Un bellissimo ricordo di Giampiero Galeazzi, nel giorno della sua morte, arriva dal suo caro amico Adriano Panatta che ha parlato del suo grande rapporto di amicizia con il Bisteccone nazionale che ci ha lasciato oggi dopo una lunga malattia. Ecco cosa ha detto la leggenda del tennis italiano sul giornalista sportivo.

Il bel ricordo di Adriano Panatta: “Con Giampiero Galeazzi mi sono sempre divertito. Un grande amico…”

Intervistato da Il Corriere della Sera, Adriano Panatta ha ricordato il suo grande amico Giampiero Galeazzi in una commovente chiacchierata che ha ripercorso la loro amicizia:

È così, purtroppo. Di Giampiero ero molto amico, con lui posso dire di aver passato soltanto momenti divertenti. L’ho conosciuto come commentatore dei miei match, poi alla fine della mia carriera abbiamo lavorato insieme in Rai. Erano telecronache diverse, scanzonate, impensabili oggi. Erano meno tecniche, meno schematiche, si chiacchierava lasciando trasparire il divertimento reciproco che era vero, nulla di impostato. Giampiero sul tennis era un professionista pazzesco: arrivava preparatissimo, sapeva tutto di tutti. Un bel vantaggio, per me: era come giocare il doppio con un compagno solido, su cui sapevi di poter fare affidamento. Io, a quel punto, potevo improvvisare, andare a braccio, svariare. Dicevo tutto quello che mi veniva in mente mentre Giampiero teneva la barra dritta della telecronaca“.

Risate? Uh, non si contavano. Io gli tendevo tranelli in cui lui puntualmente cadeva. Tipo quando si lanciava in lunghe disquisizioni tecniche sul dritto di Lendl o la volée di rovescio di Edberg e io gli facevo gli occhiacci, dicevo no con la testa, come se stesse sbagliando tutto. Giampiero coglieva i cenni di dissenso e faceva marcia indietro, diceva tutto e il contrario di tutto, era un fuoriclasse anche nel rigirare la frittata! Poi, durante la pubblicità, ammettevo: era uno scherzo, Giampiero! E giù risate alle lacrime. Quanto ci sentivamo nell’ultimo periodo? Regolarmente, anche di recente. Lo sentivo sempre più affaticato, ma sempre Giampiero Galeazzi. Ironico, lucido, presente. Era chiaro che non stesse bene, la voce non era più la solita, però non ha mai perso lo spirito scanzonato“.

Gli volevo molto bene, sì. Era nato un rapporto umano bello e speciale, tanto che quando giocavo facevo fatica a distinguere i ruoli: in spogliatoio, quando veniva a trovarmi prima o dopo un match, gli parlavo come se non fosse un giornalista. Il ricordo più bello? San Francisco, finale di Coppa Davis, Stati Uniti contro Italia, 1979. Gli americani, con Vitas Gerulaitis e John McEnroe come singolaristi, ci danno una stesa epica: alla fine vincono 5-0. Giampiero intervista in diretta me e Paolo Bertolucci, abbiamo appena perso il doppio con Stan Smith e Bob Lutz. Beh, certo che potevate giocare meglio, ci dice. A Giampiè, sai che te dico, rispondo: ma vaffan… E me ne vado. Tutto in diretta internazionale. Poi la sera, a cena, abbiamo riso come pazzi“.

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(Credit foto – pagina Facebook Vite brevi di tennisti non eminenti)