“Figli” è l’opera postuma di Mattia Torre, diretta da Giuseppe Bonito. Qual è la storia del film con protagonisti Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi?
Quella di “Figli” è una storia come tante. Una di quelle a cui assistiamo ogni singolo giorno o di cui siamo talvolta protagonisti.
Una vicenda quotidiana di quarantenni alle prese con situazioni professionali precarie, pochi valori in cui credere e soprattutto una genitorialità che talvolta sembra essere una prigione più che un dono.
Niente che possa suscitare attrattiva a una prima occhiata ma, a volte, basta avere una visione concreta del tutto e si può parlare direttamente al pubblico di tutto questo, divertendolo e portandolo alla riflessione.
Mattia Torre è stato un autore capace proprio di esternare le sue preoccupazioni e frustrazioni nei confronti del nostro paese e della vita in generale come pochi autori hanno saputo fare.
Elementi che si possono riscontrare nella satira presente in “Boris” o nel delicato ritratto umano de “La Linea Verticale”, libro e poi miniserie che narra della convivenza con quella malattia che ha sopraffatto l’autore lo scorso luglio.
Partendo dal suo monologo “I figli ti invecchiano”, Torre sviluppò una sceneggiatura che purtroppo non vide mai sul grande schermo ma che, grazie al suo collaboratore Giuseppe Bonito, non è stata dimenticata.
“Figli” è così uno specchio della nostra realtà in cui due genitori (Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea) devono cimentarsi con la venuta di un secondo figlio che sconvolge ulteriormente le loro esistenze.
Quella a cui assistiamo è una storia che prende i più tipici luoghi comuni (vicini al cliché, a dire il vero) in cui molti si possono identificare ma è proprio qui che la scrittura di Torre ci viene incontro e ci ammalia.
Ciò che vivono i due “disperati” protagonisti è il resoconto tragicomico e spesso polemico di un’esistenza in cui gli scontri generazionali diventano puro pretesto per comprendere le proprie responsabilità.
“Figli” non cede però al patetismo o al melodramma fine a sé stesso perché nella vita non sempre le soluzioni sono semplici o concilianti ma non per questo bisogna scoraggiarsi facilmente.
Il film di Bonito è quindi il testamento artistico e umano di un autore che era convinto delle sue idee e che ci scherzava sopra quasi sempre e ben volentieri.
Mattia Torre poteva offrire ancora tanto al cinema e “Figli” ne è la dimostrazione.
Ciò nonostante possiamo comunque apprezzare codesto film per quello che è: uno spaccato di vita spesso amaro ma anche ironico, leggermente surreale e molto umano. Il che non è poco.
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