Di Dante Alighieri non si hanno consistenti notizie biografiche certe. Rarissimi i riferimenti che il grande autore italiano ci ha fornito circa la sua vita. Sappiamo con certezza che ha potuto godere di una formazione culturale variegata, per poi dedicarsi all’attività politica. Diventa infatti Priore, nonchè uno dei rappresentanti del governo di allora.
La faida tra Guelfi e l’esilio di Dante Alighieri
A Firenze in quegli anni la scena politica era animata dagli scontri tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri. Sintetizzando, i Bianchi facevano riferimento ai ricchi, mercanti e finanzieri, mentre i Neri erano vicini al Papa. Dante si schiera apertamente dalla parte dei Guelfi Bianchi, così come apertamente si manifesta il conflitto con Papa Bonifacio VIII, sostenente la fazione dei Neri. Il conflitto va avanti e, nel novembre del 1301, le truppe angioine alleate del Papa arrivano a Firenze attuando una importante repressione ai danni dei Bianchi. L’esito è stato positivo per i Neri e da quell’episodio Dante andrà incontro a una sorte non tanto benevola.
Secondo le fonti, nel 1302 Dante riceve una prima condanna per baratteria- vale a dire di corruzione nell’esercizio di funzioni pubbliche- una multa da pagare in denaro e due anni di esilio. L’accusa è infondata, e il poeta riesce a respingerla. Lo stesso anno però viene emessa una nuova sentenza: confisca immediata di tutti i beni e condanna a morte sul rogo. Una sentenza che rendeva l’esilio da Firenze inevitabile.
Nel 1315 gli viene concessa un’amnistia, a patto però che riconoscesse i suoi sbagli e ammettesse le sue colpe presunte. Alighieri rifiuta con risentimento, decidendo di non fare più ritorno nella città di Firenze. Si legge nell’Epistola XII:
“Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un’altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai“.
Nell’ultimo periodo di vita Dante Alighieri viene accolto a Ravenna presso Guido Novello da Polenta. Muore nel settembre 1321, e da allora riposa nella chiesa di San Pier Maggiore– oggi chiamata San Francesco– nella stessa città.
Joelle Cotza
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