Gaudì, la sua Barcellona e il Tempio incompiuto

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Di Redazione Metropolitan

Architetto rivoluzionario e dallo stile inconfondibile, Antoni Gaudì i Cornet (18521926) si impone nel panorama artistico del Novecento come un gigante indiscusso. Autore di edifici visionari e suggestivi, quasi tutti a Barcellona, ha legato il suo nome ad opere come Casa Batlló (19041906), Casa Milà (19061912), Park Güell (19001914) e la Sagrada Familia, a cui ha dedicato 43 anni della propria vita.

Gaudì, la Natura come creazione divina

Considerato il principale esponente del movimento modernista, Gaudì concretizza nei suoi progetti un linguaggio architettonico assolutamente personale e difficilmente catalogabile. Uomo profondamente credente, considera la natura maestra incommensurabile perché opera di Dio, e ad essa si ispira nella realizzazione delle sue architetture dai profili sinuosi e dalle linee fluide ed avvolgenti.

La linea retta è la linea degli uomini, quella curva la linea di Dio.

Il 1878 è un anno cruciale per la sua carriera: prima si diploma presso l’Alta scuola di Architettura di Barcellona, poi conosce Eusebi Güell, figura chiave nella sua vita. Personaggio di spicco della borghesia catalana, Güell tesserà con l’architetto spagnolo un rapporto di amicizia e reciproca ammirazione, divenendo suo mecenate e principale committente.

A. Gaudì, Park Güell - Photo Credits: web
A. Gaudì, Park Güell – Photo Credits: web

La Sagrada Familia, un Tempio dall’elevato simbolismo

Simbolo di Barcellona, il Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia, universalmente noto come Sagrada Familia, impegna Gaudì dal 1883, anno in cui subentra a Francisco de Paula del Villar y Lozano, suo maestro ai tempi dell’università. Il progetto avanzato da Gaudì è certamente più ambizioso rispetto a quello del suo predecessore. Esso prevede l’innalzamento di diciotto torri affusolate, così esteticamente simili ai termitai o ai castelli di sabbia. Diciotto, a simboleggiare i dodici apostoli, i quattro evangelisti, la Vergine Maria e Cristo. Un capolavoro unico al mondo, rivisitazione immaginifica ed ardita dello stile neogotico, ricco di simbolismi mistico-cristiani.

A. Gaudì, Sagrada Familia - Photo Credits: web
A. Gaudì, Sagrada Familia – Photo Credits: web

Gaudì, l’Architetto di Dio

Dal 1912 la vita personale dell’architetto è funestata da una serie di perdite che lo destabilizzano: prima la nipote Rosa, poi l’amico e collaboratore Francesc Berenguer, infine Eusebi Güell.

I miei cari amici sono morti: non ho né famiglia, né clienti, né fortuna… né niente. Ora posso dedicarmi interamente alla Chiesa.

Dal 1912 al 1926 si dedica esclusivamente alla Sagrada Familia, rimasta incompiuta alla sua morte e gravemente danneggiata durante la guerra civile spagnola. Ancora oggi la Basilica è un immenso cantiere in fieri, il cui completamento dipende dall’entità delle donazioni della cittadinanza e dei visitatori. L’auspicio del comitato promotore è quello di completare i lavori entro il 2026, in occasione del centenario della morte dell’artista. Una volta terminata, coi suoi 172 metri la Sagrada Familia sarà l’edificio più alto della città e la chiesa più alta del mondo. Nel 2005 l’UNESCO l’ha dichiarata patrimonio dell’Umanità.

A. Gaudì, Sagrada Familia, interni - Photo Credits: web
A. Gaudì, Sagrada Familia, interni – Photo Credits: web

Probabilmente per la sua sincera fede e per la capacità di farsi tramite fra Dio e gli uomini attraverso la sua visione di un’arte ispirata e ispirante, Gaudì è stato soprannominato “l’architetto di Dio”. A lui va l’immenso merito di aver saputo unire credenti e non credenti in un progetto comune e in uno sforzo collettivo, in cui la dimensione creativa individuale si è andata affievolendo nel tempo.

Una fine inaspettata

La sera del 7 giugno del 1926, mentre si sta recando alla Sagrada Familia, Gaudì viene investito da un tram. Malvestito e privo di documenti, viene scambiato per un mendicante e trasportato in ospedale. Morirà tre giorni dopo, il 10 giugno del 1926, per le ferite riportate. Al funerale parteciperà un’immensa folla, segno dell’ammirazione che già all’epoca l’architetto spagnolo era riuscito a riscuotere. L’opera, umana e professionale, a cui Gaudì si è dedicato anima e corpo per gran parte della sua vita, accoglie da allora le sue spoglie.

Silvia Staccone

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