Georges Braque nasce ad Argenteuil il 13 maggio del 1882 ed è considerato insieme a Pablo Picasso pioniere del Cubismo. La fase iniziale – cezanniana e analitica – è il risultato della prima ricerca di gruppo nell’arte moderna: dal 1908 al 1914 Braque e Picasso collaborano così strettamente che è difficile distinguere le opere dell’uno da quelle dell’altro.

Davanti al quadro non bisogna chiedersi cosa rappresenti, ma come funzioni. Essendo la spazialità del quadro assolutamente non naturale ed invece reale, il procedimento cubista esclude ogni effetto d’illusione. Si può dire che assume uno stampo realista non perché imiti le sembianze del vero  – ‘’non si imita quello che si vuole creare’’ dirà Braque – ma nel senso che dà luogo ad un oggetto irriferibile a qualsiasi altro. Un oggetto dotato di una propria struttura e funzionamento.

Il sodalizio tra Georges Braque e Pablo Picasso

Il 1907 è un anno importante per Braque. Egli conosce Picasso proprio mentre questi sta lavorando alle sue innovative Demoiselles d’Avignon e contemporaneamente riscopre Cézanne grazie alla retrospettiva a lui dedicata al Salon d’Autumne di Parigi. Nei fertili anni del cosiddetto cubismo analitico (1909-1911) Braque e Picasso lavorano come uno solo, frammentando gli oggetti della realtà secondo i piani che li compongono.

E’ però nel periodo del Cubismo sintetico (1912-1913) che il sodalizio fra i due produce i risultati migliori. Se in Picasso prevale l’aspetto intuitivo, Braque dichiara la propria preferenza per la riflessione e la misura. ‘’Amo la regola che corregge l’emozione, amo l’emozione che corregge la regola’’: con ciò voleva evidenziare come la chiarezza delle sue creazioni non si esaurisse in sé ma tendesse a concretizzarsi evocando la realtà per suggerirne l’interpretazione. Secondo Braque:

‘’la realtà non si rivela che quando è illuminata da un raggio poetico’’.

Il periodo del successo e del riconoscimento di Georges Braque

Negli anni Venti comincia il periodo del successo e del riconoscimento. E’ questo il momento nel quale la produzione dell’artista si fa meno esasperata e più serena, riscoprendo l’uso di colori e composizioni di semplicità quasi classiche.

Nei decenni successivi la ricerca sempre estremamente metodica e razionale porta Braque a sviluppare due importanti serie di dipinti. La prima quella degli Atelier (1948-1955), si ispira all’ambiente che l’artista conosce e ama, appunto l’atelier. La seconda, alla quale lavora nell’ultimo decennio di vita (1955-1963), è dedicata agli Uccelli, intesi come simbolo vivente di libertà.

La rappresentazione degli oggetti tra Braque e Picasso

Gli oggetti assunti come motivi da Picasso e Braque sono oggetti di cui è ben nota la forma (piatti, bicchieri, frutti, strumenti musicali). Si lavora su un materiale mentale già acquisito, che non richiede verifiche da una visione diretta. Il meccanismo del quadro deve inserirsi nel contesto dell’esperienza abituale. La sua azione sarà tanto più efficace quanto meno saranno riconoscibili gli oggetti.

Non essendo più mezzo di rappresentazione ma possedendo una realtà oggettuale in proprio come sostanza del quadro, il colore è dato nella sua qualità di materia, che viene resa più solida mescolandovi sabbia. Viene disposto sulla tela come si applica un intonaco, eliminando ogni virtuosismo di tocco o splendore di superficie.

Lo spazio del quadro di Braque – come spazio reale – è in grado di accogliere elementi prelevati direttamente dalla realtà

Una delle innovazioni tecniche più sensazionali è infatti l’applicazione di ritagli di carta o di stoffa secondo le modalità dettate dal collage. La pittura è ormai una costruzione cromatica sul supporto della superficie, il quadro è un piano plastico e non si trova più al di là in una finzione.

L’innovazione è così evidente che va ad influenzare anche la tecnica, eliminando la distinzione tra pittura e scultura fino ad estendersi anche all’architettura, concorrendo a formare il principio strutturale del funzionalismo architettonico.

A partire dal 1912 Braque inizia a dedicarsi a varie sperimentazioni: i papiers collès

Invece di imitare la realtà attraverso prospettiva e chiaroscuro, si impiegano direttamente dei frammenti di materia reale, non più per illudere ma per alludere. Mostrando un pezzo di legno, l’artista ci rimanda al concetto di tavolo senza doverne necessariamente rappresentare uno.

‘’I papiers collès, l’imitazione del legno e altri elementi della natura, da me usati in certi disegni, producono il loro effetto attraverso la semplicità dei fatti. […] Anche essi sono semplici fatti, ma creati dalla mente, e tali da costruire una delle giustificazioni e delle nuove figurazioni dello spazio’’.

Case all’Estaque, olio su tela, 1908, Georges Braque

Uno dei primi dipinti nei quali l’artista inizia la riflessione cubista, è Case all’Estaque, un olio del 1908. L’opera è un esempio di protocubismo ed è realizzata ad Estaque, luogo di ispirazione che gli fu sempre caro, come lo era già stato per Cézanne. Rappresenta un gruppo di case fra gli alberi. E’ significativo come le case non siano rappresentate per come apparivano ai suoi occhi, piuttosto per come apparivano nella sua memoria: volumi squadrati e tozzi. Non esiste punto di vista unico, ogni casa è vista secondo una propria autonoma prospettiva, dall’alto, dal lato, dal basso.

Tutte le case appaiono in primo piano in un annullamento di proporzioni e profondità. Quello che emerge è una massa unitaria di alberi e case senza spazi vuoti, in una struttura che ricorda quella dei minerali cristallini. La sensazione di insieme è accentuata anche dai colori, solo due: il verde grigiastro delle piante e l’ocra bruciato delle case. La frammentazione della realtà in volumi netti e autonomi è finalizzato alla ricerca di un significato intimo e vero.

Alessia Ceci