Nel corso della scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di intervistare Garbriele Petroni. Il pilota della Scuderia Tor Vergata ci ha raccontato la sua esperienza e del mondo della Formula SAE.
Metropolitan Magazine Italia ha avuto l’opportunità esclusiva di intervistare Gabriele Petroni, pilota di Formula SAE per la Scuderia Tor Vergata. Con lui abbiamo cercato di scoprire i retroscena di questa categoria, il suo sviluppo tecnico e le sue prospettive future.
Com’è iniziata la tua carriera in STV?
È cominciato tutto per caso. Mi sono iscritto all’università nel settembre 2012 e, qualche settimana dopo, ho notato un piccolo laboratorio in costruzione. Mi sono informato e c’erano alcuni ragazzi che stavano creando un team di Formula SAE. La mia passione per i motori e la voglia di fare qualcosa di concreto mi hanno spinto a far parte di questo progetto.
Entrare nel team oggi è più semplice. Il team è affermato nell’ateneo e, di conseguenza, è possibile aderirvi in modo molto semplice. Sia tramite i nostri punti di riferimento social che venire direttamente nel nostro ufficio progettazione o nel nostro laboratorio. I candidati, dopo una selezione, possono entrare nel team.
Che lavoro di sviluppo c’è dietro ad una Formula di questo tipo? Partecipi attivamente allo sviluppo della vettura?
Il lavoro di sviluppo non è quantificabile: molto dipende dal personale e dall’esperienza che si ha a disposizione. Attualmente noi contiamo circa 70/80 unità, quindi lo sviluppo è molto avanzato. La possibilità di sviluppo, in sé, è illimitata. Ruolo importante è svolto dalle innovazioni continue nel settore automotive da cui i ragazzi di Formula SAE prendono costantemente ispirazione.
Altro vincolo alla progettazione è certamente il budget. La progettazione base di una monoposto di Formula SAE richiede: realizzazione ex novo di telaio, sospensioni, motore e trasmissione oltre a reparti come l’elettronica, la carrozzeria e l’abitacolo. Questo è lo stretto necessario, senza considerare il grande lavoro del personale che, comunque, ha anche una carriera accademica da tenere presente. Lo sforzo è molto elevato.
La mia partecipazione è stata sempre molto attiva ed ha riguardato tutti gli ambiti. Dalla costruzione all’assemblaggio. Ho cercato di considerare tutte le aree, perché è esattamente quello che ogni studente di ingegneria che entra in Formula SAE farebbe: apprendere in ogni campo. Mi sono molto divertito. Purtroppo, a malincuore sto gradualmente cercando di farmi da parte in questo progetto. Reputo giusto che ci sia un cambio generazionale, anche se come appassionato di motori ci rimarrei a vita.
Ho imparato molto da questa esperienza, molto di più rispetto al frequentare le lezioni. Non è un demerito dei professori, ma un grandissimo merito della Formula SAE. Fatta con i giusti criteri, permette ad uno studente di ingegneria di avere una maggiore conoscenza e di apprendere molto di più rispetto ad uno studente più classico. C’è un passo enorme tra la teoria e la pratica e la Formula SAE aiuta enormemente a colmare questo gap.
Quali saranno i prossimi campionati a cui parteciperete?
Non abbiamo ancora certezze sugli eventi a cui parteciperemo. Siamo in fase di sviluppo veicolo attualmente, di conseguenza abbiamo ancora tempo per decidere a quali parteciperemo. La scelta non è banale, perché ogni evento ha un suo punteggio, un suo grado di difficoltà ed un suo costo. Tra andare in Italia ed andare negli USA c’è una bella differenza.
Che tipo di allenamento devi sostenere per correre?
Può sembrare facile percorrere 25km in una gara endurance, 12.5km per ogni pilota, per un turno di guida di 30/40 minuti a testa. Anche se i chilometri ed i minuti non sono molti, posso assicurarti che la preparazione fisica e quella mentale sono fondamentali.
Fisicamente, non ho mai avuto particolari problemi. Sono sempre stato molto atletico, mi alleno costantemente e gareggio anche a gare di kickboxing. Lo sforzo fisico non lo risento particolarmente, però almeno un mese prima delle gare sia io che l’altro pilota (Pasquale Zanfini lo scorso anno) andiamo in palestra per sopportare meglio la costante tensione e sforzo muscolare richiesti dalla guida di queste vetture.
Il fisico, però, non è tutto. La preparazione mentale e psicologica è ancora più importante. In quei 30/40 minuti si è sottoposti ad una forte pressione perché ci si gioca tutto: un anno intero di progettazione, sviluppo, fatiche e rinunce. Il tutto è affidato nelle mani dei piloti che devono controllare ogni singola cosa, senza pensare ad altro. La tensione è tanta ed è molto facile perdere la testa.
Pensi che questa categoria possa diventare più nota al pubblico?
La Formula SAE è poco nota al pubblico, specialmente in Italia, ma merita di essere più conosciuta. In Germania, ad esempio, viene trasmesso a livello nazionale su un canale secondario l’evento tedesco. Questo è fondamentale perché suscita molta curiosità. La pubblicità viene effettuata solo da coloro che vi partecipano e dalle università. I ragazzi di Formula SAE sono costretti a chiedere sponsorizzazioni, perché il campionato è sconosciuto. È un peccato, perché meriterebbe di essere valorizzato.
Il supporto dell’università è importante?
Il supporto dell’università è fondamentale sia economicamente (rappresenta la maggior parte dei finanziamenti) che strutturalmente. L’università consente di accedere a laboratori con l’attrezzatura necessaria per la costruzione di una monoposto. Naturalmente, fornisce anche un’aula progettazione dove viene, appunto, progettata la monoposto.
Quando e dove saranno i prossimi appuntamenti in campionato?
In Europa, gli eventi principali sono: Varano de’ Melegari (inizio luglio), Hockenheim in Germania (fine luglio), Most in Repubblica Ceca (inizio agosto). Oltre a questi, si aggiungono eventi a Silverstone e Barcellona. Molti eventi sono anche in Asia e negli USA per un totale di 25 eventi sparsi in tutto il mondo in modo omogeneo lungo tutto l’anno solare. La scelta avviene sulla base di tante cose: budget, logistica e tempi di progettazione della vettura.
Quanto budget serve? È una categoria low cost?
Difficile rispondere. Il budget vincola sempre il progetto. Alcuni team, tra cui alcuni team indiani, costruiscono vetture low cost con un budget di circa 15.000 euro. Altri, stando ad alcune voci di corridoio, hanno un budget di alcuni milioni di euro grazie ad ingenti sponsorizzazioni.
Il nostro budget è stato gradualmente crescente negli anni grazie alla crescente considerazione della nostra università che ha reputato STV un progetto molto valido. L’interesse degli sponsor è stato crescente ed ha fruttato importanti collaborazioni. Attualmente, il valore della nostra vettura si aggira in un intervallo tra i 120.000 ed i 150.000 euro.
Ma non sono disponibilità economiche che abbiamo a disposizione. Un ruolo importante viene svolto dal reparto marketing e comunicazione che si occupano di stringere accordi con aziende, specialmente dal punto di vista del supporto tecnico.
La maggior parte dei legami sono di questo tipo. Un supporto tecnico tramite materiali, lavorazioni o donazioni di questo genere. Basti pensare che recentemente un nostro sponsor ci ha fornito un portamozzo ad un prezzo di 1.600 euro contro i circa 5.000 di costo reale. Un costo irrisorio, il costo del materiale ed una minima lavorazione.
Concluso dicendoti che, come puoi ben capire, questa esperienza nella Scuderia Tor Vergata è stata un’esperienza molto gratificante e molto formativa. Mi ha dato molto dal punto di vista ingegneristico ed umano insegnandomi a lavorare in team e tante altre cose. Sono molto soddisfatto di questa esperienza e la consiglio a tutti coloro che vogliono intraprendere una carriera nell’ingegneria.
Grazie di tutto ed un saluto! A presto!
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