Il passaggio di consegne è imminente e tutti i tifosi attendono di conoscere le novità che porterà la nuova gestione americana che diverrà proprietaria del club capitolino. Sicuri sarà rivoluzione?

La Roma ha iniziato questa nuova stagione sportiva con una certezza: “Siamo nell’anno zero“. Questa frase è sempre più ricorrente nelle dichiarazioni degli addetti ai lavori di Trigoria: la pronunciò Gianluca Petrachi, nuovo direttore sportivo del club, per la prima volta in conferenza stampa e l’affermazione è stata ripresa, nel tempo, da Paulo Fonseca e da qualche calciatore dei giallorossi. Un “anno zero” che, nei piani iniziali del club, avrebbe dovuto limitarsi al lato sportivo. Invece, il destino ci ha messo lo zampino. Dan Friedkin è in procinto (closing a fine gennaio?) di rilevare la società da James Pallotta diventando il nuovo proprietario dei capitolini. Il secondo straniero della storia romanista.

I tifosi romani della sponda giallorossa del Tevere, di fatto, potrebbero trovarsi a vivere una nuova rivoluzione a trecentosessanta gradi che toccherà tutti i punti focali della Roma: la ripartenza, infatti, si manifesterà in tutte le massime sfere d’influenza. Dal lato sportivo a quello gestionale. Cosa potrebbe (non) cambiare dall’avvento di Friedkin al timone dell’attuale quinta forza del campionato di Serie A?

Friedkin-Roma: tutto cambia per non cambiare? Con la situazione attuale, sì.

Nessuno cadrà dalle nuvole: una buonissima percentuale di tifosi non vede l’ora che avvenga il passaggio di proprietà. Il rapporto mai decollato con James Pallotta è ormai deteriorato, sicuramente ai minimi storici. Il continuo trading della Roma, gli addii di Francesco Totti e Daniele De Rossi, dichiarazioni “rivedibili” e la conquista di zero trofei in diversi, forse troppi, anni hanno reciso il cordone ombelicale tra tifo e proprietà. La separazione dall’attuale presidente statunitense viene vista come una vera e propria liberazione da un periodo buio fatto di tristezza ed insuccessi. Una sorta di “Medioevo romanista“. E forse è davvero (troppo) ingeneroso. Sia per il periodo storico che per Pallotta.

Un nuovo, molto probabile, inizio porta con sé una ventata d’aria fresca. E questo è un bene. Nella “Città Eterna” serpeggiano speranze e tabelle di marcia future per la nuova Roma targa Dan Friedkin, capo dell’omonimo gruppo a stelle e strisce che dovrebbe completare l’acquisizione del club capitolino in questo mese. Un monito sorge spontaneo: attenzione ai facili entusiasmi. Se la situazione finanziaria della società dovesse rimanere invariata, il club romano incorrerebbe in una gestione similare a quella varata dal tanto criticato Pallotta. Perché Friedkin, e nessun’altro, può cancellare con un colpo di spugna le regole del Fair Play Finanziario. Un vero e proprio spauracchio.

Stadio della Roma Friedkin
Lo Stadio della Roma

Roma più competitiva? Friedkin dovrà aumentare i ricavi

Il FPF è una vera e propria “spada di Damocle” che pende sulle teste di tutte le società calcistiche europee. Roma compresa. Negli anni, qualche presidenza sembra aver trovato vari escamotage per aggirare, in parte, questi paletti finanziari che restringono il campo d’azione: c’è chi riesce a mettere a bilancio ricche plusvalenze da calciatori in esubero e chi genera utili “faraonici” dalle sponsorizzazioni di aziende legate al proprietario del club. Senza contare gli introiti derivanti dallo stadio di proprietà, arma utilizzata soltanto dalla Juventus. Almeno nella parte altissima della classifica.

Tanto entra, tanto esce“. Non sarà la frase, finanziariamente parlando, più elegante del settore ma con la sua semplicità fotografa perfettamente il succo del Fair Play Finanziario. Ecco quale è stata l’enorme limitazione della Roma di James Pallotta. Almeno, una delle più complicate da sovrastare: i capitolini, pur avendo aumentato sensibilmente il brand nel il mondo e rafforzato il marchio legandosi ad aziende ricchissime (Nike, Qatar Airways e Hyundai) che maggiorano il bilancio, non riescono a generare ricavi sufficienti per competere alla pari con i top club italiani.

Ecco quale sarà la vera sfida di Dan Friedkin: aumentare sensibilmente la voce “ricavi” nel bilancio giallorosso portando nuove sponsorizzazioni ed utilizzare gli introiti dello Stadio della Roma. Quando sarà pronto, ovviamente. Senza la costruzione dell’impianto sportivo di proprietà che dovrebbe sorgere in zona Tor di Valle (Comune, batti un colpo dopo otto anni d’attesa) e l’incremento degli utili, il nuovo proprietario dei giallorossi sarà costretto (dal FPF, ndr) a ripercorrere il sentiero delle plusvalenze selvagge costruito dal suo predecessore.

Friedkin Roma (Credit: Getty Images)
Dan Friedkin (Credit: Getty Images)

Tutto questo si ripercuote anche in sede di calciomercato

Due variabili, altrettante strade. In questo piano cartesiano esiste un effetto “sliding doors” impossibile da non valutare. Se l’A.S. Roma riuscirà a mettere a bilancio gli introiti del chimerico stadio e maggiorerà i ricavi attraverso altri sponsor, anche il calciomercato subirà un’inversione di tendenza significativa. Diversamente, tutto resterà cristallizzato al “modus operandi” degli ultimi anni. Quindi, massimo equilibrio: tutto dipenderà, come ogni aspetto della nostra vita, dalle future entrate economiche dei capitolini. Perché Dan Friedkin (e Pallotta con lui) i soldi li ha e vuole davvero investire nella Roma ma, prima di farlo, dovrà abbattere il leviatano chiamato Fair Play Finanziario confermando la bontà della semplicistica ma sempreverde frase: “Tanto entra, tanto esce“.

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