Paolo Gentiloni parla nella conferenza stampa di fine anno. Nel suo discorso il bilancio di una legislatura fatta di “pochi annunci ma molte decisioni”. Ma anche la crisi del Pd, la disaffezione dei giovani nei confronti della politica e la campagna elettorale in arrivo.
Il premier Paolo Gentiloni credits: tpi.itPaolo Gentiloni alla conferenza stampa di fine anno è un oratore in vena di bilanci e promesse. Sul 2017 che sta per terminare, ma pure sul suo Governo e l’attuale legislatura, anch’essi vicini al termine. Un discorso lungo e pieno, da rileggere per punti.
Gentiloni, i giovani e il lavoro
Non è stato il primo argomento discusso e affrontato da Gentiloni nel suo discorso di fine anno, ma è sicuramente uno dei più importanti. Il lavoro. Soprattutto quello dei giovani. Durante quest’anno abbiamo sentito spesso citare quanto fatto dall’attuale governo, dal Pd, da Renzi per il lavoro. Dagli immancabili 80 euro in busta paga al milione di posti di lavoro. Senza contare il Jobs Act. Eppure ci si continua a lamentare del problema lavoro. E i dati sulla disoccupazione continuano ad essere preoccupanti. Soprattutto per i giovani.
E allora cosa fare? Senza cedere alla polemica, la vera risposta è: fare di più. E fare meglio. Per non cedere anche in Italia alla svolta a destra. Come ha ricordato un giornalista al premier Gentiloni, c’e’ una generazione dimenticata che va a votare per la prima volta. Giovani che sembrano essere orientati verso l’estrema destra e i suoi valori. Perché il lavoro che c’è adesso, quando anche ci fosse, è discontinuo, mal pagato e con pochissime garanzie. E non possono bastare i bonus. Come non può bastare l’export e non essere più il fanalino di coda in UE.
Ecco cosa ha risposto in merito l’attuale premier:
“I bonus sono utili, tant’è che li usa un sacco di gente e anche i giovani. Cosa serve? Innanzitutto lavoro, lavoro e quindi – difendendolo anche con le unghie e con i denti – il ministro dell’Economia ed io abbiamo voluto nella legge di Bilancio la misura della decontribuzione del 50% che sale al 100 per cento al sud, e mi auguro apra le porte del lavoro. Poi dobbiamo lavorare molto sui valori, credo ci sia un attivismo di estrema destra ma non penso sia un sentimento diffuso. Dobbiamo sicuramente lavorare sui grandi ideali che fanno forte la nostra Italia migliore, come l’Italia del volontariato e moltissimi sono giovani”.
Gentiloni su migranti e ius soli
Altro grande tema di quest’anno e di questa legislatura che stanno per chiudere i battenti, sono i migranti e lo Ius Soli. Sull’argomento Gentiloni ha dato una risposta che va interpretata: “I modo migliore per archiviare lo Ius soli per molti anni sarebbe stato quello di farlo bocciare”.
Perché? Perché “sono convintissimo dell’importanza di questa norma, ma non abbiamo avuto i numeri, non ci siamo riusciti. Vi assicuro che da parte del governo non ci sono mai state incertezze, purtroppo c’era la certezza sulla mancanza dei numeri”. Dunque, la volontà di riuscire a far provare il disegno di legge sullo Ius Soli c’è ancora. Così come quello di aggiungerlo ad altri tasselli. Come le unioni civili, il reato di tortura, la legge sui minori non accompagnati, la legge sulla violenza nelle donne, il biotestamento”. Di sicuro ne sentiremo parlare ancora.
E sui migranti? Su questo argomento Paolo Gentiloni si dice “Orgoglioso”. Di un 2017 anno di svolta sui temi migratori e di contrasto al traffico di esseri umani. Della capacità di accoglienza del nostro Paese. Un giudizio quasi scontato. Unica nota ragguardevole: dire che l’Europa apprezza sì il nostro impegno, ma con un atteggiamento da spettatori.
Il bilancio finale del 2017 di Paolo Gentiloni
Paolo Gentiloni, da attuale premier, non può che affermare di essere soddisfatto di quanto raggiunto. Quest’anno, nonostante le scissioni interne del Pd e l’opposizione degli altri partiti. In questa legislatura, che non era per nulla scontato portare a termine senza crisi di governo. Certo, ora il Pd deve giocarsela alle prossime elezioni per provare a guidare anche la prossima. Ce la farà? Di sicuro dire che “L’Italia si è rimessa in piedi grazie all’impegno degli italiani” è una buona captatio benevolentiae.
Il punto più controverso, però, oltre al lavoro e alla ripresa economica, resta la questione banche. Ben lontana dall’essere conclusa. Gentiloni è pienamente consapevole che non basterà dire “Non abbiamo regalato soldi alle banche”. Ma anche che doveva dirlo e difendere i suoi. Rubando una frase a uno dei grandi protagonisti dem, possiamo dire che saranno le urne e i voti a dirci in quanti gli hanno creduto.
Federica Macchia