Cronaca

Il consigliere Francesco Bellomo è indagato per estorsione

Il Consigliere di Stato Francesco Bellomo è ora indagato per estorsione dalla Procura di Bari, per i fatti riguardanti il corso di magistratura della sua scuola “Diritto e Scienza”. Sospeso dall’incarico e dallo stipendio il suo collaboratore Davide Nalin.

Dopo l’iniziale bufera mediatica e la giustificata indignazione pubblica, i fatti che vedono coinvolto il Consigliere di Stato Francesco Bellomo sembrano prendere una piega più seria. 
Grazie all’iniziale denuncia del padre di una delle allieve della scuola di magistratura “Diritto e Scienza” anche le autorità preposte si sono attivate.

Il denunciante lamentava il fatto che all’interno del contratto per i beneficiari (soprattutto le beneficiarie) della borsa di studio per poter partecipare al corso di preparazione all’esame di magistratura vi fossero anche clausole discutibili, riguardanti limitazioni del matrimonio, del fidanzamento e il dress code obbligatoriamente succinto che le ragazze dovevano adottare. Le varie clausole non facevano altro che creare un vero e proprio rapporto di sudditanza con il titolare del corso, quel Francesco Bellomo che, dall’alto della sua posizione, dovrebbe invece rappresentare un esempio per i suoi studenti.

Nei comportamenti reiterati da Bellomo potrebbero esserci gli estremi dell’estorsione

La Procura di Bari, dove vi è una delle tre sedi della scuola “Diritto e Scienza” di Francesco Bellomo (oltre che a Roma e Milano) ha infatti già nella settimana scorsa aperto un’inchiesta, pur senza ipotesi di reato.
Ora, invece, raccolti più elementi di indagine e sentita una delle protagoniste della tristissima storia, l’avvocatessa Rosa Calvi, ha deciso di formalizzare l’oggetto delle indagini con l’ipotesi di estorsione.

Francesco Bellomo, come si è potuto apprendere fino ad ora, tentava di costringere le ragazze che partecipavano al suo corso e che ambivano a ricevere una borsa di studio a sottoscrivere il contratto da lui predisposto, insieme a delle clausole che nulla hanno a che fare con lo studio, la produzione scientifica e la partecipazione ai convegni.

Un vero e proprio scambio, il piacere di una bella ragazza da una parte, la borsa di studio dall’altra, in più il ricatto, previsto dallo stesso contratto, per cui ove si fosse venuto meno alle disposizioni accordate si sarebbe perso il diritto alla borsa di studio.

E’ subito stato sospeso il pm di Rovigo Davide Nalin, sospettato di favorire il comportamento del suo collega Francesco Bellomo

Ad aiutare Francesco Bellomo un altro magistrato, il pm Davide Nalin, che collaborava con il primo nella scuola “Diritto e Scienza”. Nalin avrebbe avuto il ruolo di mediatore tra Bellomo e quelle ragazze che si rifiutavano di accettare le richieste illecite alle quali erano sottoposte, spesso con molta insistenza.

Nalin è già stato raggiunto da un provvedimento del Csm (l’organo di organizzazione, decisione e controllo della magistratura ordinaria) che lo ha cautelativamente sospeso dall’incarico, ponendolo fuori ruolo e senza stipendio.
Immediata è stata, tuttavia, la difesa dell’interessato che ha respinto tutte le accuse. Un «provvedimento che fatico a comprendere e che inevitabilmente impugnerò, continuando ad avere fiducia nella magistratura, alla quale ho dedicato la mia vita. Non è affatto vero che mi sia prodigato per indurre ragazze ad assecondare richieste illecite del consigliere Bellomo. Non ho mai fatto nulla di tutto ciò, così come nulla che potesse essere letto come costrizione, men che meno facendo leva sulla mia figura istituzionale».

Anche Francesco Bellomo potrebbe essere presto sottoposto ad una misura disciplinare, oltre che al relativo procedimento penale. Bisognerà però prima aspettare il 20 Dicembre, quando la commissione speciale del Consiglio di Stato (in quanto Bellomo fa parte della magistratura amministrativa e non più di quella ordinaria) si pronuncerà sulla sanzionabilità o meno. Dopo tale parere, l’Adunanza Plenaria si riunirà il 10 Gennaio per decidere sulla misura disciplinare da adottare.

Intanto, hanno trovato la forza di parlare anche altre quattro ragazze che si sarebbero confidate direttamente con Rosa Calvi, già sentita dalla Procura di Bari. Il sospetto, più che fondato, è che il “giro di affari” riguardante le allieve di Francesco Bellomo sia molto più vasto di quello venuto fuori fino ad ora.

Nulla vieta, inoltre, di pensare che Francesco Bellomo non sia l’unico magistrato a tenere un comportamento così scorretto, nel suo caso sconfinante addirittura in un reato penale, nei confronti dei propri studenti che, pur di superare l’agognato concorso, spesso, sarebbero disposti a scendere a compromessi assai discutibili.

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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