
A volte non basta un ottimo pilota per vincere. E no, non parliamo di stregoneria o congiunzioni astrali, ma di tutti quei fattori che concorrono al risultato finale.
La vittoria di Verstappen – Prendi un pilota talentuoso con un’ottima guida sul bagnato. Aggiungi un team di meccanici-metronomo che stampa quattro su cinque soste attorno ai due secondi. Ora metti un buon motore bistrattato in connubio con una vettura in costante miglioramento. Un pizzico di tifosi olandesi che enfatizzano con un boato i momenti clou. Moltiplica tutto per il fattore C (che più ce n’è meglio è) e avrai ottenuto la formula della vittoria.

La vittoria di Verstappen – Il fattore pilota
Max Verstappen è uno di quei piloti che va bene quando va male. Se piove, si esalta. Se parte male, reagisce. Le difficoltà in gara non lo abbattono ed avere alle calcagna un acerrimo rivale lo entusiasma come un nonno in cantiere. A lui va il premio per aver interrotto l’egemonia tedesca che, diciamolo, stava annoiando un po’ tutti. Una menzione speciale poi per le ottime capacità di guida sul bagnato che avevamo già saggiato in quel di Interlagos nel 2016. Da notare che allora, come in Germania, fu protagonista di un testacoda senza conseguenze.
“Sono partito male ma ho mantenuto la calma. E’ stato difficile passare a causa della scarsa visibilità. Credo che se fossi partito così male sull’asciutto sarebbe stata dura recuperare ma sul bagnato le cose cambiano in fretta. E’ stata la mia vittoria più difficile. Qui era importante rimanere fuori dai guai e concentrati fino alla fine. Era una questione di commettere meno errori possibili e questa è una cosa che si impara con gli anni.” Max Verstappen
La vittoria di Verstappen – Il fattore team
L’effetto ergogenico della taurina è ormai comprovato grazie ai meccanici Red Bull. Delle cinque soste effettuate sulla vettura dell’olandese, ben quattro si aggiravano intorno ai due secondi. Se non bastasse, nel trambusto di Hockenheim, gli uomini di Christian Horner hanno trovato il tempo di stampare un nuovo record per il pit stop più veloce concluso in 1.88 secondi!
Unica pecca nella strategia del team è aver toppato un cambio gomma su cinque montando le medie anziché le soft quando la Ferrari già girava bene con la morbida. L’errore è stato prontamente risolto.
La vittoria di Verstappen – Il fattore vettura
L’accoppiata Red Bull-Honda funziona e si vede. La vettura di Milton Keynes è in costante miglioramento ed il motore Honda, a detta degli esperti, ha potenzialità illimitate. Il costruttore giapponese può vantarsi di aver piazzato ben due vetture sul podio con la Toro Rosso di Kvyat.

Allontanati i fantasmi del passato legati alla partnership complicata con McLaren dal 2014 al 2017, Honda non ha perso l’occasione di prendersi una rivincita su chi ha fortemente criticato il lavoro di Tanabe&Co. Parliamo di Fernando Alonso che nel 2015 sbottò in mondovisione definendo il propulsore McLaren un “motore da GP2”. Ben ti sta!