La rubrica “Cronache del mistero” oggi ricorda il caso di Francesca Alinovi. Bologna, 13 Giugno 1983. Francesca Alinovi, giovane critica d’arte del DAMS, venne ritrovata morta nella sua abitazione in Via Del Riccio, colpita con 47 coltellate. Francesca all’epoca aveva solo 35 anni ma era già uno dei critici d’arte di spicco del panorama italiano. La giovane donna però era anche una talent scout, cosa che le diede modo di lanciare anche una corrente chiamata “Enfatismo“. Questo era un movimento nato dalle ceneri del postmoderno che riuniva giovanissimi performer, fotografi e musicisti di talento. Tra loro, c’era anche Francesco Ciancabilla un pittore 23enne di Pescara, studente di Estetica dell’Arte del corso della Alinovi.

La critica d’arte lo prese ben presto sotto la sua ala protettrice e ne fece il suo pupillo. Tra maestra ed allievo si instaurò un rapporto particolare, caratterizzato da assidua frequentazione ma a quanto emerso in seguito anche da contrasti. Lei si sentiva particolarmente attratta dal giovane e lui da canto suo, sembrava ammaliato dal fascino della donna. Francesca col tempo non riservò al giovane solo attenzioni di carattere personale ma anche professionale tanto che organizzò per lui mostre e vendette decine di suoi quadri. Eppure tra i due qualcosa non andava. Una prima grande delusione travolse Francesca quando per caso scoprì che il suo amico speciale era omosessuale innamorato di un venticinquenne.

Francesca Alinovi, l’omicidio

Nella foto Francesca Alinovi, un amica e Francesco Ciancabilla photo credit: youmedia.fanpage.it Stefano Aspiranti©

Il rapporto tra maestra ed allievo si trascinò per due anni tra alti e bassi, mostre, eventi e la distruttiva dipendenza di entrambi dalle droghe. Questo, diventò ben presto un elemento pericoloso all’interno del rapporto che più di qualche volta ebbe risvolti e manifestazioni violente che portarono a quel tragico 9 giugno 1983. Era domenica, e fu così che dopo decine di telefonate senza risposta e appuntamenti mancati da parte di Francesca alcuni amici della donna allertarono la polizia. Gli agenti fecero irruzione nell’appartamento e ciò che trovarono era una scena agghiacciante.

Francesca era riversa sul pavimento del salone con due grandi cuscini che le coprivano il viso e parte del corpo. Il tappeto su cui era riverso il corpo della donna ormai privo di vita era interamente imbevuto del suo sangue. 47 tagli inferti sul lato destro del corpo tra il viso il torace e il braccio, che Francesca usò per farsi scudo. Uno solo di quei tagli risultò fatale, quello sferrato alla giugulare che fece annegare la donna nel suo stesso sangue. I sospetti ricaddero subito sul giovane Francesco Ciancabilla che da sospettato passò ben presto a diventare imputato.

L’accusa senza prove

Nella foto Francesca Alinovi  photo credit: contenthub.it
Nella foto Francesca Alinovi photo credit: contenthub.it

Il 31 gennaio 1985 nonostante il parere sfavorevole della giuria, Ciancabilla uscì dall’aula del processo da uomo libero, assolto in primo grado per mancanza di prove a suo carico. Esattamente un anno dopo quel verdetto, la Corte d’Appello e la Corte di Cassazione ribaltarono il giudizio, condannando l’imputato, sulla base di un castello accusatorio puramente indiziario, a 15 anni di reclusione.

Un altro colpo di scena però stava per abbattersi su questa triste vicenda. Il Ciancabilla trovatosi nuovamente con le spalle al muro si diede alla fuga. Fu latitante per ben11 anni che trascorse sotto falso nome in Spagna fino al 23 gennaio 1997. Ritracciato con un’operazione congiunta tra l’Interpol e la polizia spagnola l’uomo venne arrestato, e nonostante tutto continuò a dichiararsi innocente. Nessuna prova di colpevolezza dell’uomo trovò mai riscontro e dopo aver scontato la sua pena in carcere il Ciancabilla è tornato in libertà, lasciando ancora un ombra di mistero su caso che nonostante tutto resta irrisolto.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Francesca Alinovi) photo credit: gazzettadiparma.it

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