Gerard Depardieu, possente massa, sensuale sia con un macigno legato sulla schiena da vichingo, che con un calice di cristallo in mano da esperto enologo. Sempre nella sua delicatezza francese e mai bruto. Lui nel ruolo di Obelix, un poeta con l’animo candido di un bambino, caduto dentro da piccolo in chissà quale paiolo di tenerezza. “Alea iacta est. Cor dado ce famo er brodo“, faceva eco nella Gallia.
“Vacci tu Asterix, tu sei più rapido di me, più rapido del cavallo che soffia nella tempesta“. Diceva Obelix al suo fidato amico Asterix, preparatore di pozioni magiche con erbe, a stordire. A partire dal 1990 l’attore simbolo della Francia, veste i pantaloni larghi di Obelix. I colori di un fumetto tutto astuzia e umorismo, intelligenza e patriottismo, diventano spettacolo in un film. I mitici Galli creati dal genio di Albert Uderzo e René Goscinny, resi fastosi sotto i veli della bellezza in carne ed ossa. Scommettiamo per tutte le catapulte, che la Francia non abbia mai avuto miglior guerriero senza bere la pozione del duidro!
Monsieur Gerard Depardieu
Grandi personaggi della letteratura francese hanno avuto la perfetta incarnazione in Gerard Depardieu. Come D’Artagnan, Porthos, Cyrano de Bergerac con il suo amore ardente per Rossana: “Greve ho l’anima ancora di un amor non mai detto..“. O Jean Valjean de “I Miserabili” dal romanzo di Victor Hugo: colui che dopo 18 anni di carcere, ne esce uomo crudele e brutale. Fu anche Edmond Dantès da “Il conte di Monte Cristo“, dalla penna di Alexandre Dumas, la storia di vendetta per eccellenza: “Il tempo non cura tutte le ferite, la vendetta sì“. L’attore, ‘il busto di Francia’, riesce a far rivivere la letteratura in tv: concilia le forzature sceniche con il fascino d’altri tempi richiesto dal testo antico. Lui può compiere questo miracolo, con un suo sguardo, con la classe dei suoi gesti che non annoia. Drammatico, intenso e passionale. Con quella visibile, benedetta ‘eccitazione‘, diagnosticata come ‘patologica‘, che l’ha esentato dal servizio militare. Che sia il suo vino l’elisir di ‘giovinezza’ e talento?
La stampa non è stata sempre generosa con Gerard. Proprio lui che iniziò in giovane età a lavorare come apprendista tipografo. Si è scritto di un non buon rapporto con i figli, tanto che alcuni di loro avrebbero deciso di sottoporsi a dei ritocchini di chirurgia plastica pur di non somigliargli. Dopo aver fatto il baby sitter e il pugilato illegale (da qui il naso storto), macella anche il bestiame. Avendolo imparato dai contadini di Chateauroux, ‘alleggerendo’ la pratica con le poesie in francese nelle orecchie degli animali. Licenziato da un forno perché parte di una consegna l’aveva donata ad un barbone. Andò a vivere con due prostitute, e vendeva alcolici, sigarette e benzina rubata. La sua ex moglie disse di lui: “..Ha bisogno di essere amato in maniera totale, porta con sé il retaggio di una mancanza d’amore che lo fa lavorare, lavorare..”.
Indomabile gentiluomo
Non ha mai fatto mistero delle sue debolezze, dietro le virtù, rivelando di arrivare a bere anche 5 bottiglie di alcolici al giorno. Un segreto: sputa solo il vino assaggiato nelle degustazioni. Ma Depardieu, alla voce professione sul passaporto acteur/vigneron, è un narratore straordinario: novelle, fantasie, hanno il sapore della genuinità mista all’ironia. Raccontò che negli anni sessanta si trovava a Parma per la lavorazione di “Novecento“, con Robert de Niro e Bernardo Bertolucci, ed ebbe la fortuna di giocare a calcio contro Pier Paolo Pasolini. “Per lui perdere era inaccettabile. Nonostante questo, ha perso 4 a 1“, disse.
Un’azienda vinicola in Toscana, di cui non è solo proprietario sulla carta, ma ama parlare e passare il tempo con i suoi viticoltori; E una fidanzata più giovane di quasi trent’anni. Compra ristoranti e giacimenti petroliferi, e una resistenza di lusso a Lecce. Anche Putin, si è inchinato al suo fascino: la cittadinanza russa in dono, e un pranzo sul Mar Nero con il presidente russo. Depardieu può passare dalla dolcezza delle due trecce in Obelix, al fascino del capello ribelle e sconvolto del Conte di Montecristo. Con la sua natura spassionata e compagnona, mise i piedi sulla costa calabrese per “L’abbuffata” di Mimmo Calopresti. Su una terrazza in bilico sul mare, una tavolata infinita da sembrare una festa di matrimonio. È lì che s’infiamma la scena, lì dove Gerard sembra interpretare solo se stesso. Affamato, con il bon ton lasciato in Francia. Tra un bicchiere di Cirò, e il bisogno di toccare il cibo con le mani, l’indigestione, scontata, arriverà come una catarsi.
Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!