Da un parte la Formula 1, dall’altra la FIA. Al centro, invece, il team Andretti che vorrebbe entrare a far parte del Circus più famoso delle quattro ruote in tempi piuttosto rapidi. Si litiga, a distanza, nell’universo automobilistico. Dopo le ultime dichiarazioni di Michael Andretti, infatti, Stefano Domenicali e Mohammed Bin Sulayem hanno preso posizioni estremamente diverse sul possibile approdo del team Cadillac-General Motors. Chi riuscirà a vincere questa guerra fredda?

Formula 1 e FIA, schermaglie dialettiche sul team Andretti

Nei giorni scorsi, l’amministratore delegato della Formula 1, Stefano Domenicali, aveva spiegato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport la sua riluttanza ad accettare la candidatura del team Andretti per il 2024 perché, secondo lui, i tempi tecnici erano troppo stretti. Ecco cosa aveva detto in merito alla domanda specifica:

Per il 2024 è tecnicamente impossibile, e perché succeda in futuro devono esserci elementi di credibilità strutturale e di partnership con un grande costruttore. Andretti è quello che si è mosso alla luce del sole, ma ci sono anche altri candidati che lavorano dietro le quinte. Il numero massimo di monoposto è stabilito in 26, ma devo dire che anche con le 20 di oggi si producono gare eccellenti“.

Il vespaio scatenato dalle ultimissime parole dell’ex pilota, adesso al comando della squadra che punta a entrare nel Circus più importante delle quattro ruote, hanno avuto il merito di far detonare l’atmosfera all’interno del paddock. Tante, infatti, le reazioni negative al possibile approdo della nuova formazione Cadillac-General Motors in F1. Se la categoria si è infiammata, la FIA ha accolto con positività la candidatura. È stato proprio il presidente Mohammed Bin Sulayem, attraverso Twitter, a mostrare sorpresa:

È sorprendente che ci siano state reazioni avverse alla notizia di Cadillac e Andretti. La FIA ha accettato le iscrizioni di organizzazioni più piccole e di successo negli ultimi anni. Dovremmo incoraggiare potenziali ingressi in F1 di produttori globali come General Motors e dinastie di piloti come Andretti e altri. L’interesse dei team nei mercati in crescita aggiunge diversità e amplia l’attrattiva della F1“.

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