Il primo maggio, il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini firma il nuovo “decreto finestre” reintroducendo l’obbligo di uscita nelle sale cinematografiche per i film che ricevono un contributo dallo stato.
Nello specifico il decreto prevede una finestra di 30 giorni tra l’approdo dei film in sala e la possibilità di diffusione sulle piattaforme streaming. Questo provvedimento ripristina l’obbligo che era stato sospeso a causa della chiusura dei cinema durante i mesi di lockdown. Tuttavia c’è una notevole contrazione dell’intervallo di tempo che intercorre tra la proiezione sul grande schermo e l’arrivo sulle piattaforme: la finestra di 3 mesi previsti precedentemente viene infatti ridotta di 2 terzi.
“Decreto finestre”: la reazione da parte dell’Anec
Dal sito del Ministero della Cultura leggiamo una dichiarazione ufficiale del Ministro Franceschini in merito al suddetto decreto: “In questa fase di ripartenza delle attività è fondamentale sostenere le sale cinematografiche e allo stesso tempo riequilibrare le regole per evitare che il cinema italiano sia penalizzato rispetto a quello internazionale”.
L’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) sottolinea però che i titoli italiani, che hanno quindi ricevuto un contributo dallo stato, non sono previsti nelle sale nei prossimi 4-5 mesi. Il comunicato Anec riporta infatti che:
“Il cinema italiano è il grande assente per la ripartenza, nonostante i continui proclami di numerose produzioni, attori e registi con prodotti pronti, ma l’urgenza, a quanto pare, è garantirne la tutela per i prossimi 8 mesi, consapevoli che probabilmente per i prossimi 3-4 mesi il numero di titoli italiani che approderà nelle sale sarà solo marginale.”
L’associazione non manca anche di sottolineare alcuni titoli importanti scomparsi dalla programmazione: dopo aver ricordato il recente rilascio su Amazon Prime del film di Carlo Verdone “Si vive una volta sola“, che ha causato non poche polemiche, l’Anec porta all’attenzione anche il “film di Massimiliano Bruno “Ritorno al crimine”, di cui non si parla più; titolo che poteva essere portato in sala a settembre quando l’80% degli schermi era aperto.“
Un equilibrio mancato: l’Anec suggerisce una via diversa
La critica dell’Anec alla firma del “Decreto finestre” evidenzia una mancata conoscenza di fondo del panorama delle sale cinematografiche italiane e dei bisogni degli esercenti:
“Un provvedimento che intende porre un equilibrio fra i film italiani e quelli internazionali, dimenticando però che in sala sono pianificati, per i primi mesi e salvo occasionali eccezioni, solo film di produzione straniera mentre i titoli nazionali, sostenuti con ingenti investimenti del Ministero, si concentrano con l’uscita in sala in pochi mesi l’anno. Se di riequilibrio si deve parlare, allora da giugno che il Ministro proceda con provvedimenti per portare in sala i film italiani, così come pianificato con quelli internazionali.
Il presidente dell’associazione Mario Lorini è intervenuto sulla questione chiudendo con una nota non poco amara: “In un momento così delicato non può essere ignorata la priorità della misura e impone profonde riflessioni sulla considerazione dichiarata, in questi mesi di chiusura, ma che alla resa dei fatti fatica a trovare fondamento. Ritenevo aperto un confronto vero, un dialogo costruttivo nell’interesse di tutti. Probabilmente mi sbagliavo».
Debora Troiani
Seguiteci anche su Twitter, Instagram e Facebook!