In queste ultime settimane lo stivale è stato martoriato da piogge torrenziali che hanno causato piene e alluvioni con danni alle infrastrutture e alla proprietà.
Vediamo i fiumi nascere, ricevere gli affluenti e sboccare in mare. È una configurazione quasi totalmente artificiale: in natura un fiume, dopo una ripida discesa dal monte, arrivando nel piano si impaluda, si divide in più rami, ed è libero di modificare a suo piacimento il suo corso in lungo ed in largo per tutta la valle, dove zone asciutte si alternano ad acquitrini e laghi.
Anche le coste lungo le pianure non sono naturali.
La laguna veneta, che ci sembra una eccezione, in realtà è proprio quello che ci si dovrebbe aspettare per una costa lungo una pianura, dove al posto di una linea di costa precisa ci sarebbe una successione di stagni, dune, cordoni litorali – insomma.. una laguna – con un limite fra acque salmastre e quelle dolci delle paludi all’interno molto più sfumato di quello che vediamo oggi.
L’impatto antropico:
L’uomo ha confinato i fiumi in alvei sempre più stretti e spesso rettificati con una lunghezza ridotta anche a un terzo di quella originaria. Le rettifiche, ideate per aumentare lo spazio per l’agricoltura e diminuire le distanze agevolando i trasporti (prima delle ferrovie le merci viaggiavano quasi esclusivamente sui fiumi), ha comportato gravi effetti negativi. L’incremento della pendenza e l’eliminazione delle curve hanno aumentato la velocità della corrente e diminuito il volume di acqua contenibile dall’alveo e la distanza fra gli affluenti, i quali riversano le loro piene quasi contemporaneamente nel corso principale.
Le bonifiche hanno fornito spazio all’agricoltura e diminuito l’incidenza di malattie come la malaria, ma nel contempo hanno tolto aree di stoccaggio per le piene e quindi i fiumi si ritrovano a dover gestire anche quella percentuale di acqua che si sarebbe fermata nelle paludi mentre a causa del disboscamento i suoli montani trattengono meno le piogge e immettono più velocemente l’acqua nei fiumi.
La copertura artificiale toglie al suolo la possibilità di assorbire la pioggia: in città soltanto i giardini la drenano naturalmente e pertanto è necessario un sistema fognario efficiente (che comunque immette l’acqua piovana nei fiumi prima rispetto ad un suolo naturale).
Gli effetti degli interventi umani:
Non ci si deve quindi stupire se a volte bastano poche ore di pioggia per esondare: se piove una certa quantità di acqua in qualche modo una certa percentuale di essa dovrà per forza defluire. Allora i fiumi escono dal loro alveo, o meglio da quel poco che gli abbiamo lasciato, sommergendo quanto incautamente gli abbiamo costruito intorno.
La costruzione delle casse di espansione, zone che possono essere allagate in caso di piena è finalizzata proprio a catturare l’acqua in eccesso, rilasciandola a piena finita. Il rischio alluvione zero non si può ottenere e le alluvioni in quanto tali non si potranno mai evitare, anche se è possibile evitarne alcune conseguenze trattando meglio i fiumi e costruendo in zone più sicure (o meno insicure). Ma l’attuale domanda umana di uso del territorio potrebbe consentire di vivere solo in zone a basso rischio idrogeologico?
Aldo Piombino