Freud serie tv sul padre della psico(patica)analisi

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Di Redazione Metropolitan

La nuova serie “Freud” della piattaforma streaming Netflix ha raggiunto la top ten delle serie tv più viste in Italia, trascinando dietro sé detrattori e amanti di questa prima produzione austriaca.

Nessun intento biografico

Frame del film PhotoCredit: dal web
Frame del film PhotoCredit: dal web

Dovendo dissipare –In modo irragionevole– buona parte del tempo casalingo in quarantena, mi sono imbattuta nell’occasionale compagnia di una serie-tv. “E mai che mi sia venuto in mente, di essere più curioso di voi” cantava De André ed era un uomo estremamente saggio.

La scelta è ricaduta sulla nuova miniserie intitolata Freud”, il cui titolo riferisce, abbastanza intuitivamente, al padre della psicoanalisi Sigmund Freud. Durante lo zapping notturno conclusosi, poi, con la scelta della serie tv, ricordo di aver pensato: “interessante! Una ricostruzione romanzata del metodo scientifico psicoanalitico teorizzato dal filosofo viennese”. Abbandonate su una scialuppa tutto ciò che sapete di Sigmund Freud.

La psico(patica)analisi di “Freud

Durante la lavorazione dello script, i due sceneggiatori devono essersi chiesti – Famelici nel seguire un public share di tendenza – cosa potesse esserci di ‘interessante’ nella figura del medico viennese. Semplice: ipnosi, sesso e cocaina (a valanghe). (Non entrerò nel merito di citare i momenti trash dell’assunzione della stessa da parte del protagonista).

Freud lungi dall’essere una ricostruzione biografica del filosofo, si configura, tutt’al più, come un thriller/giallo gotico dai toni noir, spolverato da pillole di psicoanalisi. Freud, più che un medico, sembra uno psicopatico testardo delle sue convinzioni sull’efficacia dell’ipnosi. Ne consegue un prodotto che dice tutto e il suo contrario di Sigmund Freud.

Fatte le dovute premesse, passiamo all’analisi del film.

Analisi del film

Trama e punti deboli

Siamo ben lontani dalle teorie pioneristiche che hanno rivoluzionato il mondo della psicoanalisi. Le vicende narrate negli 8 episodi della serie sono ambientate nel 1886, dove un giovanissimo neurologo di nome Sigismund Freud (Robert Finster) tenta- Invano- di convincere una platea di accademici dei potenti risultati ottenuti con la tecnica dell’ipnosi nella cura dell’isteria. (Storicamente vero. Freud, inizialmente, rimase affascinato dalle teorie di Breuer sulla cura dell’isteria per merito dell’ipnosi, tuttavia se ne discostò nel momento in cui dovette ammettere a sé stesso l’incapacità della stessa di essere applicata su tutti). Oltre alla sua battaglia personale e professionale, si aggiunge la caccia ad un serial killer. Freud, aiutato dalla polizia viennese e da una medium, Fleur Salomè (Ella Rumpf), parte alla ricerca di curiosi simbolismi che si celano dietro a questi efferati omicidi. Inizialmente lo spettatore rimane intrigato nel capire il meccanismo che si cela dietro tali ingranaggi esoterici e, alle volte, spiritici di omicidi che hanno un denominatore comune, nella mente di Freud rintracciabile nella figura di Fleur Salomé.

Frame di Freud PhotoCredit:dal web
Frame di Freud PhotoCredit:dal web

Buchi narrativi

Per tutto il tempo, l’intreccio narrativo lascia con il fiato sospeso nell’attesa dello svelamento finale, nella spiegazione del trucco, nel perché tale assassino abbia agito in tal guisa (nonostante sotto ipnosi), del perché una vittima abbia avuto tale trattamento, del perché di tutto il carrozzone spiritico e compagnia bella. Di qualsiasi cosa, per la miseria. Il primo omicidio che incontriamo è quello di una ragazza brutalmente deturpata nelle parti intime, muore inesorabilmente e non sapremo mai il perché.  Ci viene soltanto fatto intuire che ad ucciderla sia stato un ufficiale austriaco, il quale intrattiene una relazione clandestina con un altro ufficiale. Visti i capi d’accusa, tale ufficiale austriaco viene sfidato ad un duello, nel quale morirà, e con lui le nostre speranze di dare un senso alla morte della giovane ragazza di cui sopra. Il secondo ‘quasi omicidio’, è quello di una bambina che viene rapita, portata dentro un tunnel sotterraneo e mutilata delle dita dei piedi. [SPOILER]

Clip del film PhotoCredit: dal web
Clip del film PhotoCredit: dal web

Aiutato dalla medium, Sigmund trova nel fratello il suo carnefice. Anche qui, non sapremo mai il perché. Terzo omicidio, per mano del cantante lirico più famoso di Vienna, si perpetra con il solo ausilio della bocca, usata per azzannare la carotide delle vittime. Anche qui, mistero della fede sul perché. Si scopre, infine, che entrambi i due assassini, al momento degli omicidi erano sotto ipnosi, trance scatenata probabilmente dal suono di una musica o dalla vista di un simbolo primitivo che ritrae la figura della divinità ‘Taltosh’ (figura ctonia con elevate capacità ipnotiche).

Taltosh è, in realtà, Fleur Salomé (medium). Quindi la tesi: probabilmente i due assassini sono stati, in precedenza, ipnotizzati da Taltosh/Salomé come vittime da usare contro l’impero austriaco. Salomé, però, non ricorda di essere Taltosh e di avere questi potenti poteri ipnotici. In realtà lei è a sua volta ipnotizzata dalla madre adottiva, la quale a sua volta è soggiogata dal marito che al mercato mio padre comprò. Non fa una piega.

Punti forti

Nel complesso c’è uno spaesamento narrativo. Dalla realtà si passa ai momenti onirici (ben resi), all’indagine poliziesca, alla componente horror e viceversa. Si avverte una profonda contraddizione alla base della serie-tv, che tenta di mettere insieme due ossimori viventi: l’esoterismo e la medicina. Punto forte della serie che è, forse, l’unico elemento realistico riprodotto dai due sceneggiatori: rapporto tra psicoanalisi e terapia ipno-suggestiva, Freud le descrive paragonando la prima ad un scultura, in cui si procede per ‘via di levare’ (secondo Leonardo da Vinci), e la seconda alla pittura ‘per via di mettere’ (sempre secondo da Vinci), le suggestioni si sovrappongono, ma non eliminano le cause.

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