La figura paterna è la turbina che aziona il desiderio dissipativo del figlio, introducendolo ad un mondo di perdoni, eccezioni e limiti valicabili nel rispetto delle regole. Quest’ultime vengono istituite dallo stesso padre, funzionali alla conoscenza di ciò che sono i pericoli potenziali al quieto vivere del proprio figlio. Tali leggi però non devono essere applicate in maniera anonima bensì diretta; in modo da instaurare un regime di complicità padre-figlio che fa affidamento sulla teoria freudiana del ‘saper tenere gli occhi chiusi pur vedendo tutto‘. La malizia del padre sta però nel vezzo involontario di voler indirizzare il proprio figlio verso gli orizzonti che -in tempi lontani- lo hanno portato al successo o dei quali ne ha frustrazione. Nella vita come nello sport, essere figli d’arte vuol dire essere investiti di una carica di responsabilità ben più lauta del normale, circoscritta da pressioni e paragoni alle volte troppo pretenziosi. In occasione della Festa del Papà, di seguito vengono proposti esempi sportivi -alcuni felici ed altri meno- di figli d’arte nel vasto mondo della disciplina paterna.

Il Kaiser e l’aviatore, nel bene e nel male

La curva ‘Terlamenbocht’ del GP del Belgio ancora sussulta da quel maggio ’82, dall’impatto che segnò l’ultimo volo dell’aviatore Gilles Villeneuve: campione di imprevedibile caparbia e contagioso perbenismo. Questi i valori -oltre ad abilità tecniche indiscusse- che convinsero Enzo Ferrari nel ’77 a sostituire Niki Lauda col pilota canadese. Fermo immagine della carriera fu il terzo posto conquistato in Canada nel 1981 chiudendo gli ultimi tre giri senza ala anteriore. Quel nefasto giorno a Zolder, però, il trentaduenne conquistatore dell’asfalto lasciò in eredità uno spirito combattivo e competitivo che venne preso in consegna dal figlio Jacques.

Anch’egli pilota di F1, nel 1997 si laureò campione mondiale dopo un’estenuante quanto agonistica rimonta nel testa a testa all’ultima gara con Michael Schumacher, rendendo onore alla freddezza d’istinto che il padre gli aveva tramandato. Proprio Schumacher, campione ma soprattutto icona di una generazione di giovani sportivi ed adulti nostalgici. Michael non si racchiude solo nei sette campionati mondiali di F1 vinti, nella rinascita della Ferrari o nei record annichiliti durante la carriera. Il Kaiser ha caratterizzato un corso storico, nell’insegnamento futuro e nella rimembranza stilistica dello spirito del pilota guerriero. La tragedia del 2013 del Merìbel sembrava poter subissare definitivamente l’ondata di buon umore che avvolgeva la famiglia Schumacher. Anni dopo, però, il mondo della Formula 1 -e non- potrà assistere alla rivalsa della sigla MSC, portata in auge da Michael e che verrà proceduta dal figlio Mick. L’astro nascente fresco di ‘Casco d’Oro 2020’ siederà sulla vettura della Haas nel campionato 2021 di Formula 1, nell’attesa di tornare a griffare il sedile Ferrari con uno dei cognomi più simbolici del mondo dello sport.

Festa del papà nello sport: La grandeur di un padre per il figlio

Avvistato a Porto Alegre, durante un torneo di livello J1, un tennista svedese dalla folta chioma bionda, affabile nelle movenze e di forte avvenenza di nome Borg. Non parliamo certamente dell’Orso di Stoccolma, campione iridato per cinque edizioni consecutive di Wimbledon e tennista numero uno indiscusso della fine dei seventies, bensì del figlio Leo Borg. Date le circostanze d’età (2003) sarebbe prematuro attendersi giocate, trofei e padronanza della racchetta proprie di Björn, ma i presupposti sembrano favorevoli per un ritorno competitivo della ‘fascetta‘. Leo nel dubbio, per ammortizzare le pressioni, si è espresso riguardo il suo tennista di riferimento e d’ispirazione, Rafa Nadal.

Piangeva papà Eddy durante la tappa di Prato del Giro D’Italia del 2000 quando, in telecronaca, non poté esimersi dal proferire lacrime ed emozionanti singhiozzi nel vedere suo figlio Axel vincere in volata. Eddy Merckx quel giorno non fu cannibale ma vulnerabile, come mai accadutogli nel corso della sua rimarchevole carriera; 5 Tour de France, 5 Giri d’Italia, 3 mondiali, 1 Vuelta de Espana, 7 Milano-Sanremo e ben 5 Liegi-Bastogne-Liegi. Numeri impressionanti e difficilmente riproponibili anche in virtù dello stesso gene. Axel Merckx è riuscito a strappare quantomeno un bronzo olimpico ad Atene nel 2004, salvo poi ritirarsi a soli trentacinque anni dal circuito. Perché il legame paterno non ti porta al successo senza abnegazione, specie se devi rapportarti alla portanza del Cannibale.

Avere una figura paterna di successo però non sempre è indice di quieto vivere. Come nel caso di Edinho, figlio di Edson Arantes do Nascimento in arte Pelè, che vedeva quest’ultimo più come mito che padre. A constatazione di quest’angoscia il coinvolgimento di Edinho in un traffico di droga e dell’accusa di riciclaggio di soldi del narcotraffico nel 2014 che l’hanno condannato a 33 anni di prigionia, con tanti saluti per papà.

Alessandro Rossi

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Credit foto: www.tenniscircus.com