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Settembre 8, 2024, domenica

Gae Aulenti: la storia di una designer e di un’architetta

Gae Aulenti, pseudonimo di Gaetana Aulenti, nasce il 4 dicembre 1927. Di origini meridionali, il padre pugliese e la madre campana. Vive tra Biella e Torino e decide di trasferirsi a Milano per gli studi. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1953. È proprio nella Milano degli anni ’50 che Gae si formerà e abiliterà come architetta. Lavora in un ambiente culturale e politico molto complesso, come quello del dopoguerra, periodo in cui si cerca di recuperare principalmente la memoria del passato, proprio in un’intervista del novembre 2009, alla domanda: quando hai deciso di fare l’architetto? Gae risponde: “io credo, quando vidi la distruzione dell’Italia… una prima città che visitai subito nel dopoguerra fu Praga. Era un lavoro utile.” E per quanto riguarda l’inizio del suo lavoro come designer dice: “il primo lavoro che feci fu per poltronova, una poltrona a dondolo. E fu Ettore Sozza che mi segnalò… Si imparava a dire cos’era il design italiano”. Gae Aulenti: la storia di una designer e di un’architetta.

La storia di Gae Aulenti: l’architettura e lo stile Neoliberty

Gae Aulenti: la storia di una designer e  di un'architetta
ph.  pinterest
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La storia di Gae Aulenti inizia il suo percorso con Ernesto Nathan Rogers, e lavora come redattrice e grafica per Casabella-continuità dal 1955 al ‘65. Lavoro che racconta esserle stato molto utile, perché si informava di architettura proprio impaginando la rivista. Dirà parlando di Rogers: “quello che mi ha dato Rogers è stato non tanto legato all’architettura quanto legato ad un modo di essere intellettuali. La necessità per un architetto di avere un campo di osservazione completo”. Lavora successivamente con Olivetti, arrivando ad occuparsi di architettura d’interni, all’arredamento, al design, fino all’allestimento di showroom, mostre e palcoscenici. Proprio riguardo alla sua versatilità in una intervista per la rai dirà: “questo essere così nomadi tra un lavoro e un altro può sembrare artificiale, ma io non voglio essere specialista di qualche cosa per questo mi occupo di architettura, di design, di teatro. e questo penso anche sia una condizione femminile, questa scelta che ti fa preferire le cose più nel profondo che in superfice. che ti fa preferire il sapere piuttosto del potere. In questo rifiuto credo ci sia una armonia. e non il contrario

Al 1965 risale la sua famosa Lampada pipistrello, fatta proprio per gli showroom Olivetti a Parigi e Buenos Aires (quest’ultimo progettato dall’Aulenti stessa). Prodotta negli anni del Neoliberty, corrente che si contrapponeva al razionalismo dell’epoca, dove il precetto dominante era quello di ridare vita ai dettagli. Questa creazione le diede subito tantissima notorietà tanto che fu chiamata da Gianni Agnelli per la restaurazione del suo appartamento a Brera. La lampada pipistrello oggi fa parte della collezione permanente al MoMa, a New York. Negli anni ’60 Gae Aulenti partecipa a grandi mostre come la XIII Triennale di Milano nel ’64 e l’esposizione collettiva Italy. The New Domestic Landscape al MoMA nel ’72

Gli anni ’80 e il Musée d’Orsay

“Sarà il più grande museo del mondo”. Così Gae Aulenti parla del museo d’Orsay durante un’intervista. Gae vince in un concorso e in sei anni riesce a progettare questo museo a Parigi il quale aveva una collezione straordinaria. La sua priorità fu quella di risaltare le opere contenute nel museo, dovevano essere esposte nel miglior modo possibile. Sempre in una intervista per la rai dice: “il metodo che abbiamo seguito per lavorare è quello di un rapporto costante con le opere, cioè il percorso delle opere determina l’architettura e non viceversa.” Per il Musée d’Orsay Gae Aulenti decide di conservare l’aspetto della stazione ferroviaria e studia come illuminare oltre 4000 opere: “la luce naturale e quella artificiale dovevano venire dalla stessa direzione, in quanto il Museo d’Orsay è un edificio a copertura vetrata, che permette di usare la luce zenitale“. Gae Aulenti muore nel 2012, tra i vari premi che le sono stati conferiti nel corso della sua lunga carriera vi è il prestigioso Premio Imperiale per l’architettura conferito dalla Japan Art Association di Tokyo nel 1991. Mentre proprio nel 2012 riceve la medaglia d’oro alla carriera, e quella sarà la sua ultima uscita in pubblico.

Marta Francesca Esposito

Foto in copertina: bonacina1889.it

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