Galli: “Ecco perché ho fatto il portiere. La morte di mio figlio…”

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Di Redazione Metropolitan

L’ex portiere di Fiorentina, Milan e Napoli è stato intervistato da Caterina Balivo durante la trasmissione “Vieni da me”. Ecco le sue dichiarazioni.

Intervista a tutto tondo per Giovanni Galli, ex numero uno della Nazionale italiana di calcio e vincitore di (quasi) tutti i trofei con l’invincibile Milan. Un campionato, due Supercoppa Italiana, due Champions League, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale ed una Coppa Uefa con il Parma. Ma soprattutto la meravigliosa cavalcata azzurra di Spagna 1982 che incoronò l’Italia campione del mondo. Ecco le dichiarazioni di uno dei numeri uno più vincenti della storia del nostro calcio.

Galli: “Coppa dei Campioni? All’epoca era più difficile…”

“Ripenso a quando a 14 anni ho lasciato i miei genitori dandomi la possibilità di realizzare un sogno. All’epoca dovevi per forza vincere lo scudetto per partecipare alla Coppa dei Campioni. Le difficoltà nascevano già dalla prima partita anche se c’erano delle teste di serie e delle formazioni minori, ma erano comunque le squadre vincitrice dei rispettivi campionati”

Un sogno coltivato fin dalla tenera età: “Sono nato a Pisa e arrivo da un quartiere popolare. Finita la scuola ci ritrovavamo nell’unico spazio verde che avevamo a disposizione. Mio padre che era un artigiano ci aveva costruito delle porte e giocavamo lì dalle due fino all’imbrunire quando le mamme cominciavano a chiamarci per andare a studiare“.

Galli: “Ecco perché mi sono ritrovato in porta!”

Non volevo fare il portiere. Quando è cominciata l’avventura ufficiale con la formazione di una squadra, nessuno voleva fare il portiere e, su consiglio di mio padre, ci ho provato e da lì non sono mai uscito. La Fiorentina mi scelse perchè ero bravo a dirigere la difesa e perché ero bravo a rimettere subito il pallone in gioco dopo averlo recuperato. Quest’ultimo era un particolare che colpì l’osservatore della Fiorentina. Quello che sono lo devo alle persone che ti sono vicine e che non vengono mai citate come il magazziniere, il preparatore atletico che adottano un ragazzino che per realizzare il suo sogno è lontano da casa“.

Passaggio sulla moglie:Anna, mia moglie, l’ho conosciuta quando lei aveva 14 anni. Lei che è sempre stata una grande tifosa della Fiorentina veniva a vedere gli allenamenti. Lei aveva il motorino ed io no e pensa che fatica ho fatto a starle dietro. Ora siamo da soli perchè i nostri figli hanno cominciato a camminare sulle loro gambe. Volevamo sposarci nell’estate del 1982, ma quell’anno sono stato convocato dalla Nazionale e fatto sta che abbiamo poi deciso di sposarci il 6 settembre di quell’anno. La domenica ho giocato, il lunedì mi sono sposato e il mercoledì ero in campo a giocare contro il Barcellona di Maradona”.

La morte del figlio Niccolò: “Dopo la sua morte due cose sono state fondamentali: la vita e la fede. Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio. Puoi solo impararci a convivere, mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia“.