Mahatma Gandhi, grande anima della nonviolenza ucciso il 30 gennaio 1948

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Di Redazione Metropolitan

Nato in India il 2 ottobre 1869, Mohandas Karamchand Gandhi, detto anche il Mahatma (ossia la Grande Anima) è stato un politico indiano e leader del movimento per la libertà e l’indipendenza del suo paese. Fu famoso per i suoi ideali e per aver fondato la nonviolenza, un metodo di lotta politica che rifiuta ogni atto di violenza.

Per i primi venti anni della sua esistenza si comporta come qualsiasi altro ragazzo di buona famiglia. Frequentò il College a Mumbai, per poi imbarcarsi per Londra, dove si laureò in giurisprudenza ed esercitò l’avvocatura. Ma la vita frenetica della metropoli di Londra, lo portò a tornare nella sua città natale in India.

Mahatma Gandhi - Photo Credits: lifegate.it
Mahatma Gandhi – Photo Credits: lifegate.it

Gandhi diventa Mahatma

Si reca per affari in Sudafrica, dove visse dal 1893 al 1914. Qui prese coscienza delle condizioni di vita del paese e lottò contro le discriminazioni razziali, anche subite sulla sua pelle. A soli 24 anni, fonda il Natal Indian Congress, un’associazione per la difesa degli interessi indiani nell’Unione sudafricana.

Per ventun anni lotta per il Paese, riuscendo ad attuare riforme a favore dei lavoratori indiani, eliminando vecchie leggi discriminatorie, riconosciuti ai nuovi immigrati parità dei diritti e convalidati i matrimoni religiosi. Anche per questo motivo, la popolazione lo elegge Mahatma, un titolo onorifico sanscrito e significa «Grande Anima».

Mahatma Gandhi - Photo Credits: lastampa.it
Mahatma Gandhi – Photo Credits: lastampa.it

La lotta ideologica di Gandhi

Nelle sue lunghe battaglie, però ebbe una strategia di fondo completamente diversa da quella utilizzata dai suoi predecessori, e fu proprio per questo che ottenne grandi risultati. Cercò di non rispondere alla violenza, con altra violenza. Lottò per la forza della propria dignità e della giustizia. La non-violenza di Gandhi non fu sottomissione alla volontà di chi detiene il potere, ma la una ribellione della propria anima contro la volontà di tiranni.

Cominciò a predicare la teoria del Satyagraha, ovvero un rivoluzionario metodo di lotta politica, che consiste nel rifiuto di ogni atto che possa ledere fisicamente il nemico. Esso si basa su un antico principio induista e buddhista ovvero l’ahimsa, che significa non nuocere. Questo apparente segno di debolezza, in realtà cela una forza esplosiva che si estende a collettive forme di non collaborazione e di boicottaggio. 

Mahatma Gandhi - Photo Credits: skuola.net
Mahatma Gandhi – Photo Credits: skuola.net

Dall’indipendenza alla sua morte

Con l’inizio della prima guerra mondiale, Gandhi torna in India e in seguito a degli scioperi, venne arrestato diverse volte. In uno di essi effettuò il suo primo sciopero della fame. Da questo episodio Gandhi divenne l’anima del movimento di resistenza. l Mahatma diventa così il capo politico e morale del movimento d’indipendenza, avvenuta solamente nel 1947. 

Tuttavia, il processo d’indipendenza inizia con uno dei traumi più profondi del secolo scorso. Dai territori liberati nascono due stati autonomi, l’India per gli indù e il Pakistan per i musulmani, in continua guerra civile. Gandhi vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Fu proprio il suo atteggiamento pacificatore, a non piacere ad un fanatico indù che lo uccise il 30 gennaio 1948, all’età di 78 anni.

Mahatma Gandhi - Photo Credits: studenti.com
Mahatma Gandhi – Photo Credits: studenti.com

Il 6 febbraio del 1948 due milioni di indiani partecipano al funerale di Gandhi. Secondo le sue ultime volontà, le ceneri vengono disperse nei più importanti fiumi del mondo Gange, Nilo, Tamigi, Volga. Il 2 ottobre di ogni anno, giorno del compleanno di Gandhi, viene commemorata la giornata internazionale della non violenza.

Federica Minicozzi