uno per sesso; così, i divini gemelli, fecero pagare l’oltraggio commesso da Niobe. Poco vendicativi, quindi;
  • Atteone: il mito che lo riguarda, narra di come Artemide lo trasformò in cervo lasciandolo in pasto ai cani. La sua colpa, quella di averla spiata mentre si bagnava nelle acque di una fonte, totalmente nuda;
Artemide ed il mito di Atteone - Photo Credits: ilbosone.com
Artemide ed il mito di Atteone – Photo Credits: ilbosone.com
  • Orione: un mito che presenta diverse versioni, tuttavia le due più accreditate mirano alla natura competitiva di Artemide. La prima racconta che Apollo temendo che quest’ultima si innamorasse di Orione, la sfidò intimandola a colpire un oggetto. Apollo continuava a dire che non ce l’avrebbe mai fatta. La natura competitiva della dea accettò, scoccò la freccia e uccise Orione. Resasi conto dell’errore, lo trasformò in costellazione. Altre versioni narrano che quest’ultimo si vantò di essere migliore di lei nella caccia. Per punirlo, la dea lo fece mordere da uno scorpione.

Limiti dell’archetipo e complessità di Artemide

Dalla rabbia indomabile e pura, l’arco e le frecce che richiese appena bambina divennero l’emblema della sua personalità combattiva. Modello femminista dall’essenza che trasuda libertà e anima selvaggia, è anche modello di femminilità proprio per le sue contraddizioni: è la dea scevra da qualsiasi rapporto amoroso, protettrice dei bambini e delle altre donne che subiscono soprusi: tuttavia, è vendicativa, crudele, competitiva e priva di scrupoli se deve raggiungere i propri fini. Non perdona, non ammette debolezze, come i miti attestano. Curioso è che il simbolo predominante della dea sia l’orsa: colei che con dolcezza protegge ma con collera si vendica a chi le si oppone. La rabbia impulsiva e distruttiva, così come la competitività sono i due limiti dell’archetipo di Artemide: maneggiano la sua personalità, facendola a volte, soccombere. Una soggetto che domina, compete e che potrebbe essere contraddistinto dall’incapacità di perdonare, così come dal provare empatia.

Femminismo: la dea del parto che non si realizza con la maternità

La dea che non si piega, e che racchiude in sé stessa tutte le contraddizioni di una donna. La dea che per prima fu simbolo di femminismo ed emancipazione; si distacca totalmente dalla figura tradizionale che celebrava la dea Demetra, protettrice del focolare domestico e della fertilità. Rivendica la sua libertà e il suo non appartenere a nessuno. Artemide è già completa, non ha bisogno di un partner che aggiunga ciò che lei ha già: aborre totalmente il modello femminile che relega la donna al ruolo di sola moglie e sola madre, ma esalta il concetto di autorealizzazione: un paradosso che combacia perfettamente con la sua natura contraddittoria! Artemide è la dea del parto pur essendo una dea vergine, distaccata da qualsiasi interazione amorosa: distrugge così quello stereotipo che vuole le donne come garanti di perpetuazione della specie: Artemide è quell’archetipo di donna che esalta l’essere tale senza per forza bramare prole o, indicare la propria realizzazione con il desiderio di maternità. La maternità non è un obbligo sociale, e una donna, prima di essere moglie e madre, è una persona che basta a sé stessa. Matrimonio e maternità sono una scelta. Così come non essere sposa o genitrice.